Il figlio dell'altra |
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Un film di Lorraine Lévy.
Con Emmanuelle Devos, Pascal Elbé, Jules Sitruk, Mehdi Dehbi, Areen Omari.
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Titolo originale Le Fils de l'Autre.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 105 min.
- Francia 2012.
- Teodora Film
uscita giovedì 14 marzo 2013.
MYMONETRO
Il figlio dell'altra
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un film apertodi Gianni QuiliciFeedback: 1078 | altri commenti e recensioni di Gianni Quilici |
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martedì 19 marzo 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ho vissuto questo film nel timore che finisse male, perché i contrasti tra i due popoli, palestinesi e israeliani, sono così lacerati dalla storia, dagli orrori e dalle ingiustizie che il loro superamento può sembrare soltanto volontaristico. Nel film invece i legami di sangue riescono a oltrepassare muri e tragedie, creando anche attimi di vera emozione. E’ un film buonista o, detto in altri termini, troppo lineare? Può darsi. C’è tuttavia un personaggio non il solo, ma quello determinante), Leila, dottoressa israeliana, una delle due madri, interpretata magnificamente da Emmanuelle Devos, che può risultare la chiave principale del superamento di questo intreccio di dolore, in cui le due famiglie sono precipitate. Perché la donna non solo capisce immediatamente che questa situazione (i due bambini scambiati alla nascita) deve essere affrontata fino in fondo, ma anche esprime durezza, verso il marito che vorrebbe, che le cose rimanessero così come sono; ed ha la sensibilità di trovare verso i due figli (quello reale e quello con cui ha vissuto) le parole vere e i gesti giusti. Conseguenza: i mutamenti che avvengono nelle due famiglie possono risultare credibili, anche se alcuni passaggi sono discutibili (il padre colonnello israeliano, per esempio, che di notte si addentra nei territori occupati), come può essere credibile il feeling tra i due figli, perché ambedue hanno cultura e sensibilità per una possibile affinità. Leggo che Lorraine Levy, la regista, è stata a lungo incerta su quale finale scegliere: se questo o uno lacerante, che impedisse una convivenza. Mi pare che abbia scelto, per come il film è impostato, la soluzione migliore. Lasciando il film simbolicamente aperto su delle immagini che creano speranze. Una vicenda privata per dire “è possibile”, se avviciniamo lo sguardo, se apriamo gli occhi, se apriamo il cuore. Non una scelta furba, una scelta sincera.
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