Qualcosa nell'aria |
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Un film di Olivier Assayas.
Con Clement Metayer, Lola Creton, Felix Armand, Carole Combes, India Menuez.
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Titolo originale Après mai.
Drammatico,
durata 122 min.
- Francia 2012.
- Officine Ubu
uscita giovedì 17 gennaio 2013.
MYMONETRO
Qualcosa nell'aria
valutazione media:
3,00
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La giovane ricca borghesia annoiata di sempredi renato volponeFeedback: 38280 | altri commenti e recensioni di renato volpone |
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domenica 20 gennaio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Olivier Assayas ci propone un film che ci parla del maggio francese, dei moti rivoluzionari dei giovani parigini nei primi anni settanta, dei loro amori, delle loro aspirazioni. Due ore di proiezione per tornare alle situazioni politiche, sindacali e studentesche di quell'epoca. Ne esce un ritratto scarno che tocca con leggera fuggevolezza tutte le problematiche post adolescenziali: lo studio, il lavoro, la droga, l'aborto e così via. L'impressione è quella di vedere i giovani di oggi collocati in quegl'anni solo per via degli oggetti che appartenevano all'epoca, per il resto la realtà è molto "presente". Il film ci parla di figli della ricca borghesia, rivoluzionari più per noia o ribellione ai genitori più che per convinzione, e non ne esce per niente l'impegno e la passione, le scene sono meccaniche, asettiche, prive di coscienza interiore. Si disegna un mondo giovanile malato, la percezione è che sia profondamente sbagliato, che non porti da nessuna parte, eppure questi ragazzi hanno fatto la storia, ma tutti si perdono dietro a sogni che non vedono futuro. Il quadro è finto, anche se con bei colori e scene accattivanti: i figli dei fiori sono poveri drogati, sbandati e sperduti, ma chi se li ricorda bene sa che non era così; i comunisti, l'impegno nell'estremo sinistra, troppo anarchici per essere veri; i ragazzi della destra facili vittime. Sembra molto un discorso demagogico e populistico piuttosto che una ricostruzione fedele degli avvenimenti e dei pensieri di quel tempo. Il regista dovrebbe rileggerai un po' di pagine di storia e andare a lezione da Marco Tullio Giordana prima di proporre un film di questo genere. Non gli farebbe male rivedere documenti e immagini di quegli anni: non basta un distributore di gomme da masticare, un giradischi e qualche automobile per ricostruire un contesto, ci vogliono i venti e i sentimenti della storia, qui completamente assenti. È poi i giovani, vittime di un sistema, vittime di se stessi, solo e esclusivamente vittime, ma la storia ci insegna che non è così. Forse un pensiero più obiettivo non avrebbe guastato. Una stella è anche troppo per un falso storico
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