Qualcosa nell'aria

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Un film di Olivier Assayas. Con Clement Metayer, Lola Creton, Felix Armand, Carole Combes, India Menuez.
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Titolo originale Après mai. Drammatico, durata 122 min. - Francia 2012. - Officine Ubu uscita giovedì 17 gennaio 2013. MYMONETRO Qualcosa nell'aria * * * - - valutazione media: 3,00 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Modifiche acettabili Valutazione 1 stelle su cinque

di Moulinsky


Feedback: 1077 | altri commenti e recensioni di Moulinsky
martedì 29 gennaio 2013

Mai affidare a un parigino un film presunto su Sessantotto e dintorni (in realtà la vicenda parte nel '71 e quindi di che stiamo parlando?). La spocchia prende il sopravvento e si finisce per parteggiare pasoliniamente con i pulotti, i bidelli costretti  a ripulire gli spray (DISSOLUTION?), financo i giovani fasci relegati al ruolo di guardiani delle scuole e a prendere con fatica appunti sul Moleskine sui partecipanti non ai comitati sulla fantasia al potere ma ai corsi di nuoto, mentre loro i giovani mediamente belli molto di sinistra per taglio di capelli e outfit peruviano, scrivono su Rouge, si macerano a compulsare poesie, schizzare disegni, girano con i sogni dentro le cartelle ma hanno sempre i paparini comprensivi anche col Parkinson dietro l'angolo (una metafora?) e pronti a staccare biglietti intercontinentali per Kabul (ma che ci vado fare io a Kabul?), finanziare grand tour in Italia, apparecchiare piatti pronti ai self service, trovar loro un lavoro anche quando gli sputano addosso (memorabile la discussione padre e figlio su Simenon). E' tutto un calderone dove entrano suggestioni hyppie di ex aristocratici in ville democraticamente aperte al popolo sovrano come in certe giornate oggi della Fai, raid graffittari contro presunti servi del Potere, irruzioni postmoderne di paranoici complotti dell'Fbi, scontri con la polizia con i caschi dei motorini quando manco si sapeva cosa fosse un casco, concerti pseudo- psichedelici, cinema in piazza con dibbattito, e la vecchia penosa questione degli intellettuali che vogliono parlare agli operai e si domandano se sia giusto farlo con gli strumenti della borghesia. Tutto appare predestinato a bruciare, tutto è già vecchio mentre ancora è allo stato nascente (come il bambino abortito della ancora più insopportabile ballerina yankee di danze orientali, rossa pure di capelli, che infatti se ne tornerà a New York a fare le scuole alte), tutto è così insopportabilmente posato (non guardarmi mentre vado via, dice la presunta poetessa mentre corre bucolica, per i boschi), tutto così chiccamente francese che non si può non rimpiangere che al posto dell'italiano che in piedi domanda al termine del film impegnato sui compagni contadini del Laos se una rivoluzione non richieda anche un nuovo linguaggio, non appaia piuttosto Fantozzi a ribadire la verità sul valore escrementizio del lungometraggio. Qualcuno si brucerà sul serio, altri si scotteranno, il mondo resterà ancora per un po' diviso tra maschi al potere e rivendicazioni femministe (vero Christine, prima musa, poi amica indipendente ma col desiderio di una relazione stabile, poi colf proto badante del compagno e dei cinefili amici suoi, poi alla ricerca della soddisfazione nel lavoro aderendo in pieno agli schemi maschili già solo per come rispondi al telefono, fino alla fuga finale in motorino nella notte perso anche il treno dell'amore?), tutti si scopriranno ribelli senza causa, mica rivoluzionari, sconteranno la resa ai compromessi pensando, e sbagliando di brutto compagni!, di averla fatta almeno franca nel finale che si reitera per tre volte (e una è di troppo). Prima Christine, senza saperlo, chiuderà un'epoca sentenziando quando Gilles le dice che i suoi disegni sono stati pubblicati sì ma non come i suoi originali: "Modifiche accettabili", poi Gilles finirà con l'accettare il lavoro propostogli dal padre lasciando la pittura per il cinema (Assayas?) ma solo per bearsi dall'alto della sua formazione intellettuale  della dislessia della pin up che non sa distinguere la destra dalla sinistra (Gaber?), infine apparirà il fantasma consolatorio di Laure a sorridergli irradiata di luce regalandogli almeno l'illusione d'essere sopravvissuto, non certo rimasto vivo.

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