ashtray_bliss
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domenica 5 febbraio 2017
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addentrarsi nella psiche umana.
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Take Shelter fa parte di quelle pellicole memorabili, che ti segnano e ti restano impresse per molto tempo. E quando una pellicola riesce a risultare incisiva, sicuramente indica di essere di notevole fattura. L'opera scritta e diretta da Jeff Nichols risulta infatti contemporaneamente onirica e angosciante, magnetizzante e inquietante, calma ma anche violenta. Una pellicola immersiva che si addentra nella psicosi umana mettendo in evidenza tutte le paure recondite e le ansie della vita quotidiana che convergono e si manifestano sotto forma di disturbanti allucinazioni e incubi ricorrenti e inspiegabili. Incubi inerenti ad una violenta e devastante tempesta perfetta che si abbatte sulla città; coinvolgendo la famiglia di Curtis per prima.
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Take Shelter fa parte di quelle pellicole memorabili, che ti segnano e ti restano impresse per molto tempo. E quando una pellicola riesce a risultare incisiva, sicuramente indica di essere di notevole fattura. L'opera scritta e diretta da Jeff Nichols risulta infatti contemporaneamente onirica e angosciante, magnetizzante e inquietante, calma ma anche violenta. Una pellicola immersiva che si addentra nella psicosi umana mettendo in evidenza tutte le paure recondite e le ansie della vita quotidiana che convergono e si manifestano sotto forma di disturbanti allucinazioni e incubi ricorrenti e inspiegabili. Incubi inerenti ad una violenta e devastante tempesta perfetta che si abbatte sulla città; coinvolgendo la famiglia di Curtis per prima. Cosi', lo stress poco a poco si impadronisce del protagonista, il quale già carico dei problemi della vita quotidiana, dati da un lavoro impegnativo e monotono, e da una figlia sordomuta bisognosa di cure costose e di una educazione speciale, rimane Impantanato tra la realtà e l'incubo, tra la sanità mentale e la malattia psichica. Avendo una madre affetta da schizofrenia dall'età di 30anni, il protagonista decide di tenere la moglie (una perfetta Chastain) all'oscuro di tutto ciò che gli sta accadendo trovando come unica via di fuga, sia mentale che fisica, la costruzione di un rifugio anti-tornado. Curtis, impegnerà nel progetto tutti i risparmi famigliari e dedicherà alla costruzione della struttura tutto se stesso, trascurando la propria famigliae il proprio lavoro. Incapace ormai di tracciare un confine tra l'immaginario e il reale, tra l'onirico e il concreto, Curtis appare sempre più turbato dalle visioni e dai segni premonitori che annunciano una tempesta imminente e devastante. Supportato dalla moglie, amorevole e costante, provera' a risollevarsi chiedendo aiuto agli specialisti per comprendere finalmente che l'unico pericolo concreto non e'dato da una tempesta imminente ma da se stesso.
Nichols mette in scena in modo assolutamente Impeccabile ed indelebile un dramma psicologico con sfumature Hitchcockiane una vicenda terribilmente umana che avvinghia lo spettatore rendendolo partecipe del dramma umano che si consuma sullo schermo. Con un Michael Shannon più impegnato che mai, che rende in modo assolutamente convincente e verosimile la turbe mentale che vive il suo protagonista, e la spirale di paura, ansia e stress nella quale viene risucchiato. Nichols dirige una pellicola particolarissima, curata nei minimi dettagli: dalla fotografia alla scenografia, minimaliste e spartane, che riescono a risultare ansiogene e claustrofobiche al punto giusto anche grazie alle locationscelte. Il vasto campo di grano, la casa isolata dal resto delle abitazioni, la strada deserta.
Nichols poi con grande maestria riesce a costruire una storia dove man mano che si evolve il reale e l'immaginifico si fondono e si confondono, i taselli del puzle si completano fino ad arrivare ad un vero e proprio finale spiazzante e incisivo che ci costringe a riscrive l'intera interpretazione del film. Abbiamo forse assistito alla progressiva perdita di lucidità, e della stessa identità, di Curtis o forse i suoi sogni e le sue visioni erano veramente dei segnali d'allarme? Basandosi su questa ambiguità strutturale, Nichols riesce a toccare attraverso Take Shelter un'intera gamma di problemi esistenziali e sociali, che interessano ognuno di noi: dai problemi economici che si ripercuotono nei rapporti lavorativi e famigliari, ai problemi personali che portano ad unprogressivo isolamento, fisico e mentale, e nel cercare un rifugio (allegorico e materiale) per fuggire dal resto del mondo. Take Shelter
è dunque un viaggio, profondo, toccante e incisivo nella psiche umana supportato da un finale assolutamente originale e memorabile. Oltre al bravissimo Shannon, ormai affermato nei ruoli di soggetto mentalmente instabile, vi troviamo anche una bravissima e convincente Jessica Chastain che se pur in ruolo secondario e stereotipato riesce a far emergere talentoe bravura. La costruzione della storia segue un ritmo lento, ma mai noioso, volto proprio a costruire un crescendo di suspense e mistero che avvolge le vicende di Curtis e della sua famiglia.
In definitiva, si tratta di un vero e proprio gioiello del cinema indipendente americano. Un piccolo capolavoro premiato a Cannes nel 2011 che non risente del tempo che passa e resta un prodotto assolutamente memorabile e convincente. Da vedere assolutamente, 4.5/5.
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filippo catani
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lunedì 27 maggio 2013
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un film apocalittico e visionario
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Un uomo vive tranquillamente e onestamente la propria vita. Ha un buon lavoro che gli permette un buon redditto e un'ottima assicurazione sanitaria, ha una moglie amorevole e una figlia sordomuta che ama. La tranquillità della famiglia viene improvvisamente sconvolta dalle visioni dell'uomo riguardo ad un imminente tornado capace di creare un disastro senza precedenti.
Un film cupo, visionario e insieme apocalittico quello che sforna Nichols. La malattia mentale di un uomo apparentemente felice e appagato ma con una madre già afflitta in passato da schizzofrenia paranoide fa da sfondo a una vicenda in cui gli incubi del protagonista finiscono per trascinare a fondo l'intera famiglia.
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Un uomo vive tranquillamente e onestamente la propria vita. Ha un buon lavoro che gli permette un buon redditto e un'ottima assicurazione sanitaria, ha una moglie amorevole e una figlia sordomuta che ama. La tranquillità della famiglia viene improvvisamente sconvolta dalle visioni dell'uomo riguardo ad un imminente tornado capace di creare un disastro senza precedenti.
Un film cupo, visionario e insieme apocalittico quello che sforna Nichols. La malattia mentale di un uomo apparentemente felice e appagato ma con una madre già afflitta in passato da schizzofrenia paranoide fa da sfondo a una vicenda in cui gli incubi del protagonista finiscono per trascinare a fondo l'intera famiglia. Non solo infatti l'uomo perderà il lavoro ma l'intera comunità finirà con l'isolare i tre. A portare i segni maggiori di questa disfatta sarà la piccola figlia della coppia che, oltre alle difficoltà dovute alle sue problematiche, assiste impotente alla crisi dei suoi genitori. Il film è quasi interamente sulle spalle di uno straordinario Shannon che avrebbe sicuramente meritato la nomination all'oscar e non nuovo ad interpretazioni simili (ad esempio nel fortunato telefilm Broadwaick Empire ma un'ottima prova era stata offerta anche in Revolutionary Road). L'attore è perfetto a calarsi nella parte del personaggio tormentato che non solo è sconvolto dalle sue stesse visioni ma nei momenti di lucidità è ulteriormente affranto nel vedere che quello che aveva passato lui con la madre potrebbe ora ripetersi. Al suo fianco c'è la Chastain alle prese con un non facile ruolo di supporto in cui riesce a cavarsela più che egregiamente. Insomma un film che scuote lo spettatore anche e soprattutto attraverso una bella fotografia e una colonna sonora che si adatta molto bene alla sceneggiatura.
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rafsiano
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giovedì 26 febbraio 2015
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"la paranoia è una forma di consapevolezza..."
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"La paranoia è una forma di consapevolezza, e la consapevolezza è una forma di amore".
Questa frase attribuita a Charles Manson (una delle menti criminali più efferate del XX secolo) appare tanto affascinante quanto criptica. Ma dopo aver aver visto “Take Shelter” se ne può afferrare il significato.
Curtis LaForche (Michael Shannon) è un marito amorevole, un operaio che profonde tutte le sue energie per prendersi cura di sua moglie Samantha (Jessica Chastaine) e della figlioletta sordomuta Hannah (Tova Stewart). La vita di questo perfetto americano medio, seppur tra difficoltà economiche e preoccupazioni per il futuro, sembra scorrere serena, almeno fino al momento in cui gli appare in sogno una spaventosa tempesta.
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"La paranoia è una forma di consapevolezza, e la consapevolezza è una forma di amore".
Questa frase attribuita a Charles Manson (una delle menti criminali più efferate del XX secolo) appare tanto affascinante quanto criptica. Ma dopo aver aver visto “Take Shelter” se ne può afferrare il significato.
Curtis LaForche (Michael Shannon) è un marito amorevole, un operaio che profonde tutte le sue energie per prendersi cura di sua moglie Samantha (Jessica Chastaine) e della figlioletta sordomuta Hannah (Tova Stewart). La vita di questo perfetto americano medio, seppur tra difficoltà economiche e preoccupazioni per il futuro, sembra scorrere serena, almeno fino al momento in cui gli appare in sogno una spaventosa tempesta. Con il passar del tempo, l’incubo si ripresenta sempre più frequentemente, fino a divenire una visione ricorrente anche durante il giorno. Michael si rende conto che ciò al quale assiste durante i suoi presagi non è un semplice fenomeno atmosferico, ma l’inizio di una vera e propria apocalisse: dal cielo nero grondano pesanti gocce oleose, tutto l’orizzonte visibile si oscura all’improvviso, persone ed animali sembrano colti da una devastante furia omicida.
L'uomo cercherà la risposta più razionale a questo suo improvviso delirio allucinatorio, rivolgendosi a medici specialisti, confrontandosi con la schizofrenia di sua madre, cercando di rimanere il più possibile aggrappato al reale. Ma sentendosi sempre più minacciato da ciò che percepisce come un’ecatombe imminente, reagisce come farebbe qualsiasi buon padre di famiglia ovvero cercando di mettere al sicuro la propria famiglia. All’insaputa di tutti, e sacrificando il denaro che avrebbe permesso alla sua bambina di sottoporsi ad un intervento per riacquistare l’udito, Michael inizia a costruire un rifugio sotteraneo. La situazione inizia a precipitare, la sua ossessione gli fa perdere lavoro, gli mette contro il suo migliore amico (Shea Whigham) e getta nell’angoscia sua moglie. Nonostante tutto Samantha resta accanto al marito, cercando di asisterlo come meglio può, sempre più convinta che Michael abbia bisogno di urgenti cure psichiatriche. Finchè una notte , mentre la famiglia LaForche dorme, un allarme anti uragano entra in funzione e violente raffiche di pioggia iniziano a cadere dal cielo senza stelle.
Take Shelter, opera seconda del quasi esordiente Jeff Nichols, è una raffinata sinfonia visiva di quei lati oscuri che covano subdolamente in ognuno di noi. Grazie ad una strepitosa recitazione, Michael Shannon da vita ad un personaggio indimenticabile, un uomo straordinariamente comune, angosciato dalla paura di essere pazzo e straziato dall’idea di non esserlo. Ed ecco che la frase che ho riportato all’inizio di questa recensione acquista significato: per Curtis LaForche la paranoia rapresenta la sicura consapevolezza di un imminente disastro; ma tale delirante consapevolezza non è, forse, una forma di disperato amore nei confronti della sua famiglia? E quanto può essere appagante, per l’inconscio di noi uomini mediocri, sentirsi profeti di una immane apocalisse, alzare il dito al cielo ed urlare, appunto: “Take shelter!” – “Correte al riparo!”.
Giustamente pluripremiato dalla critica, ma tutto sommato poco conosciuto dal grande pubblico questo bellissimo lungometraggio, sarà tra qualche anno ricordato come uno dei grandi film del passato. L’interpretazione di Jessica Chastaine, seppur in alcuni momenti eccessivamente enfatica, è comunque ad altissimi livelli, la piccola Tova Stewart (sordomuta anche nella vita reale) risulta perfettamente convincente mentre Shea Whigham si cala perfettamente nei panni del classico worker americano. Su tutti giganteggia Shannon, incredibilmente espressivo, una sorta di lucido titano, fragile e commovente.
E l’epico finale è destinato a diventare un classico della cinematografia di ogni tempo.
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fedson
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mercoledì 22 maggio 2013
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incubi e realtà
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Curtis LaForche è un uomo qualunque, con una casa qualunque, una moglie qualunque ed una figlia qualunque. Le ama, le desidera, le sogna. Oltre alle loro familiari figure, Curtis sogna inspiegabilmente violenti tempeste che si abbattono sulla sua casa e sui suoi cari. I sogni diventano ben presto ossessioni. Curtis prende precauzioni, decidendo di costruire addirittura un rifugio anti-uragano per proteggere se stesso e la sua famiglia. Le ossessioni diventeranno veri e propri fenomeni di paranoia e schizzofrenia intenti a distruggere la vita di Curtis ed il suo matrimonio. Il curioso progetto di Jeff Nichols indaga i pericoli e le ossessioni della mente dell'uomo qualunque, e di come questi sinistri elementi possano influenzare nella vita dello stesso, perpetrando negativamente la sua psiche a 360° e costringendolo perfino a prendere inutili e strambe precauzioni al limite del normale.
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Curtis LaForche è un uomo qualunque, con una casa qualunque, una moglie qualunque ed una figlia qualunque. Le ama, le desidera, le sogna. Oltre alle loro familiari figure, Curtis sogna inspiegabilmente violenti tempeste che si abbattono sulla sua casa e sui suoi cari. I sogni diventano ben presto ossessioni. Curtis prende precauzioni, decidendo di costruire addirittura un rifugio anti-uragano per proteggere se stesso e la sua famiglia. Le ossessioni diventeranno veri e propri fenomeni di paranoia e schizzofrenia intenti a distruggere la vita di Curtis ed il suo matrimonio. Il curioso progetto di Jeff Nichols indaga i pericoli e le ossessioni della mente dell'uomo qualunque, e di come questi sinistri elementi possano influenzare nella vita dello stesso, perpetrando negativamente la sua psiche a 360° e costringendolo perfino a prendere inutili e strambe precauzioni al limite del normale. Il regista dipinge l'uomo come un essere che prima prova, poi ha paura ed infine reagisce. Ed è proprio in base a quest'ultima azione che Nichols dipinge un personaggio in comune con gli aspetti angoscianti e tetri del film stesso. Curtis entra perfettamente in contatto con le fotografie, i posti desolati, le subdole e fragili musiche, la silenziosa moglie e la figlia, presentatrice di problemi uditivi. La linea drammatica del film, però, viene portata avanti da una storia convincente e particolarmente geniale, se si prende in considerazione il fatto che si tratti di un film indipendente, ma che, nonostante questo, risulta una storia che cerca di andare un po' per le lunghe e i silenzi e le brevissime conversazioni presenti nella stessa, non aiutano di certo il liscio scorrere della pellicola. Fortunatamente, in gioco ci sono interpreti di altissimo livello che tengono più alto il livello del film: Michael Shannon è ormai confermato come uno degli interpreti più bravi nel caratterizzare personaggi socialmente fragili e mentalmente disturbati, al che è impressionante la naturalezza col quale riveste i panni dell'angosciante ed ossessivo Curtis; Jessica Chastain è ottima nel ruolo dell'umile moglie Samantha che tenterà con tutte le sue forze di curare il marito dalla sua schizzofrenia. Solo il nome dei due interpreti vale il prezzo del biglietto, ma ciò che li sbilancia dall'occhio dello spettatore, come già detto, è la mancanza di efficaci colpi di scena e vera tensione drammatica che potevano fare di questo film un vero gioiello del cinema indipentente. Con questo non si vuol dire che il film viaggia su un mare mosso, anzi, presenta una buona fotografia, emotivamente influente e ricca di colori scuri e tenebrosi, una storia interessante caratterizzata da interpreti accattivanti ed eccezionali che rispecchiano la tipica famiglia americana alle prese con la propria ossessiva sicurezza, delle musiche infime e nascoste, quasi impercettibili. Elementi che non viaggiano in un mare mosso, ma che, proprio come i sogni di Curtis, sono minacciati da una tempesta sempre in agguato. Curioso, ossessivo ed enigmatico. Buon cinema indipendente.
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carloalberto
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martedì 14 luglio 2020
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allungare il brodo, si ma la carne?
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La performance di Michael Shannon e Jessica Chastain, la coppia di attori protagonisti di Take Shelter, meriterebbe pure la visione di questo non Thriller, non Horror, non drammatico film di Jeff Nichols, se la pellicola non avesse una durata interminabile, ovvero se nei centoventi minuti di girato accadesse qualcosa. In realtà, non succede nulla o meglio quel poco che succede è il frutto di un’immaginazione malata. Fallito il tentativo di creare suspense basandosi esclusivamente sulla bravura indiscutibile di Shannon, su cui si regge la tensione del film e soltanto nelle prime scene perché poi si cade inevitabilmente nella noia all’ennesima ripetizione del sogno apocalittico, rimane una lentezza defatigante per lo spettatore, che si aspetta che da un momento all’altra ci sia la svolta che invece non ci sarà, se non nell’ultimissima inquadratura, peraltro a quel punto prevedibile perché largamente preannunciata sin dall’inizio e promessa per ben due ore.
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La performance di Michael Shannon e Jessica Chastain, la coppia di attori protagonisti di Take Shelter, meriterebbe pure la visione di questo non Thriller, non Horror, non drammatico film di Jeff Nichols, se la pellicola non avesse una durata interminabile, ovvero se nei centoventi minuti di girato accadesse qualcosa. In realtà, non succede nulla o meglio quel poco che succede è il frutto di un’immaginazione malata. Fallito il tentativo di creare suspense basandosi esclusivamente sulla bravura indiscutibile di Shannon, su cui si regge la tensione del film e soltanto nelle prime scene perché poi si cade inevitabilmente nella noia all’ennesima ripetizione del sogno apocalittico, rimane una lentezza defatigante per lo spettatore, che si aspetta che da un momento all’altra ci sia la svolta che invece non ci sarà, se non nell’ultimissima inquadratura, peraltro a quel punto prevedibile perché largamente preannunciata sin dall’inizio e promessa per ben due ore. Da vedere per la prova attoriale del cast e con la consapevolezza dell’estrema pesantezza di un mattone molto indigesto con sorpresa finale deludente.
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(di dreamland)
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renato volpone
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giovedì 19 luglio 2012
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malattia o premonizione?
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Il confine tra malattia mentale e premonizione è molto sottile, chi può dire quale sia la verità oppure quanto l'allucinazione individuale possa diventare collettiva. Con maestria il regista di questo film ci regala l'emozione forte di convivere con un malato di mente, della sua potenziale violenza contro di sè e contro gli altri, del come cambiano le cose per tutte le persone che gli stanno intorno. Il film è lento, faticoso, ma è proprio questa lentezza a legarti alla sedia, a voler scoprire come va a finire. Bravi gli interpreti, bella la fotografia.
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astromelia
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giovedì 13 settembre 2012
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stupendo
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lentissimo,cupo,claustrofobico,paranoico,ma perfettamente assemblato,lo spettatore rimane legato a queste due ore di quasi insostenibile girandola di dubbi ed emozioni,quante volte crediamo che un tale sia pazzo solo perchè compie strani gesti? ma non è questo forse il manifestarsi di un giudizio atrui deviante che allontana le fortunate persone che percepiscono l'esatta realtà dall'indifferenza quotidiana della massa?il connubio uomo-natura nelle sue manifestazioni e come parte integrante di essa esiste da sempre,non come malattia mentale disgregante ma come percezione cosmica,la tempesta perfetta alla fine arriva,con un finale dalle mille supposizioni,forse un pò troppo lasciato a se stesso,attinenza con maalick e il suo tree of life,questa pellicola secondo la mia opinione non si deve percepire come la storia di un'uomo malato ma come un'ulteriore prova che alle volte ciò che ci accade intorno ci passa solamente accanto senza percepirne il suono o l'autentica sostanza.
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dave san
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martedì 26 febbraio 2013
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follia profetica
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Le vicende di un padre si complicano quando scopre di avere ereditato una psicosi di famiglia. Gradualmente si accorge che i suoi sogni sono popolati da temporali e funeste immagini apocalittiche. Queste però iniziano a invadere la sua realtà. L’uomo prende coscienza del problema e inizia a curarsi, ma continua ad agire da padre e marito. Non può e non vuole rinunciare ai suoi. Per sicurezza, si costruisce un rifugio anti tornado (principalmente per proteggere figlia e moglie). Il dramma del protagonista è la consapevolezza dell’illusione, quanto la difficoltà patologica a percepirla come irreale. In questo consistono la malattia e l’essenza iniziale della storia.
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Le vicende di un padre si complicano quando scopre di avere ereditato una psicosi di famiglia. Gradualmente si accorge che i suoi sogni sono popolati da temporali e funeste immagini apocalittiche. Queste però iniziano a invadere la sua realtà. L’uomo prende coscienza del problema e inizia a curarsi, ma continua ad agire da padre e marito. Non può e non vuole rinunciare ai suoi. Per sicurezza, si costruisce un rifugio anti tornado (principalmente per proteggere figlia e moglie). Il dramma del protagonista è la consapevolezza dell’illusione, quanto la difficoltà patologica a percepirla come irreale. In questo consistono la malattia e l’essenza iniziale della storia. Preoccupata per le somme di denaro che l’uomo spende per scavare il riparo sotterraneo, la compagna si mostra prima aggressiva e critica, poi inizia a comprenderlo e aiutarlo. La questione si evolve sino all’apice in cui Curtis (Michael Shannon), “esplode” durante un evento mondano. Tutto sembra presagire un epilogo drammatico sull’alienazione dell’uomo contemporaneo (solo, incompreso, folle), ma Jeff Nichols va oltre. Ci offre un’interpretazione plausibile sulla crisi: incombente quanto prossima a un collasso radicale. Ci regala quindi un artificio narrativo che fa di Curtis una sorta di “Cassandra” coevo appoggiato dai suoi. Una pellicola che preserva il valore tradizionale della famiglia con movenze positive e progressiste. Il paradosso riesce assai gradevole. Lo stile del film è asciutto e gli attori sobri. Shannon calza nella parte perché sempre tra le righe. Non si vuole rappresentare una follia escandescente o teatrale. Il “tipo” attoriale è tendenzialmente introverso. La storia si costruisce inoltre su una patologia che s’insinua nel quotidiano, piuttosto che su molteplici colpi di scena. Il lungometraggio è fotografico e minimale. Le visioni del protagonista sono ben ricostruite, a misura di un film non principalmente catastrofico. Applauso inoltre al doppiaggio italiano (Fabrizio Pucci) che regala a Curtis/Shannon una voce decisamente più “cavernosa” rispetto all’originale.
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taxidriver
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mercoledì 7 marzo 2012
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al riparo da se stessi e dal mondo
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Take Shelter, ovverosia mettersi al riparo. Al riparo da cosa? Il pericolo è sempre in agguato, e la vita stessa va così: da un giorno all'altro, tutto potrebbe finire. Visioni apocalittiche di un futuro non troppo lontano, in tempi di sconvolgenti profezie Maya e crisi mondiali. Curtis è un uomo comune, un uomo come tanti altri: fa un lavoro faticoso, ha una bella moglie e una figlia sordomuta. Insomma, comune nel senso che la sua vita non è certamente perfetta, e già da qui si colgono alcuni elementi intrinseci alla trama generale: Curtis è un uomo della working-class americana, quella che più ha pagato il prezzo della crisi mondiale; e il problema della figlia costituisce un altro aspetto non trascurabile, ma tutto sommato soltanto di contorno al tema centrale.
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Take Shelter, ovverosia mettersi al riparo. Al riparo da cosa? Il pericolo è sempre in agguato, e la vita stessa va così: da un giorno all'altro, tutto potrebbe finire. Visioni apocalittiche di un futuro non troppo lontano, in tempi di sconvolgenti profezie Maya e crisi mondiali. Curtis è un uomo comune, un uomo come tanti altri: fa un lavoro faticoso, ha una bella moglie e una figlia sordomuta. Insomma, comune nel senso che la sua vita non è certamente perfetta, e già da qui si colgono alcuni elementi intrinseci alla trama generale: Curtis è un uomo della working-class americana, quella che più ha pagato il prezzo della crisi mondiale; e il problema della figlia costituisce un altro aspetto non trascurabile, ma tutto sommato soltanto di contorno al tema centrale.
Da qualche giorno Curtis ha degli incubi terribili: visioni minacciose di un futuro apocalittico, una tempesta di proporzioni bibliche incombe sulla sua vita e non solo. Curtis decide di prendere tutte le precauzioni possibili per sfuggire alla futura apocalisse: ma è soltanto frutto della sua mente, o davvero accadrà qualcosa di spaventoso? I sintomi di Curtis diventano sempre più evidenti, e lui stesso è il primo a rendersi conto che nella sua mente qualcosa non funziona come dovrebbe. O forse funziona tutto fin troppo bene? Il film contiene in se almeno due temi portanti: una riflessione sulla mente, in bilico tra realtà e sogno, lucidità e follia, e un aspetto sociale che si riallaccia alla crisi mondiale, e quindi alla società americana. Il primo aspetto, in sostanza, sta a significare che ogni delirio ha un senso, che la follia ha sempre una ragione per manifestarsi, che va ascoltata e non soltanto soffocata, o peggio ignorata. Il secondo aspetto è chiaro, ed è direttamente collegato al primo: è la working-class il vero volto della società americana, la sua colonna portante, quella che risente più di tutte le altre i cambiamenti e le crisi in corso.
Ottima prova di Shannon, coadiuvato da un'ottima regia, visionaria e inquientante; narrazione in prima persona; efficace la colonna sonora.
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donni romani
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venerdì 29 giugno 2012
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non c'è rifugio per una mente malata
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Quale è il confine fra follia e premonizione, quanto si può spingere in là una mente spaventata, quando si passa dall' essere una Cassandra inascoltata ad uno schizofrenico latente? Queste sono le domande che Curtis LaForche si pone ogni giorno, da quando incubi terribili lo assalgono, con visioni di tempeste foriere di distruzione e allucinazioni uditive di tuoni e fulmini. La sua vita è una vita come tante, un lavoro come operaio edile, una moglie fragile ma risoluta a non far mancare nulla alla propria famiglia - lavora come sarta e mette da parte i soldi per affittare una casa al mare per l'estate - e una figlia non udente, in attesa dell'intervento per l'impianto cocleare. Ma è il passato l'incubo peggiore che Curtis si trova ad affrontare, perchè a sua madre all'età di trent'anni hanno diagnosticato una schizofrenia paranoide, e naturalmente lui pensa che i propri sintomi siano da attribuire alla stessa patologia, perciò si rivolge a psicologi e psichiatri per tentare di salvare se stesso e la propria famiglia.
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Quale è il confine fra follia e premonizione, quanto si può spingere in là una mente spaventata, quando si passa dall' essere una Cassandra inascoltata ad uno schizofrenico latente? Queste sono le domande che Curtis LaForche si pone ogni giorno, da quando incubi terribili lo assalgono, con visioni di tempeste foriere di distruzione e allucinazioni uditive di tuoni e fulmini. La sua vita è una vita come tante, un lavoro come operaio edile, una moglie fragile ma risoluta a non far mancare nulla alla propria famiglia - lavora come sarta e mette da parte i soldi per affittare una casa al mare per l'estate - e una figlia non udente, in attesa dell'intervento per l'impianto cocleare. Ma è il passato l'incubo peggiore che Curtis si trova ad affrontare, perchè a sua madre all'età di trent'anni hanno diagnosticato una schizofrenia paranoide, e naturalmente lui pensa che i propri sintomi siano da attribuire alla stessa patologia, perciò si rivolge a psicologi e psichiatri per tentare di salvare se stesso e la propria famiglia. Perchè lo scopo ultimo di Curtis è sempre questo, salvare la moglie e la figlia dal pericolo incombente, sia esso il devastane tornado che gli compare in sogno sia essa la malattia mentale che potrebbe star affacciandosi alla sua mente. La coscienza di una malattia mentale è forse la più grande tragedia all'interno della malattia stessa, e la sofferenza di Curtis quando si accorge di essere solo con le proprie allucinazioni è tangibile e potente, resa con dolente espressività da Michael Shannon, già poliziotto disturbato in "Boardwalk Empire", la serie di Martin Scorsese che lo ha reso celebre. Ma c'è in lui un barlume di dubbio, quasi una timida fiducia nella propria visione, che lo spinge a costruire un rifugio anti uragano, impegnandosi con la banca per un prestito, scontrandosi con tutti, credendo fermamente in ciò che il suo istinto gli suggerisce. Ed è proprio la dicotomia in cui si dibatte questo semplice operaio, in difficoltà economica e spaventato da ciò che gli sta succedendo, la nota che dà il tono al film, che non è solo un viaggio in una mente malata, che non è solo un film catastrofista, che non è solo una metafora della nube nera che si affolla sul mondo intero, minacciato dalla crisi economica e dalle incertezze sul futuro ma è anche una personalissima e sofferta dichiarazione d'amore, una ferrea volontà di non lasciarsi portar via - dalla malattia o dalla natura maligna o dalla società corrotta - ciò che si è costruito. Struggente l'interpretazione di Jessica Chastain, moglie devota e spaventata, che dal buio del rifugio anti uragano chiede al marito un atto di fiducia, di tornare a credere all'esistenza della luce del sole. Finale inquietante, ma anche inevitabile, per una pellicola che voglia mantenersi coerente con l'atmosfera costruita con eleganza e mano ferma scena dopo scena.
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