Sucker Punch |
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Un film di Zack Snyder.
Con Abbie Cornish, Oscar Isaac, Daniel Bristol, Malcolm Scott, Lee Tomaschefski.
continua»
Azione,
durata 105 min.
- USA, Canada 2011.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 25 marzo 2011.
MYMONETRO
Sucker Punch
valutazione media:
3,27
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Una presentuosa antologia della "Generazione 2.0"di spacexionFeedback: 1351 | altri commenti e recensioni di spacexion |
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sabato 26 novembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Zack Snyder firma con "Sucker Punch" l'antologia trasognata e psichedelica di una generazione, la sua. La prima generazione multimediale, che compiva 18 anni quando Pac Man e Tron sdoganavano la nascente "arte" informatica nelle praterie allora incontaminate e rigorosamente analogiche della cultura pop. Come un enciclopedia delle arti visive contemporanee, Sucker Punch tenta di elencare i pilastri geek dell'ultimo quarto di secolo, raccogliendo tutta la simbologia di una generazione videoludica prima e interconnessa in rete poi. I videogiochi prima di tutto, palesemente presenti in massa come prima e principale fonte di ispirazione: Doom, Wolfenstein, Tomb Raider, Max Payne, Hitman, e chissà quanti altri ancora. Quasi didascalici e pedanti i riferimenti cinematografici alle più scontate icone del film di azione visionario di questi ultimi anni: Matrix, Kill Bill.... Al capitolo internet e web, le protagoniste paiono uscite dal mondo delle Suicide Girls, altro punto di riferimento di una generazione che, per smarcarsi, al porno vecchia maniera nato negli anni '70 dei suoi genitori preferisce un erotismo alternativo e radical chic in "versione 2.0". Ma Snyder, non pago di un manifesto di intenti già tanto ambizioso quanto pretenzioso, punta ancora più in alto nella scrittura. Impossibile non notare echi di Mulholland Drive nella narrazione a tre livelli compenetrati l'uno nell'altro come scatole cinesi e il rovesciamento finale di un io narrante che si fa puramente relativo e ineffabile. Impossibile non pensare (con parecchia nostalgia) a certi film di Peter Greenway, nell'accostamento di scene lussureggianti di simbolismi più o meno palesi, come quadri barocchi animati da personaggi grotteschi e oggetti magici. Snyder ha gli ingredienti (molti, troppi) ma non la ricetta: il risultato è un film che non lega, che non appassiona, che frastuona (complice la colonna sonora elettro-punk chic di Bjork e Skunk Anansia, altre icone pop dei quarantenni di oggi che rielaborano, guarda caso, brani dell'adolescenza della "generazione 2.0"). Siamo molto lontani dalla maestrìa e dal genio dei maestri a cui Snyder pare volersi ispirare.
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