La guerra dei vulcani |
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Un film di Francesco Patierno.
Con Roberto Rossellini, Anna Magnani, Ingrid Bergman
Documentario,
b/n
durata 52 min.
- Italia 2011.
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Anna, Ingrid, Roberto e il cinemadi GarancebpFeedback: 1203 | altri commenti e recensioni di Garancebp |
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lunedì 7 ottobre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dei ragazzi siciliani che inventano un sistema per le riprese subacquee e fondano una casa di produzione, la Panaria film. E’ questa la scossa che dà inizio a La guerra dei vulcani, un documentario appassionante, sia perché la vicenda che narra è rimasta una delle più famose nella storia del cinema, sia perché riesce a fondere con eleganza e spigliatezza la verità del fatto con la finzione propria del cinema. La storia è quella del triangolo Magnani-Bergman-Rossellini: Roberto e Anna vivono un rapporto intenso e sempre in bilico a causa della risaputa quanto affascinante incostanza di lui e della passionalità possessiva di lei. Quando Roberto riceve la lettera di Ingrid, al momento l’attrice più acclamata di Hollywood e madre e moglie devota, che in italiano sa dire solo “ti amo”, adatta su di lei il ruolo della protagonista del suo nuovo film ambientato a Stromboli, rubando l’idea alla Panaria film. Anna s’infuria ma ovviamente non si dà per vinta e accetta di girare per la Panaria un film concorrente diretto da William Dieterle e ambientato nella vicinissima Vulcano. Inizia allora la guerra dei vulcani: vulcani sono le due isole eoliane, ma anche le due immense attrici. Il risultato sono due film dimenticati, Stromboli terra di Dio e Vulcano, pagine e pagine di riviste sullo scandaloso amore nato tra le aspre rocce stromboliane e un bambino, Robertino. Il resto è storia. Il film di Francesco Patierno si snoda vivacemente tra immagini e filmati d’epoca complice il montaggio, ma l’originalità dello stile sta negli spezzoni di film che il regista inserisce per descrivere le vicende dei personaggi reali: rivediamo così scene di L’amore, Europa ’51, ma anche degli stessi Stromboli e Vulcano, in cui Anna e Ingrid interpretano donne i cui destini coincidono con la loro situazione attuale e i cui discorsi ci si immagina siano stati fatti anche dalle loro interpreti fuori dal set. Non solo quindi la realtà crea la finzione, ma questa, una volta vivificata ed esplicitata attraverso l’opera artistica, diventa essa stessa realtà e riesce a interagire con noi e a porsi come dato che ispira e influenza e con cui dialogare, poiché tutto ciò che è nella mente è vivo, non solo quello che si percepisce all’esterno. L’utilità dell’arte è proprio quel suo penetrare in chi a lei si rivolge tanto da rendere vivi e portatori di vita i personaggi e le storie che la popolano; grazie a ciò Gustave Flaubert riusciva a dire “Non leggete per divertirvi o istruirvi; leggete per vivere” o un maestro della finzione come Federico Fellini a spiegare che “Il visionario è l’unico realista”. Il documentario di Patierno diventa dunque oltre che biografico anche metacinematografico, essendo il cinema la più grande fucina di sogni e bugie che l’uomo sia finora riuscito a creare.
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