stefano capasso
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mercoledì 18 agosto 2021
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esistenze in bilico
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Joaquim Zand ha lavorato in televisione dove ha finito con litigare con tutti ed essere cacciato. Negli Stati Uniti si è riproposto come produttore di spettacoli di New Burlesque e dopo aver messo su una compagnia torna in Francia per un tour che nelle sue intenzioni dovrebbe culminare a Parigi, dove, nelle sue intenzioni, vorrebbe prendersi la sua rivincita. Ma mentre il tour va avanti, lo spettacolo di Parigi, proprio a causa dei conflitti rimasti aperti, non trova una sua collocazione.
Mathieu Amalric, che impersona anche il regista della compagnia, si cimenta in una sorta di road movie destinato far conoscere il new burlesque e soprattutto il mondo inafferrabile dei personaggi che lo frequentano, i suoi protagonisti.
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Joaquim Zand ha lavorato in televisione dove ha finito con litigare con tutti ed essere cacciato. Negli Stati Uniti si è riproposto come produttore di spettacoli di New Burlesque e dopo aver messo su una compagnia torna in Francia per un tour che nelle sue intenzioni dovrebbe culminare a Parigi, dove, nelle sue intenzioni, vorrebbe prendersi la sua rivincita. Ma mentre il tour va avanti, lo spettacolo di Parigi, proprio a causa dei conflitti rimasti aperti, non trova una sua collocazione.
Mathieu Amalric, che impersona anche il regista della compagnia, si cimenta in una sorta di road movie destinato far conoscere il new burlesque e soprattutto il mondo inafferrabile dei personaggi che lo frequentano, i suoi protagonisti. Siamo in un territorio di confine, i personaggi si muovono tra espressione artistica e circense, e sono tutti inevitabilmente soli tanto nella performance quanto nella vita. È il racconto di una vita che si svolge giorno per giorno, sempre pronta a cambiare, a offrire nuove opportunità così come a perdere quelle che sembravano certe. C’è una malinconia di fondo nel vivere questa vita senza certezze che si rinnova e allo stesso tempo costringe nella routine ogni giorno in ogni spettacolo. La regia riesce a restituire tutto questo in modo molto efficace, con scene brevi, che si susseguono spesso in modo convulso riprese da una macchina da presa sempre in movimento e traballante.
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dario
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martedì 12 luglio 2016
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piatto
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Un esibizionismo intelletuale insopportabile, nessuno sviluppo, nessuna emozione, zero recitazione. Amalric antipaticissimo: ha due espressioni, una senza sigaretta in bocca e una mentre l'accende. Film piatto, presuntuoso, vuoto di significato.
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g_andrini
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mercoledì 25 aprile 2012
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simpatica commedia francese.
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Forse la prima parte risulta la più piacevole. La seconda scade un po', anche se mantiene un certo interesse. Belle e brave le protagoniste, con un uso giusto del nudo, comunque contenuto.
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nigel mansell
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venerdì 21 ottobre 2011
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che dire?
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Che dire? Un film quasi documentaristico, una presa diretta di una tournée di una compagnia di burlesque. Tanta carne nuda (per niente sexy), alberghi tristi e una malinconica Francia Atlantica. L'attore e anche regista direi che rende un'ottima interpretazione, poi del resto non saprei esprimere un giudizio...
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francesco2
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lunedì 3 ottobre 2011
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il carrozzone va avanti da sé
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"Ridevi forte, e la paura era allegria". No, in questo film forte non si ride mai. E'un film "Francese", del resto, in tutti i sensi. Ma non solo in senso positivo, purtroppo.
Perché in questa "storia" pressoché inesistente dove, probabilmente per volontà dello stesso regista, non sappiamo come e perché i protagonisti si siano conosciuti, o lo sapremo in parte solo a posteriori, esiste un'ironia lieve del regista ed attore che non sopporta la musica di sottofondo, pur essendo un uomo la cui vita è sregolata, e nell'avere più di un divorzio alle spalle e nei matrimoni falliti, che gli hanno lasciato figli che non lo amano particolarmente. Lieve, in certi momenti, è il tratteggiare certi momenti del film come dolci e sottili pezzi di un imperfetto mosaico: una "tournée" è un giro che ti porta a (ri)conoscere piccoli pezzi di piccole grandi realtà, siano pure una signorina dell'autostrada che risponde "Beato lei" a chi le confida, scherzando ma forse non del tutto, di voler commettere un omicidio.
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"Ridevi forte, e la paura era allegria". No, in questo film forte non si ride mai. E'un film "Francese", del resto, in tutti i sensi. Ma non solo in senso positivo, purtroppo.
Perché in questa "storia" pressoché inesistente dove, probabilmente per volontà dello stesso regista, non sappiamo come e perché i protagonisti si siano conosciuti, o lo sapremo in parte solo a posteriori, esiste un'ironia lieve del regista ed attore che non sopporta la musica di sottofondo, pur essendo un uomo la cui vita è sregolata, e nell'avere più di un divorzio alle spalle e nei matrimoni falliti, che gli hanno lasciato figli che non lo amano particolarmente. Lieve, in certi momenti, è il tratteggiare certi momenti del film come dolci e sottili pezzi di un imperfetto mosaico: una "tournée" è un giro che ti porta a (ri)conoscere piccoli pezzi di piccole grandi realtà, siano pure una signorina dell'autostrada che risponde "Beato lei" a chi le confida, scherzando ma forse non del tutto, di voler commettere un omicidio. Ma anche a confrontarsi con pezzi meno lievi del passato (E non), una variante incompiuta che ricorda (A caso?) la pretenziosità di certi spettacoli che le sue ballerine mettono in scena, facendosi addirittura richiamare dal regista stesso.
Come è anche ingeneroso, secondo chi scrive, non riconoscere a "Tournée" momenti di una "leggerezza" chapliniana, che ricordano un film che purtroppo in pochissimi -Temo- conosciamo, "L'illusionista". Quell'immenso palloncino che ad un certo punto prende forma potrebbe essere una metafora -Chapliniana, appunto- del (bel) cinema o della vita stessa, non purtroppo del film. Dove nell'inventare una storia che non c'è si improvvisano spunti irrisolti, ma non sempre nel senso in cui probabilmente vorrebbe Amalric: si pensi alla moglie ed all'ex-collega del regista, al suo (Non?) rapporto con le ballerine, che verso la fine scade in una discutibile -In tutti i sensi- scena(ta), quasi sicuramente di gelosia. Neanche la scena col fratello convince sino in fondo: le "accuse" riflettono, ma non in maniera ineccepibile, un moralismo anti-mediatico un pò generalizzato, con quelle frasi contro certa televisione: sembra quasi, ma fortunatamente non lo è, una scena del desolante"Grido di pietra"('91) di Herzog. Paradossalmente, il regista rischia -Anche se forse non sarà vero- di apparire "Coquette", civettuolo, non come il personaggio che interpreta ma come certe protagoniste dello spettacolo, che pure, come già scritto, il protagonista riprende a più riprese, ricevendone una risposta egocentrica e molto anarchica ("Lo spettacolo è nostro"). Qualcuno su questo sito ha citato Desplechin. Se si riferisce a "Racconto di Natale" mi posso in parte trovare d'accordo, ma lì emerge un tantino più di sostanza. "Bellamy" di Chabrol, film non irresistibile e non tra i più riusciti nel Maestro, ha ben altra abilità nel (ri) disegnare le regole dei (Morituri, o morti) "generi" cinematografici, costruendo una ragnatela di rapporti, familiari e non. Ma non è esattamente lo stesso tipo di cinema, né, ovviamente, Amalric ha l'esperienza di Chabrol.
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everyone
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giovedì 7 aprile 2011
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tournee = noia totale
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0 emozioni,0 divertimento insomma noia dall'inizio alla fine che per la verità mi sono persa...
Un film talmente sconclusionato e sgangherato da far rivalutare la cura di certi prodotti per la tv!Se la pellicola ha avuto una limitata distribuzione in Italia non c'è da rammaricarsi troppo....
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gambadilegnodinomesmith
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giovedì 31 marzo 2011
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voulez vous tournée avec moi
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Amalric si ricorda della sua vita precedente, restando in ambito Cannes, e conduce nella sua espiazione scenica spettatori e veraci spogliarelliste in una Francia grigia, scabra e portuale, portando uno scorcio di palco rigoglioso e variopinto.
L'agente allo sbando e le burlesquers alla ricerca di sè spogliano man mano di ogni maquillage il proprio mondo, treni e hotel, al disperato inseguimento di affetti speciali, passati e presenti senza futuro, in una famiglia teatrale esagitata e spassosa.
Divertenti tic da bancone, caramelle-fiammiferi-volume, puntellano il film cercando di conferire una ripetizione lineare sopraffatta dall'ingordigia disomogenea degli strepitosi spettacoli di burlesque.
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Amalric si ricorda della sua vita precedente, restando in ambito Cannes, e conduce nella sua espiazione scenica spettatori e veraci spogliarelliste in una Francia grigia, scabra e portuale, portando uno scorcio di palco rigoglioso e variopinto.
L'agente allo sbando e le burlesquers alla ricerca di sè spogliano man mano di ogni maquillage il proprio mondo, treni e hotel, al disperato inseguimento di affetti speciali, passati e presenti senza futuro, in una famiglia teatrale esagitata e spassosa.
Divertenti tic da bancone, caramelle-fiammiferi-volume, puntellano il film cercando di conferire una ripetizione lineare sopraffatta dall'ingordigia disomogenea degli strepitosi spettacoli di burlesque. Il glamour parigino è distante, ma non il suo brio.
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writer58
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domenica 27 marzo 2011
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il trionfo della carne
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Il vero protagonista di questo film di Amalric è la carne. Esibita dalle protagoniste del film attraverso corpi giunionici , spettacoli di varietà intermedi tra il burlesque e lo spogliarello, la loro fame bulimica di sensazioni, avventure, champagne e rapporti sessuali occasionali. E' un film policromatico, dalla fotografia satura, deliberatamente eccessivo nella scenografia, in cui gli spettacoli delle performer (una mezza dozzina di artiste americane reclutate da un impresario francese) fanno da contrappunto a una provincia francese dimessa e poco appariscente.
Ciò che non mi ha convinto del film è tutta la parte relativa alla vita privata dell'impresario: i figli sono mostrati come due preadolescenti stereotipi incapaci di comunicare con gli adulti, i rapporti con il fratello e con la ex moglie ricalcano i clichè della conflittualità e della perdita.
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Il vero protagonista di questo film di Amalric è la carne. Esibita dalle protagoniste del film attraverso corpi giunionici , spettacoli di varietà intermedi tra il burlesque e lo spogliarello, la loro fame bulimica di sensazioni, avventure, champagne e rapporti sessuali occasionali. E' un film policromatico, dalla fotografia satura, deliberatamente eccessivo nella scenografia, in cui gli spettacoli delle performer (una mezza dozzina di artiste americane reclutate da un impresario francese) fanno da contrappunto a una provincia francese dimessa e poco appariscente.
Ciò che non mi ha convinto del film è tutta la parte relativa alla vita privata dell'impresario: i figli sono mostrati come due preadolescenti stereotipi incapaci di comunicare con gli adulti, i rapporti con il fratello e con la ex moglie ricalcano i clichè della conflittualità e della perdita.
Un film ambizioso, dall'ottimo ritmo, ma parzialmente irrisolto.
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astromelia
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giovedì 24 marzo 2011
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boccacesco a tratti toccante
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.....ma non riesce a tenere il filo della storia,anche se interessanti i profili dei protagonisti,viceversa potrebbe essere annoverato come film da qualche premio....
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marezia
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martedì 22 marzo 2011
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un'esplosione di charme
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Pellicola molto bella che io non avrei doppiato intanto perché l'accento troppo calcato alla fine stona e un po' perché le voci delle protagoniste quando si sentono sono molto interessanti (e anche quella di Almaric non scherza). DA FAR VEDERE DI CORSA alla Marini affinché CAPISCA UNA VOLTA PER TUTTE IL SIGNIFICATO delle parole "sensualità", "morbidezza" e "malizia", doti che non si acquistano col silicone.
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