Motel Woodstock |
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Un film di Ang Lee.
Con Demetri Martin, Dan Fogler, Henry Goodman, Jonathan Groff, Eugene Levy.
continua»
Titolo originale Taking Woodstock.
Commedia,
durata 121 min.
- USA 2009.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 9 ottobre 2009.
MYMONETRO
Motel Woodstock
valutazione media:
2,99
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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UN VIAGGIO AL CENTRO DELL’UNIVERSOdi LisbethFeedback: 15 | altri commenti e recensioni di Lisbeth |
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sabato 10 ottobre 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Intorno alla musica e interno alla musica,il film non celebra anniversari né racconta “come eravamo” a quei figli dei fiori,oggi anziani signori, incapaci di credere che le favole non abbiano sempre un lieto fine. Ang Lee presenta invece un pezzo di storia d’America,che poi è pure storia nostra,con le contraddizioni che abbiamo imparato a conoscere nei quaranta anni successivi,anche grazie al cinema:l’America che sbarcava sulla luna e mandava a morire nelle paludi del Vietnam,gridava “freedom” nei cortei e disegnava svastiche sui muri degli ebrei,e soprattutto l’America che viveva la sua ultima età dell’innocenza nei tre giorni di quel lontano agosto, a Woodstock. Lo sguardo sulla vicenda è immune da agiografia,quello che conta è marcare i contorni di un’epoca capace di produrre un fenomeno come quello,calarsi in quel presente e restituirne i connotati, restando però dentro quel presente fino al collo,come sempre accade mentre si sta vivendo e non ci si rende conto che quello è un momento speciale, e non sai quanto. Dunque la musica qui non c’è, si limita a pezzi disseminati come sfondo sonoro, il palco delle meraviglie appare una sola volta,in una visione lontana in mezzo alla valle, immerso nei colori e nei fumi del viaggio psichedelico del buon Eliot, inaspettato deus ex machina che permette la realizzazione dell’evento e con ciò anche la propria liberazione (dolcissimo il suo sguardo incredulo dopo aver baciato,fra applausi e grida di approvazione, il bel carpentiere, e impagabile, nella sua comica verità,lo sfogo contro i genitori castranti che lo vogliono a pranzo e cena con loro: “ma credete che Janis Joplin stia mangiando con i genitori, adesso, o Jimmy Endrix sia lui a lavare i capelli alla madre?”). Il film su Woodstock c’era, Wadleigh aveva già detto il necessario e il possibile, Lee ci guarda dentro, a due generazioni di distanza, con l’occhio del cineasta del nuovo millennio e dei nuovi linguaggi del cinema,ricostruendo l’evento come work in progress,sezionandolo nelle sue componenti,studiandone i meccanismi. Alla fine ci restituisce uno sguardo filologicamente corretto su un’epoca,i suoi umori,il suo vivere nel quotidiano ma anche il suo sognare, perché ogni quotidiano ha i suoi sogni,solo che a volte diventano collettivi,non si sa com’è,e cinquecentomila hippies “capelloni” arrivarono,fumati e gioiosi,in quella fattoria,i genitori di Elliot sanarono i loro debiti (insuperabile jiddish mame Imelda Staunton,battute al fulmicotone da perfetto marito represso Henry Goodman) il mondo scoprì che c’erano anche altre possibilità, bastava volerlo. Lo show business non venne meno alle sue regole neanche allora,dietro Michael Lang,l’ideatore coi boccoli alla Jim Morrrison (un sereno,angelico Jonathan Groff), si mossero capitali e si spostarono elicotteri e limousine,fiorirono piccoli bancarellari con merci variopinte,nacquero vere mode e linee di prodotti e gli indignati e scandalizzati concittadini di Eliot fecero anche i loro affari, nonostante il caos generale. Il mondo cominciò davvero a cambiare,anche se non sempre in meglio, ma cambiò, e Ang Lee ce lo racconta, affollando lo schermo con frequenti split screen e con una gestione dei tempi narrativi giocata su parallelismi e alternanze. Frammenti sparsi di giornate frenetiche,storie individuali e collettive,il regista sembra dire al pubblico “Guardiamo insieme cos’è successo di così speciale” e alla fine lo capiamo bene cosa:tre giorni di pace, amore e musica a White Lake
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