Il tempo che ci rimane |
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Un film di Elia Suleiman.
Con Elia Suleiman, Saleh Bakri, Samar Qudha Tanus, Shafika Bajjali.
continua»
Titolo originale The Time That Remains.
Drammatico,
durata 105 min.
- Gran Bretagna, Italia, Belgio, Francia 2009.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 4 giugno 2010.
MYMONETRO
Il tempo che ci rimane
valutazione media:
3,32
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Diario dalla Palestina
di Lietta Tornabuoni L'Espresso
La scoperta di Elia Suleiman, regista, attore, sceneggiatore quarantenne palestinese che ha vissuto e lavorato a New York, docente alla Birzeit Universiry in Cisgiordania, avvenne nel 2004 a Cannes con ‘‘Intervento divino”, commedia d’amore ambientata al checkpoint tra Nazareth e Ramallah. Oltre che ammirati, il film lasciò stupefatti: un regista palestinese usava l'ironia, il nonsense, il surreale, il grottesco. Faceva anche ridere, quando in Palestina c’è davvero poco da ridere. I giurati dettero il Gran Premio della Giuria, l’opera ebbe gran successo ovunque.
Adesso il tempo che ci rimane adotta lo stesso stile e permette di conoscere meglio il suo autore-interprete: è un film autobiografico in quattro episodi ispirato ai diari del padre e alle lettere dei parenti. La storia della famiglia Suleiman dal I948 ad oggi diventa esemplare del destino di tutti quei palestinesi che decisero di non abbandonare la loro terra, che vennero detti “arabi israeliani e vissero da stranieri in patria. Nel 1948 il sindaco di Nazareth consegna la città spopolata a soldati israeliani addestrati dagli inglesi a una meccanicità burattinesca: ma prigionieri bendati seduti sotto gli ulivi vengono malmenati, buttati giù da una scarpata. Nel 1970 ci sono feriti durante una manifestazione popolare palestinese, l’ambulanza li porta all’ospedale che è pattugliato da soldati persino nei corridoi. Oggi il protagonista guarda dal balcone i fuochi d’artificio nella notte, simulacro della guerra: sogna una fuga, qualunque fuga.
Il film bello e (paradossalmente) divertente è soltanto una delle opere non del tutto commerciali né nazionali o americane alle quali viene concesso d'estate o semi-estate di raggiungere il pubblico, nella frenesia quattrinaia dell’attuale distribuzione italiana: vale la pena di approfittare della calda stagione d’autore.
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