Harry brown è un ex-marine che trascorre un'esistenza solitaria nella periferia degradata e criminale. Sotto i suoi occhi vede quotidianamente soprusi e delitti che restano, puntualmente, impuniti. E' l'uccisione del suo migliore amico da parte di una gang, a risvegliare nel vecchio Harry, il sentimento della vendetta. Da questo momento inizierà a cercare da sé i responsabili. Harry Brown prende spunto da un plot classico e di certo non originale ma ha dalla sua degli ingredienti che, nonostante una certa prevedibilità nello sviluppo della storia, lo rendono un esempio di cinema onesto. Prima di tutto l'ottimo lavoro di Michael Caine, equilibrato e mai melodrammatico, nonostante certi cliché insiti nel suo personaggio, poi il realismo e l'efficacia dell'ambientazione dove è narrata la storia e, infine, un utilizzo non spettacolare e fine a sé stesso del tema della violenza. Per il resto Harry Brown si inserisce in un filone narrativo classico (vicino, per certi versi, a quello di Eastwood) in cui le regole e le forme del racconto procedono secondo codici consolidati. Non si tratta di un'opera di protesta nè tantomeno di denuncia (o, almeno, non mi sembra esserlo negli esiti) bensì uno spaccato realistico del degrado che governa certe realtà. Alla rabbia dei sopraffattori si mescola la rabbia di coloro che sono sopraffatti, la violenza degli uni si scontra con l'odio degli altri in una spirale che non sembra avere soluzione (se non in una rivalsa interuiore dell'animo umano). Un film, certamente, da non annoverare nella storia del cinema ma un esempio di artigianato cinematografico onesto e robusto.
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