Il bambino con il pigiama a righe |
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Un film di Mark Herman.
Con Asa Butterfield, Zac Mattoon O'Brien, Domonkos Németh, Henry Kingsmill, Vera Farmiga, Cara Horgan, Zsuzsa Holl, Amber Beattie.
continua»
Titolo originale The Boy in the Striped Pyjamas.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 93 min.
- USA 2008.
- Buena Vista International Italia
uscita venerdì 19 dicembre 2008.
MYMONETRO
Il bambino con il pigiama a righe
valutazione media:
3,32
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'innocenza di una cinepresa
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| martedì 23 dicembre 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Sono gli occhi di un bambino, sono occhi innocenti, sono occhi che non sanno giudicare ma sanno solo osservare. Bruno (Asa Butterfield) è nella piena fanciullezza con i suoi 8 anni; inizialmente corre per le strade di Berlino consapevole della sua libertà e della sua felicità, conosce l'aspetto puro e innocente di una città comandata da un diavolo. Le lunghe carrellate danno il senso di eterna gioia, di una vita priva di pensieri e paure, di una vita dove la ragione non trova spazio ma solo la fantasia e il gioco compongono un mosaico perfetto. Purtroppo il lavoro di suo padre lo obbliga a partite con la famiglia per un luogo che gia all'apparenza si mostra tetro e misterioso: una grandissima casa con mura possenti sembra essere una semplice dimora mentre la sua imponenza serve solo a nascondere un orribile segreto. Essa è una postazione di comando per la gestione di un campo di concentramento a pochi chilometri di distanza. Tutta questa drammaticità viene espressa nella successiva corsa di Bruno che stavolta avviene davanti casa, nel piccolo spazio fatto di ghiaia, muro di cinta e una guardia con un cane, dove egli può imitare solo un uccello simbolo della libertà ma rinchiuso in una gabbia, dove il desiderio di volare c'è ma è impedito da qualcosa di più forte. Solo una porta, sinonimo di passaggio, di novità, porta Bruno alla scoperta di un mondo parallelo, apparentemente divertente ma misterioso. Incuriosisce il buffo numero stampato sulla divisa delle persone di quel campo appena visto, in particolare quella di un bambino ebreo col quale s'instaura subito un rapporto di amicizia vera. C'è un desiderio forte di sapere, di domandare proprio come fanno i bambini in caso di un dubbio qualsiasi. Il suo occhio vigile non trascura nessun particolare tanto da rendersi conto che in fondo esiste anche il male, che s'incarna nella figura apparentemente buona del padre. Potremmo stare delle ore a scrivere l'analisi psicologica di Bruno ma non lo facciamo e preferiamo lasciare al pubblico il gusto di osservare proprio con gli occhi di un bambino. La cinepresa sapiente di Herman ci porta a spasso assieme a Bruno, mostrandoci come una realtà cosi perversa poteva apparire agli occhi di un fanciullo di 8 anni. Le bellissime soggettive e gli incalzanti primi piani servono a caricare i personaggi di una umanità talvolta dimenticata, di una innocenza palesemente rifiutata. Il film si pone come una favola dove l'eroe è un bambino che cerca di salvare un altro bambino e non una principessa, dove la vera amicizia non conosce barriere etniche e razziali.
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