Giù al nord

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Un film di Dany Boon. Con Kad Merad, Dany Boon, Zoé Félix, Philippe Duquesne, Line Renaud.
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Titolo originale Bienvenue chez les Ch'tis. Commedia, durata 106 min. - Francia 2007. - Medusa uscita venerdì 31 ottobre 2008. MYMONETRO Giù al nord * * * - - valutazione media: 3,00 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Divertente commedia sugli stereotipi distruttibili Valutazione 3 stelle su cinque

di GreatSteven


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giovedì 28 settembre 2017

G AL NORD (FR, 2008) diretto da DANY BOON. Interpretato da KAD MERAD, DANY BOON, ZOé FéLIX, ANNE MARVIN, MICHEL GALABRU

Nel tentativo di placare il nervosismo della moglie Julie, da cui ha avuto il figlioletto Raphael, il direttore di un ufficio postale a Salon-en-Provence Philippe Abrams tenta di farsi affibbiare una promozione, ma numerosi disabili gli passano davanti. Allora lui decide subdolamente di inscenare un trucco: fingersi su una sedia a rotelle per venire trasferito a Sanary-sur-mer, località sul Mediterraneo che la sua consorte adora e in cui vorrebbe andare a vivere. Ma si tradisce da solo e per punizione il suo capo lo trasferisce all’ufficio postale di Bergues, nel Nord-Pas de Calais, a poca distanza dal confine col Belgio. Per gli Abrams, gente piena di pregiudizi, quella zona della Francia è popolata da minatori ubriachi e gente incivile che si esprime in un dialetto incomprensibile, come conferma anche il suocero di Philippe, che ha vissuto lassù per qualche tempo. La sanzione disciplinare inflitta a Philippe durerà due anni. Caduta ulteriormente in depressione alla notizia, Julie decide di non seguire il marito. Imbacuccato all’inverosimile per paura di un fantomatico gelo polare, Philippe vede avverarsi al suo arrivo tutte le sue aspettative: fa molto freddo, il cibo è schifoso e l’appartamento dove dovrebbe abitare è privo di mobilio. Quando conosce il suo referente, Antoine Banlieu, fa addirittura fatica a capirlo quando parla. Ma ben presto il direttore scopre una realtà del tutto diversa: Bergues non è l’inferno che si aspettava, in quanto popolato da gente cordiale e socievole, fra cui Philippe socializza in particolar modo con Antoine, portalettere col complesso di Edipo e suonatore di carillon incline alle sbornie. Ogni quindici giorni, Philippe fa ritorno a casa, dove la consorte lo coccola, persuasa che stia vivendo un’esperienza terrificante a lavorare lassù. E man mano che il tempo trascorre, il direttore fa amicizia con tutti i colleghi, si affeziona ala sua nuova esistenza e capisce che si può vivere bene anche al nord, ma sarà un’impresa convincerne la moglie. Infatti un giorno Julie, preoccupata dopo che Philippe e Antoine hanno preso una sbronza coi fiocchi andando a consegnare raccomandate in bicicletta per il paesello, si risolve a raggiungerlo al Nord-Pas de Calais. Preso tra l’incudine e il martello, Philippe trova l’inaspettata collaborazione dei colleghi che imbastiscono una messinscena per far credere a Julie che la vita là al nord è proprio così orrenda come lei si immaginava. Ma alla fine ogni cosa si risolverà per il meglio: la relazione fra Philippe e Julie gioverà ad un più profondo riavvicinamento sentimentale e Antoine smetterà di essere mammone, sposerà la collega graziosa Annabelle di cui è pazzamente innamorato e andrà a vivere con lei lontano dall’invadente madre. Il titolo italiano del film l’ha fornito Antonio Albanese grazie ad un suo felice spettacolo teatrale. Il maggior successo al box office nella storia del cinema d’oltralpe è un’intelligente commedia che abbatte gli stereotipi, supera i modi di pensare pregiudiziali e fa ridere offrendo un elogio tranquillo e felice all’importanza dell’amore e dell’amicizia. Boon dirige tanto bene quanto recita, e l’intesa fra lui e Merad, di origine araba, rispettivamente doppiati da Stefano Masciarelli e Franco Mannella, è stupefacente e diverte oltre ogni previsione. Ma anche agli altri attori non vanno lesinate lodi doverose: la Félix è perfetta per la parte della moglie depressa che arriva poi ad amare ancora di più il marito e a perdonarlo per averle raccontato bugie, seppur a fin di bene, e pure A. Marvin se la cava distintamente nelle vesti della bella postina con cui Antoine è rimasto fidanzato per un anno e con la quale recupera poi il rapporto amoroso con esiti alquanto positivi. Cheutemi è un termine francese atto ad indicare i modo dispregiativo gli abitanti del Nord-Pas de Calais, un po’ come da noi bauscia per indicare i settentrionali e terrone per riferirsi ai meridionali. Bienvenues chez les Ch'tis merita ampiamente la fortuna che ha sortito al botteghino soprattutto perché non esprime alcuna sorta di giudizio pro o contro qualcuno e anche perché la prende in modo allegramente spassoso sul bisogno di adattamento e integrazione che è tipico della natura umana e che nella pellicola di Boon assolve il suo non facile compito abbinando l’autoironia sferzante all'umorismo quasi teatrale che permea quasi tutte le sequenze, con poche cadute di tono e un ritmo da divertimento perpetuo mantenuto con una conoscenza dei tempi comici davvero apprezzabile, anzi, di più: formidabile. Una scenografia sobria ma non troppo aiuta con forza ad alzare il tiro e rendere il film ancora più ammirevole per come gestisce altri contributi tecnici con sagacia non comune, fra cui senz’altro son da citare il montaggio pacato e le musiche trascinanti. Di una spanna sotto il rifacimento italiano Benvenuti al Sud (2010), di Luca Miniero con Claudio Bisio protagonista. Nei medesimi panni, senza nulla togliere a quest’ultimo, K. Merad affina una recitazione molto più controllata e fa ridere di più proprio perché si impegna a non prendere troppo sul serio la sua parte, come testimoniano pure i ciak sbagliati dei titoli di coda (ma nemmeno i titoli di testa van perduti!), finemente doppiati in italiano. A tal proposito, il lavoro di traduzione e doppiaggio, sotto la severa direzione di Francesco Vairano, è stato ovviamente improbo e faticoso, ma si è giunti ad una soluzione creativa che fa parlare i popolani di Bergues in un simil-bolognese che funziona come un orologio svizzero. La sua inventiva sta anche nel riprodurre la paura del vuoto e dello sconosciuto e sulla spiegazione delle maniere utili per affrontarla uscendone a testa alta.

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