Bianco e nero |
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Un film di Cristina Comencini.
Con Fabio Volo, Ambra Angiolini, Aïssa Maïga, Eriq Ebouaney, Anna Bonaiuto.
continua»
Drammatico,
durata 100 min.
- Italia 2007.
- 01 Distribution
uscita venerdì 11 gennaio 2008.
MYMONETRO
Bianco e nero
valutazione media:
2,27
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Bianco e Nero
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| sabato 26 gennaio 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Dopo "La Bestia nel cuore" - mai film sì banale riscontrò tanto successo - la Comencini si conferma la regista italiana più detestabile dei nostri giorni. Nadine (Aissa Maiga) è una panterona tutta curve, ripresa con la stessa sensibilità femminile che Pieraccioni ha usato nel suo Ciclone. Sotto la maschera di un finto tema impegnato (integrazione e razzismo) la Comencini propone una visione di stereotipi e falsificata della realtà. Si comincia con la famiglia di colore: è emancipata, colta e vive in un ambiente che si potrebbe definire "borghese". I bambini vanno a scuola, Nadine non fa la colf o la badante ma ha un prestigioso lavoro all'interno dell'ambasciata nigeriana, lui parla come Luther King e veste addirittura cachemire. Il personaggio di Carlo (un ormai flaccido Fabio Volo) è uguale all'idea che noi tutti abbiamo di Fabio Volo e non ha certo richiesto un grande sforzo di recitazione. Rimane comunque l'unica presenza che valga la spesa del biglietto. Ambra Angiolini, nel ruolo di Elena, conduce una recitazione stentata ma apprezzabile tra l'ipocrisia del suo personaggio di "ricca ma democratica e fondamentalmente razzista". I due hanno una bambina ovviamente bionda, viziata e già razzista. L'unica differenza tra le due famiglie è il colore della pelle, non lo status sociale o i problemi di emarginazione e di ghettizzazione che sono reali e ormai frequenti per i nostri immigrati di prima generazione. Sarebbe da far vedere ai veri nigeriani e chiedere loro se si riconoscono in quella realtà che la Comencini descrive. Rimane una tipica commedia italiana di nuovo stampo: quella che si vergogna di non avere idee e cerca di nasconderle sotto una retorica stucchevole di "tema di sinistra". Sul versante dei dialoghi ci sono alcune trovate carine (non esilaranti) che però fanno sempre leva sulla simpatia di Fabio Volo e mai sulla sceneggiatura in sé. Perbenista e già dimenticato.
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