Bianco e nero

Commedia. Per una volta questo termine non è sinonimo di leggerezza fine a se stessa, ma di riso allegro, spontaneo, che accompagna un tema dalla trama infinita, ambientato in una società (larvatamente?) razzista come quella italiana. Chi vuole un film impegnato, che scavi nell'animo di ogni personaggio fino a mostrare quali siano e dove si nascondano realmente le differenze tra "noi" e "loro", non ha bisogno di vedere "Bianco e nero". Eppure i temi ci sono, e sono affrontati col sorriso sulle labbra, sullo sfondo di una vera, sincera, storia d'amore. Forse anche per questo sarebbe bene che proprio i "palati fini" non perdessero l'occasione di vedere un film che, inutile nascondersi, rivela continuamente la sua vera natura fatta di semplicità e passione, unite in una miscela delicata, equilibrata, che invita a guardare oltre i colori in primo piano, e mette in evidenza alcune sfumature interessanti del modo di vedere ciò che è altro da noi. Così, in un gioco che ruota intorno a luoghi comuni ormai troppo radicati, ma che da questi trae linfa vitale, si scoprono similitudini inaspettate. Anche se al sorriso o alla risata di gusto, si accompagna talvolta un'ombra di banalità, questa sembra l'unico cibo di cui possa alimentarsi una storia d'amore, per essere davvero simile a tante altre. Una banalità positiva che dovrebbe, almeno per una volta, lasciar dipingere la felicità di ognuno del colore che prefersice.