Le vite degli altri |
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Un film di Florian Henckel von Donnersmarck.
Con Martina Gedeck, Ulrich Mühe, Sebastian Koch, Ulrich Tukur, Thomas Thieme.
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Titolo originale Das Leben der Anderen.
Drammatico,
durata 137 min.
- Germania 2006.
- 01 Distribution
uscita venerdì 6 aprile 2007.
MYMONETRO
Le vite degli altri
valutazione media:
4,10
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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un eccellente esordio!di Massimiliano L.Feedback: 0 |
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martedì 10 aprile 2007 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Le vite degli altri è un film importante, soprattutto per la sceneggiatura, la fotografia e la pova attoriale, essendo, invece, l'elemento filmico di tipo classico: la regia non sembra certo quella di un esordiente anche se non presenta soluzioni particolarmente ardite o innovative: l'uso delle panoramiche è sobrio ed appropriato e così quello dei carrelli; le conversazioni sono sempre, o quasi, filmate in campo-controcampo (con soluzioni stilistiche differnti a seconda del ruolo dei protagonisti: il primo interrogatorio condotto da un agente della Stasi, che poi diventerà il coprotagonista del film, è filmato appunto in campo-controcampo ma l'interrogante è ripreso dal basso, quasi a voler rappresentare la sua posizione di autorità, e l'interrogato dall'alto, dimostrando così anche visivamente la sua oppressione ed il suo schiacciamento; i dialoghi tra lo scrittore protagonista, Georg Dreyman, e la sua compagna,l'attrice Christa-Maria, presentano inquadrature in cui lui è in primo piano e dà le spalle a lei che si scorge sullo sfondo, a voler rappresentare la distanza che già separa i due, distanza che prelude ad un successivo tradimento; il dialogo che si svolge in un bar tra l'agente della Stasi Wiesler e la stessa Christa-Maria è filmato in campo-controcampo ma con piani dei protagonisti sempre più ravvicinati man mano che la conversazione diventa più intima); i raccordi tra le scene e le sequenze sono di tipo classico (a volte anche di natura sonora, mediante l'utilizzo di musica o parole intradiegetiche), anche l'utilizzo delle sequenze in cui compaiono degli specchi è mutuato dai classici: nel cinema classico, infatti, lo specchio rappresenta il doppio, la doppia personalità, la rivelazione di un lato oscuro o nuovo di colui che vi si riflette; ne "le vite degli altri" sia il personaggio di Christa-Maria che quello di Wiesler sono rappresentati allo specchio nel momento in cui rivelano la loro seconda personalità (lei prima di ingerire degli psicofarmaci, primo passo di un percorso che la porterà a tradire l'amante denunciandolo alla Stasi; lui prima di ricevere una prostituta, gesto che ne rivela un aspetto insospettabile e che, anche in questo caso, costituisce l'inizio di un'evoluzione che lo porterà da integerrimo funzionario della Stasi a silenzioso complice dello scrittore dissidente) e lo specchio, forse, rappresenta anche la specularità dei percorsi paralleli dei due coprotagonisti: Christa-Maria si avvicina al potere divenendo collaboratrice della polizia plitica, Wiesler vi si allontana, aiutando, attraverso una serie di omissioni e di falsificazioni, lo scrittore Georg Dreyman a pubblicare il suo articolo anti-regime sullo Spiegel; e ancora: l'unica volta in cui il superiore di Wiesler, un ufficiale fedele al regime dall'inizio alla fine e che ,a differenza del suo sottoposto, non subisce evoluzioni psicologiche nel corso del film, appare riflesso è in un falso specchio, un vetro cioè che separa la sala degli interrogatori dalla stanza dove questi vengono ascoltati e osservati dagli ufficiali della Stasi. Merito della riuscita del film è anche della fotografia che rappresenta visivamente la cappa opprimente del regime comunista attraverso ambienti fumosi, esterni illuminati da un sole sempre filtrato dalle nuvole, luoghi bui.
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