I figli degli uomini |
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Un film di Alfonso Cuarón.
Con Clive Owen, Julianne Moore, Michael Caine, Chiwetel Ejiofor, Charlie Hunnam.
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Titolo originale Children of Men.
Drammatico,
durata 114 min.
- Gran Bretagna, USA 2006.
uscita venerdì 17 novembre 2006.
MYMONETRO
I figli degli uomini ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Una nave chiamata domani
di MarcoFeedback: |
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lunedì 20 novembre 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Anno 2027. La persona più giovane della terra, un ragazzo argentino, muore improvvisamente. La persona più giovane della terra aveva 18 anni e anche l'ultima flebile fiammella di speranza per un'umanità che, inspiegabilmente, non si riproduce più sembra spegnersi. Cuaron rende perfettamente il senso di angoscia, disperazione, ma anche rassegnazione di una Londra di un futuro non troppo lontano. Quest'ultima diventa specchio di una società disumanizzata, in cui i sentimenti sono merce rara così come le persone di cui fidarsi. Un mondo dove il vagito di un bambino è un ricordo remoto e i parchi giochi assumono un alone spettrale. I rimandi alla contemporaneità sono ovviamente presenti ed estremizzati: il terrorismo è sempre dietro l'angolo, i governi sono sempre più repressivi, lo straniero è visto come un nemico e una vera e proprio minaccia, da rinchiudere in campi che tanto ricordano Guantanamo, la guerriglia è all'ordine del giorno così come in Iraq. Lo stesso Theo, interpretato da Clive Owen, è uomo del suo tempo, ma contemporaneamente uomo di oggi: disilluso, sfiduciato e passivo, tanto più che viene coinvolto nell'intera vicenda più per caso che per sua reale volontà. Non tutto fila liscio nella sceneggiatura, tanto più che alcuni spunti interessanti vengono lasciati in secondo piano (il famigerato Progetto Umano rimane qualcosa di abbastanza misterioso, il senatore che colleziona opere d'arte del mondo che fu, la cibernetica imperante e una parte della società lobotomizzata da essa), ma il film ha il grande merito di essere sempre coinvolgente e a ricreare un senso di continua tensione ed oppressione, grazie soprattutto a lunghissimi piani sequenza, davvero notevoli, oltre ad una fotografia sporca assolutamente funzionale. E quando, dopo diciotto anni, si risente finalmente il pianto di un neonato, tutto sembra fermarsi e riacquistare una dimensione umana. Ma è solo un attimo, una breve e intensa illusione.
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