L'odore del sangue |
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Un film di Mario Martone.
Con Michele Placido, Fanny Ardant, Giovanna Giuliani, Sergio Tramonti, Antonia Iaia.
continua»
Drammatico,
durata 100 min.
- Italia 2004.
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l'odore del sangue
di alessandro pesceFeedback: |
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mercoledì 19 maggio 2004 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'ODORE DEL SANGUE di Mario Martone L'odore del sangue è l'odore della passione, del rischio, della vita insomma e quindi della morte. E' un odore che Carlo, intellettuale giornalista ha avvertito spesso quando è stato inviato di guerra. E deve averlo desiderato anche quando ha lasciato la sua comoda casa di Roma e la sua bella e sensuale moglie, Silvia ( che continua ad amare moltissimo e con la quale comunica con lunghissime telefonate) per ritirarsi in campagna e vivere con una giovanissima androgina pulzella contadina, Lù. A un certo punto Silvia, prima con allusioni e reticenze, poi aprendosi sempre di più, gli parla di un nuovo amore, un ragazzo difficile, prepotente che sta entrando nella sua vita con insolenza e passione. E Carlo sente di nuovo l'odore del sangue,sia dal punto di vista della gelosia sia da quello del pericolo. Tra salotti romani e veneziani dove si consumano i soliti riti di onversazioni inutili, i due vivono, straniati, questa nuova ossessione che sfocierà in tragedia. Ho sempre apprezzato il lavoro di Mario Martone, è per questo che mi duole oggi dover osservare che questo nuova pellicola mi ha lasciato molto perplesso. E' la prima volta che M. gira lontano da Napoli e puo' essere stato, questo, motivo di spaesamento artistico. Alla base c' un brutto romanzo di Parise che lo scrittore stesso non ebbe mai il coraggio di far pubblicare. M deve averci vista la possibilità di un viaggio vertiginoso nei meccanismi della psiche nella coppia, un Eyes wide shut nostrano che però alla fine non è riuscito a gestire. Il romanzo di Parise è molto strutturato come racconto d'epoca, fine anni 70-inizio anni 80, c'è la metropoli di quei tempi con i suoi vizi e il suo vuoto, c'è il ragazzo che fa parte di Ordine nuovo, l'organizzazione neofascista. Martone ha optato invece di ambientarlo in un indefinito presente, e ha scelto di non far apparire mai il ragazzo ( se non negli incubi di Carlo), suggerendo allo spettatore che si tratti probabilmente di una fantasia che Silvia usa per tener vivo il rapporto con Carlo. Tutto questo può essere anche suggestivo ma se non ci sono scene forti , rivelatrici, a sostenere questa storia estrema, tutto alla fine resta raggelato, astratto, complici oltretutto alcune location originali ma a mio avviso poco " sentite" e una colonna sonora scarsamente incisiva. Placido fa un Carlo dagli umori mediterranei, più focoso che intellettuale.Perfetta la Ardant.
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