francy
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sabato 15 marzo 2008
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le ore..
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La musica comincia a scorrere dolcemente come le acque del ruscello che aprono la prima scena..la musica cresce sempre più forte accompagnata dalle parole di una lettera di Virginia Woolf indirizzata al marito..parole amare,dolci,forti,stanche,che colpiscono al cuore..
The Hours,tratto dall'omonimo romanzo di Michael Cunningham,è un film che va visto col cuore aperto alla vita in tutte le sue paure,delusioni,gioie,domande senza risposte..un film a mio avviso splendido,reso ancor più tale dall'interpretazione di tre straordinarie donne/attrici la cui vita s'intreccia nel tempo e nello spazio,nei sentimenti e nelle disperazioni.
Meryl Streep,forse l'attrice più brava di hollywood il cui volto recita da sè,ci regala un 'interpretazione grandiosa della Signora Dolloway;Nicole Kidman,perfetta nel suo ruolo di scrittrice e bravissima nella sua tristezza interiore non compresa;Julianne Moore,madre e moglie stanca della vita.
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La musica comincia a scorrere dolcemente come le acque del ruscello che aprono la prima scena..la musica cresce sempre più forte accompagnata dalle parole di una lettera di Virginia Woolf indirizzata al marito..parole amare,dolci,forti,stanche,che colpiscono al cuore..
The Hours,tratto dall'omonimo romanzo di Michael Cunningham,è un film che va visto col cuore aperto alla vita in tutte le sue paure,delusioni,gioie,domande senza risposte..un film a mio avviso splendido,reso ancor più tale dall'interpretazione di tre straordinarie donne/attrici la cui vita s'intreccia nel tempo e nello spazio,nei sentimenti e nelle disperazioni.
Meryl Streep,forse l'attrice più brava di hollywood il cui volto recita da sè,ci regala un 'interpretazione grandiosa della Signora Dolloway;Nicole Kidman,perfetta nel suo ruolo di scrittrice e bravissima nella sua tristezza interiore non compresa;Julianne Moore,madre e moglie stanca della vita..Tre attrici che ci presentano un film degno di oscar!Un film che ha tutto:una regia strepitosa,una sceneggiatura splendida e un cast da brividi!...
Non ha tutti piace questo film..chi lo trova noioso,pesante..ma ascoltate le poesie dei dialoghi,pensateci un pò su e capirete di aver visto un capolavoro che vi emozionerà fino all'ultima scena.
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nathan nate
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domenica 6 gennaio 2008
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l'agilità dei sensi
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Incantevole. Guardi il film e ti sembra di ascoltare..una poesia. E' un film che coinvolge e sublima e delizia i cinque sensi. La colonna sonora magistrale, coinvolgente, toccante, quasi ininterrotta, incalzante, credo sia la colonna portante che provaca le emozioni più forti. Ma anche la regia e il montaggio coinvolgono e turbano quasi quanto la musica. La fotografia è meravigliosa. I volti delle tre divine Maryl, Nikole e Julienne (quasi iconici) riempiono lo schermo e deliziano anch'essi. La loro straordinaria bravura e intensità, viene esaltata dal momento che vengono lasciate spesso sole, nel riflettere, piangere o semplicemente pensare, e nei loro occhi si leggono i personaggi che interpretano.
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Incantevole. Guardi il film e ti sembra di ascoltare..una poesia. E' un film che coinvolge e sublima e delizia i cinque sensi. La colonna sonora magistrale, coinvolgente, toccante, quasi ininterrotta, incalzante, credo sia la colonna portante che provaca le emozioni più forti. Ma anche la regia e il montaggio coinvolgono e turbano quasi quanto la musica. La fotografia è meravigliosa. I volti delle tre divine Maryl, Nikole e Julienne (quasi iconici) riempiono lo schermo e deliziano anch'essi. La loro straordinaria bravura e intensità, viene esaltata dal momento che vengono lasciate spesso sole, nel riflettere, piangere o semplicemente pensare, e nei loro occhi si leggono i personaggi che interpretano. La conosciuta e confortante gestualità di Meryl, la fissità mista al vuoto dello sguardo di Julienne, la difficoltà di riconoscere Nicole in quel corpo, dietro quei capelli. Quasi ci si dimentica la sua statura con quel passo frettoloso e disorientato. Mentre si guarda il film pare di leggere una poesia. E il cuore prova questo grazie alla musica, che rende tutto inteso, drammatico, incalzante, inarrestabile.
Alcuni hanno definito The Hours lento, noioso... Non pretendo che possa piacere a tutti. Non ho così tanta stima della capacità di sentire delle persone, ma credo comunque che la sensibilità e di qualcuno sia stata toccata ed esaltata, ci vuole solo un po' di agilità dei sensi!
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nino p.
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venerdì 6 marzo 2009
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l?universo sensibile delle donne
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La storia parla della vita di tre donne vissute in epoche diverse: la tormentata Virginia Woolf vissuta nel primo ventennio del 900; Laura Brown, una madre di famiglia risalente alla Los Angeles di mezzo secolo fa, all'apparenza tranquilla e parsimoniosa, ma in realtà frustrata ed infelice ed infine Clarissa V., la cui vita è ambientata, invece, nella caotica e contemporanea New York. Ebbene, ad un certo punto si percepisce che tra le tre protagoniste si instaura una sorta di legame trascendente che pare accomunare le loro sofferenze. Il film, coadiuvato da una suggestiva colonna sonora, esterna in maniera sublime la sensibilità dell'universo femminile che si perpetua nei secoli dei secoli e detto da me che sono un uomo, questa affermazione assume un valore maggiormente obiettivo; alla Nicole Kidman è stato conferito il premio Oscar, ma io credo che anche J Moore e M Streep meritassero come minimo un doveroso riconoscimento.
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germon
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lunedì 11 febbraio 2013
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leggere è pensare
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Gerardo Monizza
Credere che un libro possa influire sulla vita di chi lo scrive e – soprattutto – di chi lo legge e lo leggerà è un desiderio di onnipotenza che gli scrittori neanche celano. Eppure, se qualche libro ha cambiato il corso degli eventi di un’epoca, si può accettare che “Mrs. Dalloway” abbia segnato l’esistenza di almeno tre donne. Il film “The Hours” parte da questo: dalla scrittura del libro (Richmond, Inghilterra: anno 1923) dovuta alla dolente creatività di Virginia Woolf (Nicole Kidman stupendamente abbruttita, spigolosa, appiattita nelle forme, dolorosa, esile e curva sotto il peso dei suoi pensieri); dalla lettura che nel 1951 ne fa Laura Brown (Julianne Moore bellissima e assente casalinga americana – di Los Angeles –) madre di Richard bimbo adorante, curioso e sensibile, attento e vagamente profetico.
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Gerardo Monizza
Credere che un libro possa influire sulla vita di chi lo scrive e – soprattutto – di chi lo legge e lo leggerà è un desiderio di onnipotenza che gli scrittori neanche celano. Eppure, se qualche libro ha cambiato il corso degli eventi di un’epoca, si può accettare che “Mrs. Dalloway” abbia segnato l’esistenza di almeno tre donne. Il film “The Hours” parte da questo: dalla scrittura del libro (Richmond, Inghilterra: anno 1923) dovuta alla dolente creatività di Virginia Woolf (Nicole Kidman stupendamente abbruttita, spigolosa, appiattita nelle forme, dolorosa, esile e curva sotto il peso dei suoi pensieri); dalla lettura che nel 1951 ne fa Laura Brown (Julianne Moore bellissima e assente casalinga americana – di Los Angeles –) madre di Richard bimbo adorante, curioso e sensibile, attento e vagamente profetico. La terza tappa riguarda gli effetti che il concatenarsi degli eventi -successivamente - produrrà nell’anno 2001.
Cinquant’anni esatti dopo la stesura del libro d’origine le parole ed i pensieri che in esso sono raccolti avranno effetto su Clarissa Vaughan (Meryl Streep intensa e molto angosciata editor newyorkese, madre e lesbica) e amica di Richard, poeta ormai prossimo alla morte. Curioso: un libro dove i protagonisti si chiamano Clarissa e Richard capita nelle mani di persone che portano lo stesso nome. Un caso, un segno del destino o potenza dell’immaginazione? Riflettendo, in un continuo dialogo interiore, i personaggi del passato e del presente intrecciano i loro pensieri cupi; le loro vite infelici – pur condotte in totale anticonformismo – sono vissute in modo non naturale; la melanconia sfiora la depressione e l’ipersensibilità verso il destino degli altri, per le cose e il mondo provoca solo fragilità. Il suicidio è un mezzo, un fine o un sogno di libertà?
Omosessualità, amore, passione, delusione, sentimento e morte sembrano – nelle tre vicende che l’abile montaggio (Peter Boyle) intreccia con maestria – tenuti insieme dai “pensieri”. Ciascuno dei partecipanti a questa storia, estesa per quasi un secolo, è assorto in pensieri e il riflettere – come sempre – porta alla conoscenza e al dolore. Dolore per la vita imprendibile (Virginia Woolf sempre sul bordo della pazzia finché non s’annegherà nel fiume); amarezza per la vita qualsiasi (Laura Brown casalinga non insoddisfatta, semmai inadeguata e che nel pensare quotidiano ritrova solo faticosamente il bandolo dei suoi turbamenti confusi e delle sue inclinazioni lesbiche non rivelabili); dolore per Clarissa che, se delle parole scritte fa mestiere, dell’amicizia ha una concezione esageratamente contorta, sofferta, totale. Richard stesso, adulto e malato di Aids e liberato da ogni pregiudizio (“mai vivere per imposizione”) eccita i suoi pensieri fino a liberarsene del tutto separando, con un volo tragico, il martoriato corpo dalla mente. La madre, Laura Brown invecchiata, conoscerà Clarissa restituendo alla realtà le figure dei suoi sogni.
Diretto da Stephen Daldry (Billy Elliot, The Reader) e tratto da un romanzo di Michel Cunningham (“Le ore”, pubblicato da Bompiani) il film è la storia di un’unica giornata per tre vite; poche ore nelle quali sembrano definirsi i destini delle tre donne. Ventiquattro ore scarse per capire e decidere, per pensare e agire. Tre momenti “storici” anche sottolineati da una confezione visiva in stile d’epoca: morbida e acquerellata per gli Anni Venti, coloratissima ed eccessiva per i Cinquanta, aspra e contrastante per l’anno finale della contemporaneità. Tre quadri continuamente spezzati, ma incollati dalla coinvolgente e – a tratti angosciante – colonna sonora di Philip Glass. Quanto a dire che, al di là delle nostre azioni c’è un continuo che ci lega e che ci coinvolge nel profondo, come i sentimenti che nascono dai pensieri di ciascuno e le azioni che ne derivano. Anche quelle tragiche.
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borghij
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mercoledì 25 settembre 2013
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il poeta deve morire.
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Film stupendo, pieno di bellissime citazioni, avvolto nel suspence e nella poesia,
ogni scena è una commozione: la tensione nella situazione più che depressa di una Julian Moore inadatta a quella vita, la meravigliosa e poetica scena di Richard che decide di farla finita giù dalla finestra,
i flashback che rimangono impressi.
La colonna sonora è grandiosa, segue il film in ogni scena, partecipa sotto ogni aspetto con la trama del film .
Però ciò che è davvero emozionante e secondo me meraviglioso è l'inzio:
quando la wolf si suicida nel fiume del Sussex, quella scena la rivedo sempre, almeno una volta al mese,
e soprattutto in lingua originale perché la voce di Nicole Kidman è splendida e irripetibile.
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Film stupendo, pieno di bellissime citazioni, avvolto nel suspence e nella poesia,
ogni scena è una commozione: la tensione nella situazione più che depressa di una Julian Moore inadatta a quella vita, la meravigliosa e poetica scena di Richard che decide di farla finita giù dalla finestra,
i flashback che rimangono impressi.
La colonna sonora è grandiosa, segue il film in ogni scena, partecipa sotto ogni aspetto con la trama del film .
Però ciò che è davvero emozionante e secondo me meraviglioso è l'inzio:
quando la wolf si suicida nel fiume del Sussex, quella scena la rivedo sempre, almeno una volta al mese,
e soprattutto in lingua originale perché la voce di Nicole Kidman è splendida e irripetibile.
Lo consiglio a chiunque sia innamorato dei film Drammatici.
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samanta
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domenica 13 dicembre 2020
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guardare solo a se stessi
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E' un film che uscito nel 2002 ebbe un certo successo di critica anche se non unanime (condivo pienamente la recensione di Pino Farinotti) e 4 nomination all'Oscar (regia, miglior film, migliore attore n.p. Ed Harris), migliore attrice n.p. Julian Moore) Nicole Kidman conseguì l'Oscar come migliore attrice.Il film schiera 3 attrici di grande valore considerando anche Meryl Streep, ma sull'interpretazione di Nicole Kidman ho qualche perplessità, dal momento che per interpretare il ruolo di Virginia Woolf, è diventata irriconoscibile ha una la mascheratura facciale con un enorme naso posticcio (e si vede ...) labbra e mento completamente modificati, un caschetto di capelli bruni orribile, insomma veramente brutta.
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E' un film che uscito nel 2002 ebbe un certo successo di critica anche se non unanime (condivo pienamente la recensione di Pino Farinotti) e 4 nomination all'Oscar (regia, miglior film, migliore attore n.p. Ed Harris), migliore attrice n.p. Julian Moore) Nicole Kidman conseguì l'Oscar come migliore attrice.Il film schiera 3 attrici di grande valore considerando anche Meryl Streep, ma sull'interpretazione di Nicole Kidman ho qualche perplessità, dal momento che per interpretare il ruolo di Virginia Woolf, è diventata irriconoscibile ha una la mascheratura facciale con un enorme naso posticcio (e si vede ...) labbra e mento completamente modificati, un caschetto di capelli bruni orribile, insomma veramente brutta. Sembrerebbe confermato l'assioma che le attrici bellissime per avere l'Oscar devono diventare brutte come Charlize Theron in Monster o andando più indietro Grace Kelly sia pure solo truccata e solo leggermente imbruttita (La ragazza di campagna). in questo caso la mascheratura ha stravolto completamente il volto della Kidman che perde nettamente l'espressività, decisamente meglio l'interpretazione di Julianne Moore, ma siccome l'anno precedente era stato negato l'Oscar ingiustamente alla Kidman (dato a Halle Berry, figuriamoci ...) per la sua eccezionale interpretazione di Satine in Moulin Rouge, come successo altre volte l'Academy Award ha voluto riparare al maltolto.
Il film è girato su tre momenti temporali: nel 1921 con Virginia Woolf la scrittrice che soffre di una grave depressione bipolare, in crisi con il marito Leonard (Stephen Dillane) che l'ama e cerca di curarla, c'è un breve escursus al 1941 quando la scrittrice si suicida. Il secondo momento è nel 1951 che ha protagonista Laura un marito che l'adora e un figlio piccolo Richard a lei affezionato ed aspetta un secondo figlio, la donna è infelice e medita il suicidio influenzata dal romanzo della Woolf "La signora Dalloway", per non uccidersi abbandona la famiglia e scompare. Infine siamo a New York nel 2001 la protagonista Clarissa (Meryl Streep) della buona società vuole preparare una festa per l'ex amante Richard scrittore in piena crisi che vive in un tugurio, per un premio vinto per le sue poesie. Clarissa che ha una figlia grande Julia è diventata lesbica eha una relazione con una donna, anche Richard è gay (politically correct oblige) ed è in ulteriore crisi perché l'amante lo ha lasciato e si suicida. Nel finale si scopre che Richard era il figlio di Laura e lei dopo la nascita di una bambina aveva lasciato la famiglia per non uccidersi.
E' un film in cui il regista Stephen Daldry (modesto curriculum di regista 5 o 6 film in 20 anni: Billy Elliot, Thrash) dimostra abilità nel montaggio delle scene utilizzando con capacità i flash back, incastrando in modo efficace i vari episodi nell'arco cronologico di 80 anni. Per il resto il film è lento, noioso in vari momenti, accompagnato da una colonna sonora pomposa e lugubre. La sceneggiatura lascia a desiderare anche per evidenti lacune logiche, ci mostra un buco nero di persone che vive in un'atmosfera angosciante dove tutti piangono, certo si ha compassione per loro per la loro miseria morale, il loro egocentrismo fisso a guardare il proprio ombellico, ma ringraziando il Cielo l'umanità non è solo questo, l'idea poi di adombrare che anche la Woolf e Laura siano lesbiche non migliora la qualità del film. La recitazione è ottima, di Nicole Kidman si è detto della pessima idea di sfigurarla in un manichino posticcio, brave le altre 2 star e bravo Ed Harris, francamente con un simile dispendio di attori il regista poteva fare meglio.
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