Le cose che so di lei

non condivido il parallelo tra padre e figlio. Il mondo di "100 anni" e un mondo davvero brulicante, di una vitalità intensa e quasi sfacciata dove le vite si intrecciano e si accavallano e ogni gesto ha un senso perpetuante. Qui la solitudine è estrema, la solarità zenitale che sfoca i bordi rende l'immagine di un deserto urbano dove poche "ombre" si muovono tra una vita non-vita e il mistero di una vita profonda, c'è una costante tensione verso il sogno o il ricordo per sfuggire ad un presente opprimente. L'aborto di Rebecca è una specie di compendio e simbolo del messaggio: Ognuno è un microcosmo, la solitudine è una condizione esistenziale senza via di fuga. Un film da cui la speranza è esclusa. L'ho trovato molto vero.