Cube - Il cubo

Fantascienza ed esistenzialismo shakerati da Vincenzo Natali in un horror splatter dalla facile lettura metaforica. Il soggetto risulta comunque originale nella messa in scena e legittima il successo del film quando uscì, nel 1997, ed il fatto che ci siano stati dei sequel ed abbia avuto emuli illustri, tipo la saga dei Saw che ne riprende uno egli elementi centrali, la cattività di pochi individui tra di loro sconosciuti in ambienti ristretti disseminati di trappole mortali. Il problema sono i dialoghi, del tutto inadeguati e superficiali rispetto ad un tema tanto arduo, addirittura il mistero della vita, dell’uomo e dell’universo, ed il cast, che non riesce a trasmettere le emozioni che chiunque proverebbe a trovarsi in quella condizione. La scenografia è il punto di forza del film con le suggestive immagini del cubo ripreso dall’esterno e soprattutto l’ultima sequenza che apre la mente alla possibilità del multiverso. Peccato, tuttavia, che la scena finale sia lontana anni luce dalla quella visionaria di 2001 Odissea nello spazio, che ha in comune con Cube la sintesi di fantascienza e filosofia, del resto Natali non è Kubrick, e si perda in una visione escatologica tradizionale parafrasando l’insegnamento cristiano sui poveri di spirito che sono beati perché a loro appartiene il regno dei cieli.