Il grande Lebowski |
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Un film di Joel Coen.
Con Jeff Bridges, John Goodman, Julianne Moore, Steve Buscemi.
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Titolo originale The Big Lebowski.
Commedia,
durata 117 min.
- USA, Gran Bretagna 1997.
- Cineteca di Bologna
uscita lunedì 6 novembre 2023.
MYMONETRO
Il grande Lebowski
valutazione media:
4,44
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il "divin" grande Lebowski
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| venerdì 8 agosto 2025 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Jeffrey Lebowski (Jeff Bridges) è un uomo di mezz'età che passa le sue giornate fumando, bevendo e giocando a bowling con i suoi compari Walter (John Goodman) e Donnie (steve Buscemi) quando, all'improvviso, due strozzini entrano in casa e gli "insozzano" il pavimento - che dava davvero un tono all'ambiente - a causa di un equivoco di omonimia tra lui e un milionario la cui moglie, una giovane ragazza, fa debiti a destra e a manca, coinvolgendo anche la malavita di Los Angeles. Il Drugo, così si fa chiamare il nostro "antieroe", si rivolge al milionario per il risarcimento del tappeto, ma senza volerlo viene coinvolto nel sequestro della moglie del "grande" Lebowski, che lo assume come corriere per consegnare il riscatto a chi ha rapito la giovane donna. Seguono dunque delle strambe disavventure tra nichilisti, artiste che si esprimono nude, ninfomani, poliziotti corrotti e un veterano del Vietnam che funge da fedele, ma imbranato, compagno del Drugo, un eroe donchisciottiano le cui vicende si susseguono una dopo l'altra senza tregua come rotola il cespuglio non appena si apre il film e che ci accompagnano in una sottile e pungente rappresententazione, non priva di una certa malinconia, della Los Angeles folle e variegata, con tutte le sue contraddizioni. Se c'è una cosa che impariamo dal Drugo è che accontentarsi di come vanno le cose a volte può essere la scelta più giusta, senza cercare assolutamente di migliorarle. Quando si tratta della vita - o la dannata commedia umana, che si perpetua di generazione in generazione - se sei l'uomo sbagliato nel momento sbagliato (vedi Donnie, che senza essere mai coinvolto in alcun fatto, è l'unico che muore in quello che sembra un crudele realismo) non si vince mai, ma che se si sa essersi pazienti, prima o poi le cose miglioreranno. In un finale che, filosoficamente, mi ricorda vagamente il Candido di Voltaire (entrambi sembrano avere come morale l'idea di apprezzare la semplicità), si conclude una montagna russa piena di battute esilaranti e dialoghi scritti in modo impeccabile con personaggi eccentrici e paradossalmente saggi. Il "divin" grande Lebowski è senza dubbio uno tra i più grandi capolavori dei Coen, un’opera surreale con ironia amara e spirito tragicomico e una pellicola magistrale del cinema americano.
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