ziogiafo
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martedì 14 aprile 2009
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quando il cinema riaccende… la speranza
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ziogiafo – Risvegli - USA, 1990 - Con l’aiuto di un nuovo farmaco, la L-DOPA, un eccezionale medico “risveglia” dalla malattia del sonno i suoi pazienti affetti da una particolare forma di encefalite che ha bloccato le loro attività motorie per decenni, costringendoli a vivere una vita vegetativa “sospesa” in un mondo di silenzi e di immobilismo. Dopo questo “miracoloso” risultato ottenuto dall’instancabile dottor Sayer (Robin Williams) inizialmente su Leonard Lowe (Robert De Niro) il primo paziente ad essere "risvegliato", ma anche il primo ad avere problemi per gli effetti collaterali del farmaco, il dottor Sayer continua fiduciosamente i suoi esperimenti per migliorare gli esiti della cura, sforzandosi di trovare un valido e definitivo rimedio per questa seria patologia.
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ziogiafo – Risvegli - USA, 1990 - Con l’aiuto di un nuovo farmaco, la L-DOPA, un eccezionale medico “risveglia” dalla malattia del sonno i suoi pazienti affetti da una particolare forma di encefalite che ha bloccato le loro attività motorie per decenni, costringendoli a vivere una vita vegetativa “sospesa” in un mondo di silenzi e di immobilismo. Dopo questo “miracoloso” risultato ottenuto dall’instancabile dottor Sayer (Robin Williams) inizialmente su Leonard Lowe (Robert De Niro) il primo paziente ad essere "risvegliato", ma anche il primo ad avere problemi per gli effetti collaterali del farmaco, il dottor Sayer continua fiduciosamente i suoi esperimenti per migliorare gli esiti della cura, sforzandosi di trovare un valido e definitivo rimedio per questa seria patologia. Un film ben diretto da Penny Marshall che si è ispirata alla storia vera di uno dei racconti presenti nel romanzo di Oliver Sacks, affidando il compito della delicata tematica ad un cast di attori eccezionali, tutti bravissimi. Un raffinato Robin Williams nei panni del dottor Sayer, che riesce a dare a questo difficile ruolo quel giusto spessore che si rivela fondamentale per la tenace figura del medico-ricercatore, alle prese con una difficilissima missione che lo vede impegnato su tutti i fronti, a combattere senza sosta contro lo scetticismo dei colleghi, le resistenze dei pazienti e i fallimenti delle sue terapie. La grande aspettativa del dottor Sayer viene alimentata dai continui progressi di Leonard che collabora in maniera esemplare ai suoi esperimenti, si lascia “studiare” e filmare durante le varie fasi della cura, quasi per contribuire alla scoperta di quel medicinale che avrebbe potuto migliorare anche la vita degli altri. In «Risvegli» Robert De Niro ci regala una delle più belle prove d’attore della sua lunga carriera, riesce a dare il massimo di se stesso nel commovente ruolo di Leonard Lowe, un uomo dai grandi sentimenti, attaccato alla vita ed alla speranza di guarire un giorno anche grazie all’aiuto del dottor Malcom Sayer, il suo più grande amico. Un’appassionante storia che racconta la grande volontà di trovare delle soluzioni per coloro che soffrono, di quel fondamentale impegno nella ricerca e nel sociale, di quella umanità che non abbandona mai la speranza di potersi “risvegliare”. Quando il cinema riaccende… la speranza. Cordialmente, ziogiafo
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frank slade
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martedì 31 luglio 2012
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risvegliatevi
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Ispirato a una storia vera racconta le vicende dei pazienti catatonici in un piccolo ospedale. Una pellicola che entra dentro e risveglia lo spettatore riaccendendo quell'amore per la vita e le piccole cose che ci sembrano dovute e ovvie. Leonard, interpretato da un grandissimo De Niro, è un ragazzo che ha passato gran parte della sua vita in un sonno profondo che gli ha reso sconosciuta la vita e lo ha privato di tutte quelle esperienze che colpiscono ogni giovane. Robin williams, Dr. Malcolm Sayer, si è imposto, notando alcuni impulsi istintivi dei pazienti catatonici, di aiutarli con un nuovo farmaco applicato ai malati di Parkinson. Le vicende si susseguono senza enormi colpi di scena ma con tante situazioni ad effetto che seguono la linea dolce e commovente del film.
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Ispirato a una storia vera racconta le vicende dei pazienti catatonici in un piccolo ospedale. Una pellicola che entra dentro e risveglia lo spettatore riaccendendo quell'amore per la vita e le piccole cose che ci sembrano dovute e ovvie. Leonard, interpretato da un grandissimo De Niro, è un ragazzo che ha passato gran parte della sua vita in un sonno profondo che gli ha reso sconosciuta la vita e lo ha privato di tutte quelle esperienze che colpiscono ogni giovane. Robin williams, Dr. Malcolm Sayer, si è imposto, notando alcuni impulsi istintivi dei pazienti catatonici, di aiutarli con un nuovo farmaco applicato ai malati di Parkinson. Le vicende si susseguono senza enormi colpi di scena ma con tante situazioni ad effetto che seguono la linea dolce e commovente del film. In alcuni tratti la trama diventa drammatica impaurendo lo spettatore per i comportamenti spregiudicati del giovane Leonard che avvia una specie di ribellione nel reparto ospedaliero. In tutto il resto della pellicola invece si celebra la vita e la sua bellezza, stupendo è infatti il dialogo fra Leonard e il Dr Sayer riguardo la vita che ormai viene trascurata e forse "trattata male" dal genere umano. Potrebbe sembrare la solita storia che vuole un po moralizzarci, che vuole farci capire qualcosa che potremmo benissimo capire spostandoci per gli ospedali, gli orfanotrofi o nelle zone disagiate del paese, in realtà penso che l'intento non sia solo questo: il fatto che siano fatti realmente accaduti, l'importanza della collaborazione del paziente e l'instancabile voglia del Dr Sayer di aiutare i ricoverati ci trasportano in una spirale di carità e amore per il genere umano. E' importante confrontare la scena in cui Leonard si rifiuta di dormire per la paura di "svegliarsi" di nuovo catatonico, con la nostra vita che trova i suoi maggiori spazi e piaceri nel sonno e nei sogni. I pazienti del film sognano ad occhi aperti: la vita è il sogno e non si vogliono più "risvegliare". Il nostro sogno deve essere la vita e il nostro obiettivo realizzare i nostri sogni, per quanto possibile, questo è il messaggio. Gli antagonisti infatti risultano essere la freddezza e l'insensibiltà del Dr Kaufman che preferisce mantenere in pari il bilancio piuttosto che investire sulla salute dei suoi pazienti.
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gianleo67
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domenica 19 aprile 2020
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summer of a fucking miracle in new york
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Assunto come neurologo in un cronicario del Bronx, il dottor S. inaugura un approccio sperimentale alla cura dei numerosi pazienti postencefalitici che vi sono ricoverati da alcuni decenni. L'utilizzo di un farmaco innovativo e l'attenzione umana verso ciascuno di loro sarà la strategia vincente per il miracoloso risveglio dell'Estate del '69. Non tutto però, sembra andare come previsto. Preceduta dall'attenzione sempre crescente riscossa dal libro e dal prestigio scientifico del suo autore maturati nell'arco di vent'anni e già oggetto di alcune riduzioni teatrali e radiofoniche, la collezione di casi clinici di Oliver Sacks approda al cinema grazie ad un iniziale interessamento di Steven Spielberg e dello sceneggiatore Steven Zaillian, per poi trovare la sua consacrazione nello scrupoloso lavoro della regista Penny Marshall e nelle straordinarie interpretazioni di due giganti di Hollywood come Robin Williams e Robert De Niro.
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Assunto come neurologo in un cronicario del Bronx, il dottor S. inaugura un approccio sperimentale alla cura dei numerosi pazienti postencefalitici che vi sono ricoverati da alcuni decenni. L'utilizzo di un farmaco innovativo e l'attenzione umana verso ciascuno di loro sarà la strategia vincente per il miracoloso risveglio dell'Estate del '69. Non tutto però, sembra andare come previsto. Preceduta dall'attenzione sempre crescente riscossa dal libro e dal prestigio scientifico del suo autore maturati nell'arco di vent'anni e già oggetto di alcune riduzioni teatrali e radiofoniche, la collezione di casi clinici di Oliver Sacks approda al cinema grazie ad un iniziale interessamento di Steven Spielberg e dello sceneggiatore Steven Zaillian, per poi trovare la sua consacrazione nello scrupoloso lavoro della regista Penny Marshall e nelle straordinarie interpretazioni di due giganti di Hollywood come Robin Williams e Robert De Niro. Frutto di una eccezionale concomitanza di fattori che hanno decretato il valore simbolico di un soggetto naturalmente votato alle riduzioni drammaturgiche (il coraggio e la sensibilità umana di un medico controcorrente, la disillusione sull'approccio deterministico alla complessità dei sistemi biologici, la tragica immobilità di esistenze congelate che ritornano alla vita, la resilienza dell'essere umano di fronte alla più inconcepibile tra le condizioni, la mutualità e reprocità del rapporto medico-paziente), il racconto di Sacks è un paradigma esemplare della scienza moderna e di come essa abbia superato i limiti epistemologici di una cieca fiducia razionalista, per aprirsi da un lato alle più disparate discipline della complessità (dalle geometrie non euclidee alla teoria del caos) e dall'altro esporsi al ridicolo di una rappresentabilità delle condizioni cliniche secondo le modalità prevalenti di una terminologia fenomenologica che attingesse alla metafisica ed alla potenza evocativa del racconto letterario (magnifica e suggestiva la citazione sulla 'Pantera' di Rilke), il che costò al suo autore l'iniziale dileggio della comunità scientifica ma anche la successiva gloria dei suoi indiscutinbili successi clinici ed editoriali. Il film della Marshall cerca di restituirci, anche grazie alla fondamentale consulenza del medico inglese, il clima e l'atmosfera di quella stagione drammatica ed irripetibile della scienza neurologica, grazie ad un approccio filologico che storicizza i fatti di un evento epidemico troppo presto dimenticato (casi di encefalite letargica dall'eziologia ad oggi sconosciuta si erano verificati ciclicamente in tempi storici e l'ultimo ebbe la 'sfortuna' di cadere tra una guerra mondiale e la pandemia influenzale più devastante che l'umanità ricordi) per precipitarci nel parcheggio di un cronicario newyorkese dove lo stato vegetativo dei suoi pochi superstiti attendeva un oscuro e timidido ricercatore senza alcuna esperienza clinica, novello messia della L-Dopa e profeta osteggiato di una visione eterodossa del metodo scientifico. Tutti elementi che ovviamente contribuiscono alla resa melodrammatica di un soggetto che punta giustamente sulle credibili caratterizzazioni dei suoi personaggi (compresi quelli secondari), ma che trova nelle interpretazioni di Williams-Sacks e Leonard-De Niro l'elettrizzante polarizzazione di uno scontro tra personalità mimetiche in grado di restituire l'indiscutibile verità dei reali protagonisti: un medico timido e coraggioso dal problematico approccio relazionale (non si fa cenno però alla omosessualità di Sacks solo molti anni dopo raccontati nei trascorsi autobiografici di Zio Tugsteno) ed un bambino del Bronks degli anni '30 che si risveglia uomo (compresi gli inevitabili appetiti sessuali e le tardive esorbitanze patologiche da masaniello alla Qualcuno volò sul nido del cuculo) nella New York di fine anni '60 e dello sbarco sulla Luna. Visti in filigrana la maggior parte dei temi sopra accennati nel titolo simbolo dell'esperienza dell'autore sono abbozzati con il giusto grado di sensibilità ed accuratezza di dettaglio, senza calcare eccessivamente sui tasti del sentimentalismo e non ostante qualche soluzione decisamente coreografica (i pazienti risvegliati in gruppo); ma su tutti è certo il senso irrimediabile di un tempo perduto (Leonard ed il suo nuovo amore tardivo e impossibile, Rolando-Dexter Gordon ed il suo piano-jazz di un ritrovato ritmo interiore, Lucy e la sua amnesia emotiva anterograda bloccata al 1926) ed il valore di una vita intera condensati nelle poche esperienze che contano rappresentano il vero testamento umano di una straordinaria stagione della scienza ("Lo spirito umano è più forte di qualsiasi droga. Che è quello che deve essere nutrito. Con il lavoro, il gioco, l'amicizia, la famiglia. Queste sono le cose che contano. Questo è ciò che avevamo dimenticato"). Triste pensare che proprio i sopraggiunti sintomi del parkinsonismo abbiano segnato il tragico epilogo dell'esperienza umana di un grande attore come Robin Williams. Tre nomination agli Academy Awards 1991 (Film, Attore protagonista per De Niro e Sceneggiatura non originale) ed una ai Golden Globes per Williams come miglior attore in un film drammatico.
Soltanto a tratti si alza, muto, il velo delle pupille. Allora un’ immagine vi entra, si muove Attraverso le membra silenziose e tese E va a spegnersi nel cuore.
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paolp78
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sabato 12 giugno 2021
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artefatto e ruffiano, ma salvabile
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La pellicola tratta una tematica estremamente profonda e complessa che però viene sviluppata in modo poco convincente, in quanto la regista Penny Marshall è molto più attenta ad accattivarsi la benevolenza del pubblico piuttosto che a sviscerare con il giusto rigore i vari aspetti della vicenda narrata, ricavata da una storia vera.
La narrazione non è grave e rigorosa, come sarebbe necessario per indagare con la dovuta serietà le questioni affrontate, bensì segue uno stile forzatamente leggero, poco autentico e persino caramelloso in alcuni punti: tale scelta viene evidentemente compiuta per venire in contro al gusto del grande pubblico, rendendogli lo spettacolo il più possibile piacevole.
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La pellicola tratta una tematica estremamente profonda e complessa che però viene sviluppata in modo poco convincente, in quanto la regista Penny Marshall è molto più attenta ad accattivarsi la benevolenza del pubblico piuttosto che a sviscerare con il giusto rigore i vari aspetti della vicenda narrata, ricavata da una storia vera.
La narrazione non è grave e rigorosa, come sarebbe necessario per indagare con la dovuta serietà le questioni affrontate, bensì segue uno stile forzatamente leggero, poco autentico e persino caramelloso in alcuni punti: tale scelta viene evidentemente compiuta per venire in contro al gusto del grande pubblico, rendendogli lo spettacolo il più possibile piacevole.
Troppi anche i luoghi comuni; ampiamente prevedibili i risvolti salienti della storia.
Quanto alle interpretazioni ruba certamente l’attenzione quella di Robert De Niro a cui è affidata una parte sicuramente difficilissima; sebbene questa prova sia stata particolarmente apprezzata, tanto che valse al grande attore americano una nomination all’oscar, devo dire che personalmente non sono rimasto così favorevolmente impressionato, ritenendo eccessive le mille smorfie a cui De Niro ricorre nella parte finale della sua performance, altrimenti certamente ottima.
Accanto a De Niro nella parte del coprotagonista c’è un barbuto Robin Williams, a cui è affidato un compito certo più facile e meno appariscente, che Williams ricopre senza eccellere (farà decisamente meglio qualche anno più tardi in un ruolo che presenta qualche analogia nel “Will Hunting - Genio ribelle” di Gus Van Sant).
Nella colonna sonora sono presenti alcuni classici degli anni ’60, che ci stanno anche bene e comunque è sempre un piacere ascoltare.
Pur non essendo certo un capolavoro, né riuscendo a sfruttare adeguatamente il potenziale che il soggetto scelto offriva, la pellicola nel suo complesso offre comunque un buon intrattenimento lasciandosi vedere senza particolari sforzi.
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micheleaffaticati
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martedì 14 agosto 2012
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stereotipo classico fino al patetico.
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Il soggetto è basato su una storia vera ai limiti dell'incredibile: una serie di pazienti "tornano in vita" dopo anni e anni di oblio. L'idea è sicuramente affascinante, come l'ha sviluppata "Risvegli" è imbarazzante.
Banalità su banalità, una storiella d'amore tra il dottore (un bravo R.Williams) e l'assistente buttata li giusto per prendere lo spettatore che dal cinema non chiede niente di più se non happy end - moralità - amore. Monologhi sparati a casaccio per rendere toccanti momenti chiave, risultando solo un surplus di parole vuote, buone novelle (il finale è di un patetico indecente) e retoriche senza un perchè.
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Il soggetto è basato su una storia vera ai limiti dell'incredibile: una serie di pazienti "tornano in vita" dopo anni e anni di oblio. L'idea è sicuramente affascinante, come l'ha sviluppata "Risvegli" è imbarazzante.
Banalità su banalità, una storiella d'amore tra il dottore (un bravo R.Williams) e l'assistente buttata li giusto per prendere lo spettatore che dal cinema non chiede niente di più se non happy end - moralità - amore. Monologhi sparati a casaccio per rendere toccanti momenti chiave, risultando solo un surplus di parole vuote, buone novelle (il finale è di un patetico indecente) e retoriche senza un perchè. La tesi più interessante sul valore della vita ci viene sparata in faccia nel giro di 5 minuti, tutta a parole,(ma il cinema non raccontava per immagini?!?!) senza una cornice adeguata. R. Williams, ancora in un ruolo di dottore libero - profeta - professore (e copia su copia non se ne può più), è comunque bravo e insieme a De Niro tengono in piedi il film da soli.
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[+] perchè uccidi così questo film?
(di antonio p.)
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(di mencio)
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