molenga
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domenica 24 luglio 2011
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incontri mutilati
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é propri vero, come diceva Bufalino, che "la vita è fatta d'incontri mutilati"; comme altro definire quello tra la ricca e bella Flavia e il capostazione di paese Domenico? Lei è in fuga da un fidanzato violento, che la esibisce, lui per un attimo intravede la possibilità di lasciare la sua stazione- nella quale i due rimangono tutta la notte, in attesa del primo treno che porti lei verso la sua quotidiana mondanità -....ma alla fine perchè? per Roma? Milano? per scappare dal piccolo mondo antico? no, meglio il paesello con il barino e gli amici di sempre, passi l'avventura di una notte pericolosa come passano i treni dalla stazione come passa l'amore a cui talvolta è forse preferibile l'ordinaria amministrazione.
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é propri vero, come diceva Bufalino, che "la vita è fatta d'incontri mutilati"; comme altro definire quello tra la ricca e bella Flavia e il capostazione di paese Domenico? Lei è in fuga da un fidanzato violento, che la esibisce, lui per un attimo intravede la possibilità di lasciare la sua stazione- nella quale i due rimangono tutta la notte, in attesa del primo treno che porti lei verso la sua quotidiana mondanità -....ma alla fine perchè? per Roma? Milano? per scappare dal piccolo mondo antico? no, meglio il paesello con il barino e gli amici di sempre, passi l'avventura di una notte pericolosa come passano i treni dalla stazione come passa l'amore a cui talvolta è forse preferibile l'ordinaria amministrazione.
Film ben recitato e ricco di spunti,
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antoniopagano
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martedì 6 febbraio 2018
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un eroe dei sentimenti
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In una stazioncina sperduta nell’entroterra pugliese, un dimesso capostazione (Sergio Rubini) conduce una malinconica e solitaria esistenza da avamposto dimenticato (tipo una Fortezza Bastiani de “Il deserto dei Tartari” ma con molto meno poesia). Un’avvenente signorina dell’alta società (Margherita Buy) fugge dal suo destino, fatto di ipocrisia, buone maniere, ansie e nevrosi e, nell’occasione, scappa da un fidanzato invadente e ubriaco che finge di amarla per interesse e, per soprammisura, la maltratta durante un party in una lussuosa masseria. La fuga della ragazza finisce (o inizia) casualmente nella stazioncina di campagna, naturalmente in una notte buia e tempestosa.
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In una stazioncina sperduta nell’entroterra pugliese, un dimesso capostazione (Sergio Rubini) conduce una malinconica e solitaria esistenza da avamposto dimenticato (tipo una Fortezza Bastiani de “Il deserto dei Tartari” ma con molto meno poesia). Un’avvenente signorina dell’alta società (Margherita Buy) fugge dal suo destino, fatto di ipocrisia, buone maniere, ansie e nevrosi e, nell’occasione, scappa da un fidanzato invadente e ubriaco che finge di amarla per interesse e, per soprammisura, la maltratta durante un party in una lussuosa masseria. La fuga della ragazza finisce (o inizia) casualmente nella stazioncina di campagna, naturalmente in una notte buia e tempestosa.
La stazione finalmente si anima, data l’inevitabile infatuazione del capostazione per la miss. Troppo chic lei, troppo impacciato lui, insoddisfatta della sua vita lei, rassegnato al suo (scarso) traffico ferroviario lui, tenente Drogo lei, colonnello Filimore lui. Dati gli opposti, la scintilla dei sentimenti è inevitabile. Intanto arrivano i Tartari, cioè il rapace fidanzato (Ennio Fantastichini) che reclama la sua preda. Il fidanzato è sprezzante e violento.
La reazione del mite (fino a quel punto) capostazione è accesa dall’affetto per la ragazza e forse anche dalla difesa di quel luogo, la stazione, mai contaminato da disordini o allarmi. Comunque è una difesa eroica, barricadiera, in cui si accentua la differenza di ruoli nella caratterizzazione narrativa (il bullo pronto a tutto contro il timido pieno di scrupoli). Sarà proprio “la stazione” ad avere la meglio sul furente invasore o meglio sarà la complicità domestica, quasi familiare, che il capostazione ha instaurato nel tempo con gli oggetti e le abitudini quotidiane a sconfiggere il bruto.
Dopo lo scontro e l’epica vittoria, però, il capostazione cede il ruolo di eroe, smette i panni del principe azzurro e recupera la normalità, in tutti i sensi. Non può esserci storia tra lui e l’affascinante bellezza, troppe le distanze. Non gli rimane che incarrozzare l’amata sul prossimo treno, assolvendo ai suoi doveri quotidiani. Struggente. Poteva andare diversamente? E, nel caso, quanto sarebbe durata tra di loro? Come disse Rick Deckard quando scelse di fuggire con la bellissima replicante Rachael in Blade runner: “non sapevo quanto saremmo stati insieme, ma chi è che lo sa?”. Rimaniamo con questo dilemma, che fu anche di Sergio Rubini (per la pièce teatrale interpretò un finale diverso) ed anche di Ridley Scott (per Blade runner di finali ne scrisse addirittura sette).
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