tom cine
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mercoledì 23 giugno 2021
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lungo le strade di una futuristica tokyo
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“Akira” è un film spartiacque: nella storia dell’animazione giapponese, c’è un “prima “e c’è un “dopo”, proprio grazie a questo film. Per la prima volta, in un lungometraggio d’animazione asiatico, vennero usate tecniche di animazione digitale affiancate a quelle più tradizionali. Un lavoro certosino che ha prodotto un risultato strabiliante ancora oggi, dopo più di un trentennio dall’uscita del film.
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“Akira” è un film spartiacque: nella storia dell’animazione giapponese, c’è un “prima “e c’è un “dopo”, proprio grazie a questo film. Per la prima volta, in un lungometraggio d’animazione asiatico, vennero usate tecniche di animazione digitale affiancate a quelle più tradizionali. Un lavoro certosino che ha prodotto un risultato strabiliante ancora oggi, dopo più di un trentennio dall’uscita del film. Certo, un film non diventa un capolavoro (in questo caso ci troviamo davanti ad un vero e proprio cult movie) solo grazie alle tecniche innovative che sfoggia, specialmente se si tratta di un film d’animazione: deve saper coinvolgere, deve immergere lo spettatore nel suo mondo e deve saperlo fare, se è possibile, anche a distanza di molti anni dalla sua uscita. Deve avere un’anima.
“Akira” è un capolavoro, perché un’anima ce l’ha: è energica, violenta e visionaria e questo film è da annoverare fra quanto di meglio ha offerto la fantascienza futuristica cinematografica. Katsuhiro Otomo trasse questo lungometraggio da un proprio manga che, all’epoca, era ancora in corso di pubblicazione: questo spiega perché il fumetto ed il film si diversificano, in maniera abbastanza consistente, nella seconda parte. Sostanzialmente identiche rimangono, però, le caratterizzazioni psicologiche dei quattro personaggi principali: Kaneda, Kai, il colonnello e soprattutto Tetsuo Shima. Chi è Tetsuo Shima? E’ un giovane teppista che, in un’allora futuristica Tokyo del 2019, fa parte di una gang di giovani motorizzati pronta ad andare al massacro pur di ottenere il controllo della città. Tetsuo non sa di avere dei poteri devastanti nascosti nella sua mente ma, in seguito ad un incidente (che avviene per un motivo che non voglio rivelarvi per essere più breve), il ragazzo viene ricoverato e i medici notano delle anomalie nella sua attività cerebrale. Tetsuo viene segregato dall’esercito e tenuto sotto osservazione da un colonnello mentre, nel frattempo, Kaneda (suo amico e capo della gang di cui fa parte) comincia a cercarlo. Nella sua ricerca di Tetsuo, Kaneda conosce Kai, un’affiliata di un’organizzazione segreta di ribelli: proprio grazie a questo contatto, Kaneda viene a conoscenza di un progetto del governo giapponese che prevede l’utilizzo di alcuni giovani mutanti dai poteri distruttivi come armi da guerra. Tra questi, oltre a Tetsuo, c’é Akira, un bambino dotato di poteri talmente pericolosi da dover essere ibernato.
Quando “Akira” uscì, fu da molti accostato a “Blade Runner”. In realtà, più che al capolavoro di Ridley Scott, l’opera di Otomo è più vicina (per le tematiche e le situazioni) ad alcuni film di Brian De Palma (“Carrie” e, soprattutto, “Fury”) e di David Cronenberg (“Scanners”, in particolare). Con i film di De Palma condivide l’idea di mettere, al centro della trama, un personaggio le cui frustrazioni si manifestano, infine, in un’energia telecinetica pericolosa e usata in maniera omicida, mentre ciò che lo rende avvicinabile a quelli di Cronenberg è la spettacolarizzazione estrema della deformazione di un corpo, quello del protagonista, non più gestibile. Il bello di questo film è che frulla brillantemente queste tematiche immergendole in un’atmosfera post apocalittica e dando vita a qualcosa di veramente unico e irripetibile nel panorama del cinema d’animazione di sempre: un’immersione completa, quasi sensoriale, in un mondo folle, delirante, movimentato e violento (e “Akira” è un film molto violento: molte sequenze sono addirittura truculente, quasi allucinanti), ma anche dove l’azione, l’avventura e la fantasia dominano da gran padroni. Senza trascurare il non banale tratteggio psicologico dei personaggi (basti pensare al rapporto di odio, affetto e sudditanza che lega Tetsuo a Kaneda o alla figura del colonnello, violento e risoluto ma dotato di un suo codice morale), questo film animato è ancora oggi capace di coinvolgere lo spettatore con sequenze d’azione davvero spettacolari e capaci di battere ancora tanto cinema action celebrato di ieri e di oggi: valga, come esempio, quel lunghissimo ma entusiasmante inseguimento iniziale, sulle strade di Neo Tokyo, con le moto (dal bellissimo design) che sembrano scivolare sull’asfalto e con i fari anteriori che lasciano suggestive scie luminose dietro di sé e senza che venga mai perso di vista ogni singolo personaggio. “Akira” è anche un film molto lungo, ma i minuti volano sulle ali di una fantasia che affascina, ricca di invenzioni (soprattutto visive), che non dà tregua e che lascia sempre la voglia di ritornare dentro la sua futuristica città e di ritrovare i suoi personaggi.
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noia1
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sabato 5 gennaio 2019
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classicone
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Tetsuo viene catturato da un’agenzia governativa per essere sottoposto a strani esperimenti, i suoi amici faranno di tutto per salvarlo, si ritroveranno tutti coinvolti in una vicenda il cui fine va oltre ogni sana concezione umana.
Film da un certo punto di vista davvero particolare, innovativo soprattutto per l’approccio verso la categoria a cui esso stesso appartiene, quella dei film d’animazione, categoria raramente altrettanto adulta e dall’ampio respiro come in questi centoventi minuti. Innovazioni poi dirette oltre il genere influenzando un intero modo di fare cinema, da una trama schizoide ai continui pugni allo stomaco di immagini sanguinolente nel bel mezzo di un approccio che però è tipicamente vignettistico.
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Tetsuo viene catturato da un’agenzia governativa per essere sottoposto a strani esperimenti, i suoi amici faranno di tutto per salvarlo, si ritroveranno tutti coinvolti in una vicenda il cui fine va oltre ogni sana concezione umana.
Film da un certo punto di vista davvero particolare, innovativo soprattutto per l’approccio verso la categoria a cui esso stesso appartiene, quella dei film d’animazione, categoria raramente altrettanto adulta e dall’ampio respiro come in questi centoventi minuti. Innovazioni poi dirette oltre il genere influenzando un intero modo di fare cinema, da una trama schizoide ai continui pugni allo stomaco di immagini sanguinolente nel bel mezzo di un approccio che però è tipicamente vignettistico. Se visto da un altro punto di vista però ci si rende conto che in realtà è intrattenimento puro, senza sostanziali punti di raccordo le sequenze si sovrappongono assieme ai rispettivi risvolti, pellicola che va semplicemente goduta perché non sempre se una cosa accade ha una spiegazione immediata anzi il più delle volte serve ragionare, malgrado la follia generale poi, non si perde troppo tempo a spiegare o giustificare. Non basta però il ritmo serrato, anche le stesse scene d’azione sono memorabili così accurate più che veloci, sequenze ben scritte e dirette senza troppi stacchi, eleganti più che frenetiche, spettacolari prima di tutto.
Una satira dove i politici quando fanno fatica a mettersi d’accordo si prendono a schiaffi come all’asilo e dove tra tutti primeggia la stoica figura del colonnello, forte e cinico abbastanza da risultare ridicolo quando la sua ottusità e poca lungimiranza verranno a galla. Colonnello protetto però dalle sue cavie che dopo anni di segregazione non solo si sono rassegnate ma addirittura lo riconoscono quasi come padre malgrado assomigli molto più ad un tiranno; Tetsuo a differenza di questi ultimi invece reagirà alla prigionia con quante forze avrà in corpo perché abituato a vivere, imponendosi inoltre sugli altri spietatamente incapace com’è di controllare l’effetto di tale potere, più che sul suo stesso fisico, sul proprio fragile stato mentale di eterno sottomesso.
Una morale crudele priva di redenzione, infatti guarda caso il destino peggiore è riservato proprio alla così innocente e fragile segreta spasimante del povero Tetsuo, in generale non ci sono vere e proprie rivalse, il forte s’impone sempre sul debole mentre ai protagonisti non resta che combattere.
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wathan
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venerdì 14 dicembre 2018
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un nuovo inizio di proporzione universale.
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Katsuhiro Otomo ci delizia con questo fantastico anime futuristico apocalittico, diventato un vero e proprio cult del cinema d'animazione.
La storia, complessa e articolata necessita di particolare attenzione per essere compresa una sola visione non basta, veniamo immediatamente trasportati nella Tokyo di fine anni 80,un incidente di natura sconosciuta fa esplodere un ordigno di notevole potenza, Tokyo viene distrutta.
2019 Neo Tokyo, il genere umano è miracolosamente sopravvissuto alla terza guerra mondiale nella capitale giapponese regna il caos ed il degrado,vagabondi motociclisti del futuro capitanati dal furibondo Kaneda si scontrano con altre gang, Tetsuo l'amico di Kaneda, dopo un incidente in moto viene portato via e sottoposto ad accertamenti, esperimenti medici da parte dell'esercito di stato.
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Katsuhiro Otomo ci delizia con questo fantastico anime futuristico apocalittico, diventato un vero e proprio cult del cinema d'animazione.
La storia, complessa e articolata necessita di particolare attenzione per essere compresa una sola visione non basta, veniamo immediatamente trasportati nella Tokyo di fine anni 80,un incidente di natura sconosciuta fa esplodere un ordigno di notevole potenza, Tokyo viene distrutta.
2019 Neo Tokyo, il genere umano è miracolosamente sopravvissuto alla terza guerra mondiale nella capitale giapponese regna il caos ed il degrado,vagabondi motociclisti del futuro capitanati dal furibondo Kaneda si scontrano con altre gang, Tetsuo l'amico di Kaneda, dopo un incidente in moto viene portato via e sottoposto ad accertamenti, esperimenti medici da parte dell'esercito di stato....
Cos è Akira? Un ragazzino dai poteri soprannaturali? Un protocollo di stato top Secret intento alla concretizzazione genetica dell'essere supremo? Politici corrotti, attentati terroristi dei combattenti sovversivi fanno saltare in aria scuole, centri commerciali ma il Punto, l'infinitamente piccolo, il diluvio universale compie il suo destino, cura e sterilizza tutto... quello che ci vuole nel nostro pazzo mondo, esagero.
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ladygio99
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venerdì 20 aprile 2018
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opera miliare del genere cyberpunk
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Per chi ama l'animazione e non, Akira merita sicuramente la visione.
Non lasciatevi ingannare dai pregiudizi del tipo, è un cartone, perché non ha importanza.
È un film del 1988 e batte di brutto non solo gli anime (vecchi e non) ma tantissimi film con attori in carne ed ossa. Fortunatamente, è arrivato anche in Italia senza censura, visto l'anno dei terribili adattamenti sugli anime da parte di Mediaset e in occasione del trentesimo anniversario, ritorna al cinema, un buon modo per farlo conoscere a chi non ne sapeva niente.
Tratto dal manga di Katsuhiro Otomo Akira è uno dei primi fumetti (e cartoni) ad aver portato in Giappone il genere cyberpunk insieme a Ghost in the Shell e ancora oggi sia il film che la versione cartacea sono dei veri cult.
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Per chi ama l'animazione e non, Akira merita sicuramente la visione.
Non lasciatevi ingannare dai pregiudizi del tipo, è un cartone, perché non ha importanza.
È un film del 1988 e batte di brutto non solo gli anime (vecchi e non) ma tantissimi film con attori in carne ed ossa. Fortunatamente, è arrivato anche in Italia senza censura, visto l'anno dei terribili adattamenti sugli anime da parte di Mediaset e in occasione del trentesimo anniversario, ritorna al cinema, un buon modo per farlo conoscere a chi non ne sapeva niente.
Tratto dal manga di Katsuhiro Otomo Akira è uno dei primi fumetti (e cartoni) ad aver portato in Giappone il genere cyberpunk insieme a Ghost in the Shell e ancora oggi sia il film che la versione cartacea sono dei veri cult.
Ambientato in una Tokyo futuristica, devastata dalla Terza Guerra Mondiale, troviamo il giovane Kaneda, capo di una banda di teppisti i quali cercano disperatamente di fuggire da una città fantasma che soffoca i loro sogni e aspirazioni. Le cose si complicano quando il suo amico Tetsuo, dopo un brutto incidente finisce nelle mani del governo e dopo questa esperienza, svilupperà poteri che lo porteranno ad incontrare Akira, un entità misteriosa che da tanti anni ha sempre fatto parte della vita dell'uomo.
Se Otomo si è dimostrato un genio con il fumetto, ha fatto la medesima cosa anche con il film, dimostrando di creare un opera che in quegli anni era avanti coi tempi. Molti dicono che è troppo sopravvalutato, altri che non è all'altezza del manga per il fatto che sono state tagliate molte cose.
Avendo letto l'opera originale non do torto a queste critiche ma non sono d'accordo nel definirlo un brutto film.
Le animazioni e gli sfondi sono spettacolari. Le scene d'azione sono il massimo dell'epicità, idem per la colonna sonora. Meravigliosa la scena iniziale dove Kaneda e il suo team girano con la moto per Neo Tokyo, un buon modo per far conoscere allo spettatore l'ambientazione e farlo immergere nell'atmosfera cupa e mistica della storia. Sono state mantenute alcune cose importanti e altre sviluppate quanto bastava. Basti guardare il rapporto tra Kaneda e Tetsuo, in poco tempo ci hanno dato un quadro ben preciso.
Tetsuo è geloso di Kaneda ma gli vuole bene lo stesso e questo lo si capisce immediatamente dal finale dove viene mostrato un breve flashback tra i due o quando Tetsuo durante la mutazione, chiama disperatamente il suo amico.
Peccato che hanno messo da parte il legame fraterno tra Ryu e Kay visto che nel film è poco chiaro.
Akira è un opera di denuncia al potere e alla corruzione, richiama proteste avvenute nel passato, mostra un popolo sfruttato e sottomesso.
L' ambientazione di una città che brulica nel caos non è scelta a caso. Otomo denuncia la povertà, la dipendenza dalla droga e l' isolamento sociale. Temi che ritroviamo ancora oggi.
Non importa se è un opera vecchia, nel bene e nel male tutti lo ricordano e ne parlano. Akira vivrà per sempre e per chi segue l'animazione giapponese, deve assolutamente conoscerlo.
Portarlo al cinema con un nuovo doppiaggio è stata una buona scelta. Nonostante ho trovato ottimo anche il precedente, l'adattamento zoppicava e non poco. Al di là degli errori di pronuncia come Akìra invece di Àkira i doppiatori seppur bravissimi stonavano troppo. Kaneda e Tetsuo avevano voci esageratamente adulte per due ragazzini di quindici anni, Ryu era stato adattato inspiegabilmente in Roy e i tre bambini tenuti dal governo per gli esperimenti avevano voci adulte. Assolutamente sbagliato.
Niente da ridire invece su Paolo Buglioni che ha fatto un ottimo lavoro con il Colonnello.
Il nuovo doppiaggio è fantastico. I dialoghi sono fedeli all'originale, le voci non stonano e finalmente, abbiamo in italiano il famoso "KANEDAAAAAA" purtroppo assente nella prima versione.
Consiglio a chi ha perso questo film di recuperarlo subito e di farlo vedere alle nuove generazioni.
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laurence316
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venerdì 20 aprile 2018
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epico e visionario capolavoro dell'animazione
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Pietra miliare dell'animazione, Akira è uno degli indimenticabili capolavori della storia del cinema. Uno dei più straordinari film d'animazione mai realizzati, un kolossal imponente come mai prima, un grandioso adattamento di uno dei più importanti (e originali) manga di sempre. Un trionfo. Innanzitutto di animazione. Presenta, difatti, una cura nella stessa, nella resa degli ambienti, delle architetture (che, in certe, inquadrature, non possono che ricordare Blade Runner, tra l’altro anch’esso ambientato nel 2019) e dei personaggi assolutamente fuori dall’ordinario.
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Pietra miliare dell'animazione, Akira è uno degli indimenticabili capolavori della storia del cinema. Uno dei più straordinari film d'animazione mai realizzati, un kolossal imponente come mai prima, un grandioso adattamento di uno dei più importanti (e originali) manga di sempre. Un trionfo. Innanzitutto di animazione. Presenta, difatti, una cura nella stessa, nella resa degli ambienti, delle architetture (che, in certe, inquadrature, non possono che ricordare Blade Runner, tra l’altro anch’esso ambientato nel 2019) e dei personaggi assolutamente fuori dall’ordinario.
In un’epoca in cui gran parte dell’animazione giapponese era famigerata per la sua tendenza a tagliare sui costi di produzione riparando su animazioni limitate, che portavano, ad esempio, alla creazione di scene di dialogo dove solo le labbra del personaggio si muovevano senza seguire particolarmente le parole mentre il resto del volto rimaneva statico, Akira s’impose da subito (e la sua potenza rimane ad oggi intatta) facendo bella mostra delle sue meravigliose, fluide e dettagliatissime animazioni (e dei suoi oltre 160.000 fotogrammi realizzati, un vero record), e ricorrendo, per la prima volta nella storia dell’animazione giapponese, a dialoghi pre-registrati sulla cui base è stato poi realizzato il labiale dei personaggi.
Tale cura maniacale nell’animazione si vede tutta nelle sequenze d’azione mozzafiato, elaboratissime e prima impensabili che ricorrono lungo tutto il film (fin dall’inizio), e ne fanno, insieme alle scenografie, il film visivamente più clamoroso e rivoluzionario dell’anno.
Un vero capolavoro che, seppur, come ogni cosa, non esente da difetti (gran parte dei quali riguardanti la sceneggiatura e la necessaria compressione degli avvenimenti narrati nel manga per rientrare nelle due ore di film), sicuramente presenta tanti e tali pregi da non poter che essere considerato uno dei vertici del cinema d’animazione e di fantascienza, inesauribile fonte d’ispirazione per schiere di cineasti successivi (non solo giapponesi e non solo nell’ambito dell’animazione).
Un capolavoro che non manca, volendo in sottotraccia, di confrontarsi con tematiche importanti e complesse. E’ ambientato in un futuro distopico nel quale la società è in totale disfacimento, le strade sono nel caos, le manifestazioni e le proteste all’ordine del giorno. Un futuro dai contorni apocalittici retto da un sistema corrotto e malato, governato da una politica volubile e instabile, la cui strumentalizzazione della scienza ha provocato e continua a provocare catastrofi indicibili (difatti, nel film, lo spettro della bomba atomica è presente tanto nel prologo quanto nell’epilogo). Un panorama paurosamente futuribile in cui “il totalitarismo delle idee e delle opinioni, il determinismo delle regole di mercato, che non tollerano la disarmonia del distinto” (A. Ghilardi) la fanno da padrone. E difatti intere fasce della popolazione rimangono segregate nei bassifondi e gli stessi protagonisti sono dei reietti.
E, se, come detto, l’iconografia alle base della devastazione nel monumentale e visionario finale è abbastanza evidente, “il dissolvimento finale del corpo è doppiamente simbolico: da una parte rappresenta la disgregazione della società corrotta dal potere, dall’altra l’autodistruttività del singolo, incapace di vedere oltre il proprio egoismo” (Mereghetti).
Akira è un grandioso ed epico traguardo dell’animazione, uno spartiacque e un ponte per il futuro, un film dall’inusuale potenza visiva (visionaria), supportato anche dalle eccezionali melodie ad opera del collettivo Geino Yamashirogumi fondato da Shoji Yamashiro, ancor più sensazionale se visto al cinema.
Non a caso, il frutto di uno sforzo produttivo senza precedenti. Reso possibile dal contributo di ben 8 diverse società (riunite nella Akira Committee Company Ltd.) e dagli sforzi di un gigantesco staff composto da 1300 persone provenienti da 50 diversi studi d’animazione che si sono alternate in turni diurni e notturni in modo da permettere alla lavorazione di procedere a tappe forzate 24 ore su 24. Il tutto per un costo complessivo finale di ben 1 miliardo e 100 milioni di yen.
Akira, al momento dell’uscita, non si rivela un grande successo e, solo a seguito dell’uscita in home-video e di numerose riedizioni, recupera il budget e si afferma come un vero e proprio successo globale, un’opera di sicuro dal ruolo determinante nel processo di scoperta dell’animazione giapponese da parte del pubblico mondiale.
Distribuito in Italia prima in VHS poi finalmente al cinema nel 2013 in una versione che però manteneva il doppiaggio televisivo, poco fedele all’originale, finalmente nel 2018, in occasione del 30° anniversario, è stato rieditato nelle sale in una versione con un nuovo doppiaggio che ha ridato piena forma compiuta anche in lingua italiana al capolavoro animato di Otomo.
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laurence316
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mercoledì 23 agosto 2017
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capolavoro che ha fatto scoprire gli anime da noi
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Basato su una delle pietre miliari del fumetto e dei manga, il capostipite di una lunga serie di anime e manga successivi di simile ambientazione, il film di Akira, sempre opera di Otomo, è anch'esso una pietra miliare, un capolavoro dell'animazione, uno dei più altri vertici raggiunti degli anime giapponesi.
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Basato su una delle pietre miliari del fumetto e dei manga, il capostipite di una lunga serie di anime e manga successivi di simile ambientazione, il film di Akira, sempre opera di Otomo, è anch'esso una pietra miliare, un capolavoro dell'animazione, uno dei più altri vertici raggiunti degli anime giapponesi.
Viene realizzato (come nel caso di Nausicaa di Miyazaki) quando il manga è ancora ben lontano dalla conclusione, e diviene uno dei film fondamentali nel famoso processo di scoperta dell'animazione giapponese da parte del pubblico occidentale, uno di quelli che ha contribuito in maniera determinante alla diffusione di tale cinema.
Akira rappresenta un punto di svolta, viene accolto positivamente pressoché in tutto tutto il mondo e dà l'avvio ad una nuova era per gli anime, in cui finalmente cominceranno ad essere prodotti film d'animazione più maturi, trattanti temi più adulti e complessi. Le atmosfere cupe ma suggestive, il ritmo frenetico, l'impressionante cura nei dettagli e l'appassionante svolgersi della trama ne fanno anche un ottimo esempio di cinema di fantascienza, inevitabilmente influenzato da esempi più celebri quali Blade Runner.
Violento e iperrealistico pur nella sua cornice fantascientifica tra complotti e poteri paranormali, è un film complesso, a tratti difficile da seguire, date la necessaria semplificazione e l'accorciamento della trama del manga, resasi necessari per ovvie ragioni di tempo. Ma questo non toglie niente ad un film che merita di essere visto, se non altro per l'aspetto visivo, a cui hanno contribuito oltre 1.300 animatori provenienti da 50 studi diversi, che si sono alternati in turni diurni e notturni, di fatto permettendo che la produzione procedesse a tappe serrate, ventiquattr'ore su ventiquattro.
Uno dei film più costosi al momento dell'uscita (comunque non tanto per gli standard occidentali: circa 1 miliardo di yen, ovvero circa 8 milioni di dollari), arricchito da numerosi effetti speciali, Akira è supportato anche dalle perfette melodie ad opera di S.Yamashiro. Uscito in Giappone nel 1988, non si rivela un grande successo di pubblico, mentre in Europa e USA arriva solo a partire da qualche anno dopo e in Italia viene distribuito direttamente per il mercato dell'home-video in VHS nel 1992. Esce finalmente nei cinema nel 2013, ma per un solo giorno, in occasione del 25° anniversario, per poi essere pubblicato in DVD e Blu-Ray dalla Dynit in una nuova versione restaurata, la quale però mantiene il doppiaggio televisivo italiano, mai particolarmente fedele all’originale giapponese.
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nero wolfe
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lunedì 21 marzo 2016
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porcheria
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Confusionario prodotto della peggiore animazione giapponese. Neanche l'età gli porta uno sconto. Avvicinarlo a Blade Runner è una bestemmia pura e semplice.
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dandy
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martedì 21 gennaio 2014
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trasformarsi non sempre è un bene.
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Concitata e iperbolica contaminazione di film("Blade Runner",""2001:Odissea nello spazio","Godzilla" e "Scanners")nel più costoso e delirante anime mai realizzato.La mancanza di familiarità con l'omonimo fumetto da cui è tratto rende la storia(ellittica e sfaccettata)assai indecifrabile per non dire incomprensibile.Il fascino visivo è assicurato:animazione e colori sorprendono,e il finale è un bel trip animato(da confrontare con quello di "Tekkonkinkreet").Ben vengano quando non banali,le riflessioni sulle conseguenze dell'ignominia scientifica e l'uso arbitrario di un potere sconfinato.
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evildevin87
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giovedì 19 dicembre 2013
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stupefacente a dir poco
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Prendere un proprio prodotto, rimodellarlo e dargli uno sviluppo un po' diverso e uscirsene fuori con un altro capolavoro. Non è da tutti. Dopo l'omonima graphic novel, Katsuhiro Otomo confeziona un'opera di animazione a dir poco eccezionale. Visivamente parlando il film è qualcosa di spettacolare, potentissimo ed efficace e l'animazione per essere di quegli anni è fluidissima e di qualità sopraffina, curata maniacalmente e senza sbavature. La trama è avvincente, enigmatica e a prima visione un po' incomprensibile ma comunque estremamente coinvolgente e affascinante, e che lascia senz'altro la voglia di una seconda visione. Pur non essendo ai livelli del fumetto (che è una vera e propria pietra miliare del manga) il film si difende bene e rimane un'opera cyberpunk godibile e apprezzabile, anche se diverso sotto molti aspetti.
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Prendere un proprio prodotto, rimodellarlo e dargli uno sviluppo un po' diverso e uscirsene fuori con un altro capolavoro. Non è da tutti. Dopo l'omonima graphic novel, Katsuhiro Otomo confeziona un'opera di animazione a dir poco eccezionale. Visivamente parlando il film è qualcosa di spettacolare, potentissimo ed efficace e l'animazione per essere di quegli anni è fluidissima e di qualità sopraffina, curata maniacalmente e senza sbavature. La trama è avvincente, enigmatica e a prima visione un po' incomprensibile ma comunque estremamente coinvolgente e affascinante, e che lascia senz'altro la voglia di una seconda visione. Pur non essendo ai livelli del fumetto (che è una vera e propria pietra miliare del manga) il film si difende bene e rimane un'opera cyberpunk godibile e apprezzabile, anche se diverso sotto molti aspetti. Molto valida anche la colonna sonora di Geinoh Yamashiro, superba e incalzante. Tirando le somme, uno dei film d'animazione più belli di sempre. Consigliatissimo, così come il fumetto omonimo.
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