renato c.
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domenica 11 ottobre 2009
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bel film di spionaggio in perfetto stile fleming
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E arriva un nuovo James Bond: l'attore gallese Timothy Dalton che interpreta un Bond molto in linea con il personaggio descritto da Ian Fleming nei suoi romanzi. Il James Bond dei libri è descritto come un uomo freddo, con gli occhi crudeli ma che sa anche amare, sa essere un grande gentleman, prova sentimenti, prova paura, non è cinico nell'uccidere, anzi lo fa proprio se non ne puoò fare a meno ed è però molto vendicativo! Ebbene, Timoyhy Dalton incarna molto bene questo personaggio, audace, timoroso e con sguardi terribili quando si arrabbia! Un ottima scelta di protagonista, purtroppo durata solo due films! "Zona pericolo" è un film centrato bene sullo spionaggio, ambientato ancora oltre cortina anche se ormai nell'era gorbaciviana! Realista in molte scene, lascia poco spazio sia all'umorismo che alle scene bondiane parossistiche (es.
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E arriva un nuovo James Bond: l'attore gallese Timothy Dalton che interpreta un Bond molto in linea con il personaggio descritto da Ian Fleming nei suoi romanzi. Il James Bond dei libri è descritto come un uomo freddo, con gli occhi crudeli ma che sa anche amare, sa essere un grande gentleman, prova sentimenti, prova paura, non è cinico nell'uccidere, anzi lo fa proprio se non ne puoò fare a meno ed è però molto vendicativo! Ebbene, Timoyhy Dalton incarna molto bene questo personaggio, audace, timoroso e con sguardi terribili quando si arrabbia! Un ottima scelta di protagonista, purtroppo durata solo due films! "Zona pericolo" è un film centrato bene sullo spionaggio, ambientato ancora oltre cortina anche se ormai nell'era gorbaciviana! Realista in molte scene, lascia poco spazio sia all'umorismo che alle scene bondiane parossistiche (es. la fuga sulla neve nella custodia del violoncello!)Inoltre si svolge anche nell'Afganistan ancora occupato dai sovietici che, a dispetto da quanto sembra all'inizio, non sono loro i "cattivi" del film ma un americano folle collezionista d'armi ed un sovietico fuggito in occidente trafficante di armi e droga. Stile suspence spionaggio nella Bratislava oltre cortina, azione ed avventura in Afganistan. Un film ben riuscito! Debutta anche una nuova Miss Moneypenny, più adatta come età ad affiancare Timothy Dalton, mentre rimangono l'inossidabile Q, il nuovo M(Robert Brown) ed il ministro degli interni, tra i quali però il nuovo Bond non stona affatto!
Purtroppo è l'ultima volta della colonna sonora composta da John Barry!
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spalla
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mercoledì 20 gennaio 2010
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finalmente delle novità!
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Finalmente, dopo tre film di 007 abbastanza ripetitivi ne arriva uno che apporta diverse novità alla saga. A cominciare dall'interprete principale: Roger Moore, ormai troppo vecchio per la parte, viene qui sostituito da Timothy Dalton. E bisogna dire che il nuovo interprete se l'è cavata decisamente bene, già alla sua prima prova si è calato senza problemi nei panni del personaggio che deve interpretare. E' vero che Dalton ha un aspetto meno coriaceo di Connery e Moore, ma in compenso, è però decisamente più simpatico. Si può anche aggiungere che in questo film 007 inizia a perdere un pochino di quel fascino impeccabile che l'ha sempre contraddistinto: qui infatti si innamora un po' troppo facilmente ed la sua obbedienza verso i suoi superiori inizia un po' a vacillare, ma tutto sommato, è ancora più che convincente.
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Finalmente, dopo tre film di 007 abbastanza ripetitivi ne arriva uno che apporta diverse novità alla saga. A cominciare dall'interprete principale: Roger Moore, ormai troppo vecchio per la parte, viene qui sostituito da Timothy Dalton. E bisogna dire che il nuovo interprete se l'è cavata decisamente bene, già alla sua prima prova si è calato senza problemi nei panni del personaggio che deve interpretare. E' vero che Dalton ha un aspetto meno coriaceo di Connery e Moore, ma in compenso, è però decisamente più simpatico. Si può anche aggiungere che in questo film 007 inizia a perdere un pochino di quel fascino impeccabile che l'ha sempre contraddistinto: qui infatti si innamora un po' troppo facilmente ed la sua obbedienza verso i suoi superiori inizia un po' a vacillare, ma tutto sommato, è ancora più che convincente. Sono bravi poi anche gli altri interpreti: Maryam D'abo se la cava bene come bond girl e Jeroen Krabbe è sicuramente bravo a fare la parte del cattivo in apparenza buono e simpatico ma in realtà parecchio subdolo (ne darà prova, ad esempio anche in "Il fuggitivo"). Carina anche la nuova Moneypenny, che rimpiazza definitivamente Lois Maxwell, anch'essa ormai troppo vecchia. Altre innovazioni vengono apportate alla trama del film, che qui non ricalca passo per passo la struttura di quella dei film precedenti, ma se ne distacca, divenendo così meno prevedibile. E' inoltre ben congegnata e riserva più di un clamoroso colpo di scena. In questo film viene poi aumentato il tasso di azione, che, pur non rischiando di soffocare la trama, è più scatenata e adrenelinica di quella dei 3 film precedenti e ritrova pienamente anche l'ironia che accompagna sempre 007. Ritornano alla grande anche i simpatici gadget di Q, a cominciare dalla mitica Aston Martin, l'auto di 007 per eccellenza, dotata di numerosi trucchetti e uno "speciale" portachiavi. In "Zona Pericolo" insomma, azione e trama, realismo e esagerazioni, ironie e serietà sembrano convivere in perfetto equilibrio, per un ottimo risultato che dovrebbe soddisfare più categorie di spettatori. Bellissime come sempre infine le riprese e le ambientazioni, che vanno dalla Russia a Tangeri e dall'Austria all'Afghanistan. Tutto questo rende "Zona Pericolo" un buon capitolo della serie, forse il migliore con la regia di Jonh Glen. Ben fatto, Dalton, ben fatto Glen!
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nicolò
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sabato 2 giugno 2007
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a moore succede il gallese dalton e con successo
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James Bond (Timothy Dalton) si allea con una bionda violoncellista (Maryam d'Abo) che di secondo mestiere fa il killer per impedire il folle piano di un ex generale del KGB (Jeroen Krabbé), alleato di un terrorista americano (Joe Don Baker). Buon debutto di Dalton nei panni di 007 in una spy story ricca di tensione, cazzotti ed effetti speciali, ma le belle donne sono in quantità inferiore rispetto ai film precedenti: spaventata dall’Aids, la spia di Sua Maestà si propone di essere casto per un po’, ma poi s’impegna in una vera love story con la bella musicista. Quel che dà la marcia in più al prodotto è, come in tutti i Bond degli anni ’80, la regia di Glen che, pur fatta a macchina, convince.
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James Bond (Timothy Dalton) si allea con una bionda violoncellista (Maryam d'Abo) che di secondo mestiere fa il killer per impedire il folle piano di un ex generale del KGB (Jeroen Krabbé), alleato di un terrorista americano (Joe Don Baker). Buon debutto di Dalton nei panni di 007 in una spy story ricca di tensione, cazzotti ed effetti speciali, ma le belle donne sono in quantità inferiore rispetto ai film precedenti: spaventata dall’Aids, la spia di Sua Maestà si propone di essere casto per un po’, ma poi s’impegna in una vera love story con la bella musicista. Quel che dà la marcia in più al prodotto è, come in tutti i Bond degli anni ’80, la regia di Glen che, pur fatta a macchina, convince. Buon successo anche per la canzone del titolo eseguita dal gruppo norvegese degli A-ha.
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jackpug
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venerdì 14 agosto 2015
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non male il primo film di bond con dalton
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Dopo aver interpretato per l'ultima volta il ruolo di James Bond in "Bersaglio mobile", Roger Moore passa il testimone a Timothy Dalton.
Il Bond di Dalton è molto diverso da quello di Moore e più vicino a quello dei romanzi di Fleming : più rigido, freddo, spietato e violento ( anche se questo si vedrà di più in "Vendetta privata" ).
"Zona pericolo" risulta essere un buon film d'azione, abbastanza moderno ma niente di stupefacente se messo a confronto con altri film della saga di 007.
La trama va bene tanto da far apparire Dalton-Bond anche leggermente sensibile di fronte alla paura e alla dolcezza della bella Bond Girl Kara Milovy ( Maryam D'Abo ) ma pur sempre pronto a mandare in aria i piani dei soliti villlains pazzoidi o doppiogiochisti.
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Dopo aver interpretato per l'ultima volta il ruolo di James Bond in "Bersaglio mobile", Roger Moore passa il testimone a Timothy Dalton.
Il Bond di Dalton è molto diverso da quello di Moore e più vicino a quello dei romanzi di Fleming : più rigido, freddo, spietato e violento ( anche se questo si vedrà di più in "Vendetta privata" ).
"Zona pericolo" risulta essere un buon film d'azione, abbastanza moderno ma niente di stupefacente se messo a confronto con altri film della saga di 007.
La trama va bene tanto da far apparire Dalton-Bond anche leggermente sensibile di fronte alla paura e alla dolcezza della bella Bond Girl Kara Milovy ( Maryam D'Abo ) ma pur sempre pronto a mandare in aria i piani dei soliti villlains pazzoidi o doppiogiochisti.
L'ironia viene meno in questo film rispetto ai titoli precedenti con Moore ma è pur sempre un buon capitolo ( non eccellente ) di questa maestosa serie cinematografica, accompagnato dalla grandissima theme song "The Living Daylights" del gruppo A-ha.
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dragonia
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mercoledì 29 giugno 2011
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buona spy-story con un ritmo vivace
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La prima avventura bondiana con Dalton ha un sacco di punti a suo favore: azione a iosa, ritmo sostenuto, bravi interpreti (Dalton su tutti, checché ne dicano i critici) e località suggestive. Purtroppo, però, come tutti i film del genere, non è esente da difetti: ai cattivi (fatta eccezione per il diabolico Necros, uno dei migliori killer della serie) non viene dato abbastanza spazio, come già era successo in Dalla Russia con amore e, mentre il villain "principale", il generale russo, fa una figura piuttosto ridicola (grave errore la scelta di farlo sopravvivere, secondo me), il secondo, il contrabbandiere Whitaker, è abbastanza presente per far sentire la sua antipatia.
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La prima avventura bondiana con Dalton ha un sacco di punti a suo favore: azione a iosa, ritmo sostenuto, bravi interpreti (Dalton su tutti, checché ne dicano i critici) e località suggestive. Purtroppo, però, come tutti i film del genere, non è esente da difetti: ai cattivi (fatta eccezione per il diabolico Necros, uno dei migliori killer della serie) non viene dato abbastanza spazio, come già era successo in Dalla Russia con amore e, mentre il villain "principale", il generale russo, fa una figura piuttosto ridicola (grave errore la scelta di farlo sopravvivere, secondo me), il secondo, il contrabbandiere Whitaker, è abbastanza presente per far sentire la sua antipatia. Una bond-girl piuttosto scialba, protagonista di alcune sequenze un po' stonate, insieme a quanto detto prima, mi impedisce di dare cinque stelle a questo film, che rimane comunque assai gradevole da vedere.
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onufrio
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domenica 24 febbraio 2013
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arriva il quarto bond della saga
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Timothy Dalton prende il posto di Roger Moore, con poca espressività e meno charme; l'agente di sua maestà si ritrova ancora una volta indaffarato nel risolvere questioni pericolose col KGB, in suo soccorso verrà una giovine violoncellista di nome Kara, che a mio parere è una tra le peggiori bond girl della saga, che insieme dunque al peggior bond della saga(un pò per demeriti dell'attore,un pò anche per la ripetitività di questi 007 usciti constantemente ogni due anni) non fanno altro che sviluppare un episodio senza alti nè bassi,soltanto una maggiore serietà durante lo svolgersi delle vicende rende il film più che discreto, a differenza degli ultimi 007 con Moore dove i film stavano acquistando sempre più le sembiosi di parodie del genere spionaggio.
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angelino67
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giovedì 5 maggio 2016
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dalton riporta serietà al ruolo
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Dalton fa lo 007 che doveva fare Brosnan, che però era impegnato in tv, venti anni dopo quando era già stato preso in considerazione, nel '67 (e pure nel '69) ma era troppo giovane. La grinta e la freddezza che Glen cercò di infondere a Moore é espressa benissimo da Dalton. Egli porta una rinnovata profondità al personaggio, distaccato e spietato come nei libri di Fleming. Il film é avventuroso e coinvolgente, soprattutto nella prima parte. I temi sono il commercio illegale di armi, le estorsioni, il traffico di droga e l'aiuto ai mujaheddin contro l'invasione sovietica anche se il film non esagera con la propaganda e evoca piuttosto la guerra in Afghanistan in maniera romantica. La regia di John Glen é sobria e equilibrata.
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Dalton fa lo 007 che doveva fare Brosnan, che però era impegnato in tv, venti anni dopo quando era già stato preso in considerazione, nel '67 (e pure nel '69) ma era troppo giovane. La grinta e la freddezza che Glen cercò di infondere a Moore é espressa benissimo da Dalton. Egli porta una rinnovata profondità al personaggio, distaccato e spietato come nei libri di Fleming. Il film é avventuroso e coinvolgente, soprattutto nella prima parte. I temi sono il commercio illegale di armi, le estorsioni, il traffico di droga e l'aiuto ai mujaheddin contro l'invasione sovietica anche se il film non esagera con la propaganda e evoca piuttosto la guerra in Afghanistan in maniera romantica. La regia di John Glen é sobria e equilibrata. Egli ha un vero senso dell'immagine che esprime bene l'atmosfera dei luoghi. L'ultima colonna sonora di John Barry, che comprende anche Mozart, Tchaikovsky, Dvorak, Borodin e i Pretenders (la canzopne dei titoli é cantata dagli a-Ha). La sequenza prima dei titoli è straordinaria. Ottimi i gadget. La sceneggiatura é una delle delle migliori da "Dalla Russia con amore" e probabilmente la migliore da "Al servizio segreto di sua maestà". Myriam D'Abo è piuttosto mite come Bond girl ma è affascinante, intelligente e indipendente. La monogamia di Bond riflette la paura dell'AIDS di quegli anni ma forse anche una maggiore maturità del personaggio. Dalton non è né meschino né lezioso: il suo é un Bond serio. A differerenza di episodi precedenti questa non é una non è una commedia anche se ci sono momenti divertenti. Gli effetti speciali e visivi sono eccellenti. Certamente più vicino ai libri di Fleming del Bond di Moore. Nel cast una menzione speciale per John Davies nella parte di Puskin.
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elgatoloco
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giovedì 23 giugno 2016
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my name is bond...
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Personalmente ho un problema con Timothy Dalton as James Bond: lo trovo molto lontano dall'immagine forse stereotipata, che , da Sean Connery in poi, mi sono fatta del personaggio: è troppo"capellone", ma so che qualcuno dice che sarebbe stato gradito a Ian Fleming, creatore letterario della serie: sarà, ma non si puù controllare, in absentia personae e comunque il film è altra cosa dai romanzi...Per il resto, tutto ben"orchestrato"(è il caso di dirlo, con la violoncellista di Bratislava co-protagonista), ben diretto e realizzato: belle tutte le sequenze, quelle sul Prater viennese, quelle nel deserto afghano-pakistaniano, quelle "aeree"e quelle terrestri.
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Personalmente ho un problema con Timothy Dalton as James Bond: lo trovo molto lontano dall'immagine forse stereotipata, che , da Sean Connery in poi, mi sono fatta del personaggio: è troppo"capellone", ma so che qualcuno dice che sarebbe stato gradito a Ian Fleming, creatore letterario della serie: sarà, ma non si puù controllare, in absentia personae e comunque il film è altra cosa dai romanzi...Per il resto, tutto ben"orchestrato"(è il caso di dirlo, con la violoncellista di Bratislava co-protagonista), ben diretto e realizzato: belle tutte le sequenze, quelle sul Prater viennese, quelle nel deserto afghano-pakistaniano, quelle "aeree"e quelle terrestri. Realizzato in epoca gorbacevana (era il 1987)ma decisamente ancora legato alla guerra fredda(pericolo KGB, pur se nascosto in un ufficiale"traditore", ma quale sarà-questo il Mac Guffin...), "The Living Daylights"è comunque film piacevole, per le scene. Fellini dichiarava di amare i"James Bond"per l'allure fantastico, ma la fantasia è troppo legata alla tecnologia e alla finalizzazione bellica, il che(ma è questione di"gusto"o meglio di struttura"caratteriologica")diverte francamente di meno. Myriam D'Abo è personaggio comunque interessante, Joe Don Baker è attore comunque bravo e intrigante, qui nella parte del"vilain", anche se, invero, è un film senza"SPectre"vel similia, semmai con mujajdin afghani e segrete mene nel KGB e nell'ex-URSS... El Gato
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gepy7
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domenica 11 settembre 2016
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ritorno alle origini
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Dopo i deliri psichedelici degli ultimi episodi con Roger Moore, i produttori Broccoli e Wilson, il regista Glen e lo sceneggiatore storico Maibaum riscrivono la storia di 007 recuperando lo stile di Fleming, quindi costruendo, per il nuovo interprete, una storia di spie più che un film d'avventura, sul modello di Dalla russia con amore anzichè dei Moonraker che tanto avevano snaturato l'eroe di ian Fleming. Qui 007 deve favorire la fuga e la diserzione, da Bratislava, di un generale russo, che in realtà si rivelerà un doppiogiochista in combutta con un collega americano. E di doppioni si avvale tutta la storia scritta dagli sceneggiatori: l'esercitazione, fasulla, a Gibilterra, il killer dapprima venditore di latte e poi di palloncini,la violoncellista che si rivela un agente del Kgb, un detenuto afgano rivelatosi combattente dei muhjaideen.
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Dopo i deliri psichedelici degli ultimi episodi con Roger Moore, i produttori Broccoli e Wilson, il regista Glen e lo sceneggiatore storico Maibaum riscrivono la storia di 007 recuperando lo stile di Fleming, quindi costruendo, per il nuovo interprete, una storia di spie più che un film d'avventura, sul modello di Dalla russia con amore anzichè dei Moonraker che tanto avevano snaturato l'eroe di ian Fleming. Qui 007 deve favorire la fuga e la diserzione, da Bratislava, di un generale russo, che in realtà si rivelerà un doppiogiochista in combutta con un collega americano. E di doppioni si avvale tutta la storia scritta dagli sceneggiatori: l'esercitazione, fasulla, a Gibilterra, il killer dapprima venditore di latte e poi di palloncini,la violoncellista che si rivela un agente del Kgb, un detenuto afgano rivelatosi combattente dei muhjaideen. Lo stesso 007 è impegnato in un falso omicidio (del generale Pushkin) inscenato per scoprire i veri intenti dell'uomo che ha fatto fuggire e che lo ha tradito. C'è una maggiore finezza nella scrittura e nella stesura della storia, che toglie un pò spazio all'azione ma che recupera in definizione dei personaggi, non più caricatura o macchiette da fumetto. Dalton è stato un buon Bond, pur non avendo il carisma del grande Sean o il fascino di Moore ha avuto il merito di recuperare gli aspetti primordiali dell'eroe di Fleming, divenuto comico negli ultimi Moore, poi ripreso da Craig negli anni 2000. Avrebbero dovuto farlo debuttare , forse, prima, così non è stato, e il risultato è che il cinema ha dimenticato, in fretta, gli 007 degli anni 80 (quelli di minor incasso), non per colpa del suo interprete. Peccato.
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paolo1967
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giovedì 4 maggio 2023
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più che dignitoso episodio della serie
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Il primo Bond di Dalton è più serio degli ultimi episodi con Moore ma fin dai titoli di testa una dose di umorismo e lo stesso modo di enfatizzare i tratti del viso e dello sguardo del protagonista avvicinano e ricordano le caratteristiche da fumetto per ragazzi senza pretese che è fondamentalemente la serie. Appena si afferma un tono piuttosto scuro che semnra la caratteristica del film, una situazione o un dialogo umoriscono rischiarano con una ironia non però parodistica come in molti dei Bond precedenti. La regia di John Glen (che aveva diretto alcuni di questi film) si riconosce facilmente, ma egli è molto abile nel tentavìtivo di realizzare un Bond a suo modo originale, sempre gradevole e vario.
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Il primo Bond di Dalton è più serio degli ultimi episodi con Moore ma fin dai titoli di testa una dose di umorismo e lo stesso modo di enfatizzare i tratti del viso e dello sguardo del protagonista avvicinano e ricordano le caratteristiche da fumetto per ragazzi senza pretese che è fondamentalemente la serie. Appena si afferma un tono piuttosto scuro che semnra la caratteristica del film, una situazione o un dialogo umoriscono rischiarano con una ironia non però parodistica come in molti dei Bond precedenti. La regia di John Glen (che aveva diretto alcuni di questi film) si riconosce facilmente, ma egli è molto abile nel tentavìtivo di realizzare un Bond a suo modo originale, sempre gradevole e vario. Come ne "Al servizio segreto di sua maestà", altro film molto vicino al libro di Fleming, il film sembra concentrarsi sul personaggio di Bond più che sull'attore che lo interpreta. In molte sequenza c'è un aspetto sardonico (altra parentela coi libri di Fleming) che ne ne mitiga certo aspetti (come nelle scene violente) in modo che non disturbino ma piuttosto sempre divertano lo spettatore. La realtiva freddezza del film si riscalda nelle seqienze con Maryam d'Abo (la musica classica è una piacevole novità nei film di 007). Sempre interessanti, spesso suggestive, talvolta splendide le ambientazioni. Sempre aggiornato, il Bond del 1987 è monogamo per via dell'AIDS, e per questo potrebbe assomigliare ad altri film (o fumetti) d'azione celebri. Nel corso degli anni la violenza ha preso progressivamente piede sulle componenti del Bond originale, ma qui c'è trova un equlibrio tra il mantenere serie le scene d'azione ed elementi umoristici, paradossali, perfino comici anche funzionali (piuttosto abbondanti le trovate) al ritmo delle scene stesse.
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