end75
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lunedì 16 febbraio 2009
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per elisa
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Film capovaloro, realmente compreso solo da chi ha vissuto dal di dentro l'esperienza infinita della tossic.za , o da chi ha vissuto a diretto contatto con loro...il regista entra bene nei meccanismi quotidiani e nelle dinamiche psicologiche ricorrenti, fa vivere dal vivo le emozioni, la felicità, la spensierata ebbrezza che si prova appena "si svolta" e si litiga per dove andare a farsi, enfatizza bene il momeno del flash(quando la roba entra in circolo), fa percepire le atmosfere decadenti della roma anni 80 solo eroina, che sopravvive ancora adesso ma in fome trasfigurate. Bellissimo film, può far fare delle valutazioni pericolose sul senso della vita: vale la pena vivere come si deve, nella normalità? Il gioco vale la candela? Razionalmente no, emotivamente non lo so: certo è che, e nessuno tossico o ex può smentirmi, l'esperienza dell'eroina agendo a livello recettoriale, da sensazioni che ne un rapporto sessuale, ne un'emozione, ne un bel lavoro, potranno mai dare(e ai voglia con la storia delle "soddisfazioni per le piccole cose", a buon intenditor.
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Film capovaloro, realmente compreso solo da chi ha vissuto dal di dentro l'esperienza infinita della tossic.za , o da chi ha vissuto a diretto contatto con loro...il regista entra bene nei meccanismi quotidiani e nelle dinamiche psicologiche ricorrenti, fa vivere dal vivo le emozioni, la felicità, la spensierata ebbrezza che si prova appena "si svolta" e si litiga per dove andare a farsi, enfatizza bene il momeno del flash(quando la roba entra in circolo), fa percepire le atmosfere decadenti della roma anni 80 solo eroina, che sopravvive ancora adesso ma in fome trasfigurate. Bellissimo film, può far fare delle valutazioni pericolose sul senso della vita: vale la pena vivere come si deve, nella normalità? Il gioco vale la candela? Razionalmente no, emotivamente non lo so: certo è che, e nessuno tossico o ex può smentirmi, l'esperienza dell'eroina agendo a livello recettoriale, da sensazioni che ne un rapporto sessuale, ne un'emozione, ne un bel lavoro, potranno mai dare(e ai voglia con la storia delle "soddisfazioni per le piccole cose", a buon intenditor...) Credo che dovremmo essere tutti meno ipocriti nelle sentenze che emettiamo. Il film sta li a ricordarcelo. Poi non dimentichiamo tutta quella fascia di eroinomani o morfinomani di lusso non di strada, persone laureate, intelligentissime, grandi menti del secolo, attori, ricchi, medici, persone borghesi, che non hanno vissuto la strada ma solo l'effetto della diacetilmorfina sui loro neuroni. Comunque bellissimo film. Ciopper, aver sentito un tuo commento è stato il massimo, sei il top fatti vivo
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(di angie)
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sergio
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martedì 12 giugno 2007
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film documentario, peccato il finale
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Attori tossicodipendenti, regia e musiche scarne, per tre quarti direi che il film è uno spaccato di vita reale, neorealista, può piacere o no, ma ha una sua dimensione, difficile da catologare. Il tutto viene in parte rovinato dal finale, retorico e poco credibile, lei che muore sotto la statua dedicata a Pasolini, lui che corre per chilometri con una dose in corpo e due poliziotti che gli sparano " Perchè correva ", mah... l'esempio di come la ricerca della metafora ideologica (omaggio a Pasolini, lui che muore di corsa come di corsa ha bruciato la sua vita, e la polizia cattiva) può scadere nel ridicolo. Nel complesso un film discreto, magari qualcuno al giorno d'oggi si facesse qualcosa del genere invece dei soliti film scontati.
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Attori tossicodipendenti, regia e musiche scarne, per tre quarti direi che il film è uno spaccato di vita reale, neorealista, può piacere o no, ma ha una sua dimensione, difficile da catologare. Il tutto viene in parte rovinato dal finale, retorico e poco credibile, lei che muore sotto la statua dedicata a Pasolini, lui che corre per chilometri con una dose in corpo e due poliziotti che gli sparano " Perchè correva ", mah... l'esempio di come la ricerca della metafora ideologica (omaggio a Pasolini, lui che muore di corsa come di corsa ha bruciato la sua vita, e la polizia cattiva) può scadere nel ridicolo. Nel complesso un film discreto, magari qualcuno al giorno d'oggi si facesse qualcosa del genere invece dei soliti film scontati. P.S. forse l'abbastanza recente " Fame Chimica " può essere un film simile, anche per quanto riguarda gli aspetti retorici.
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bebo
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lunedì 22 ottobre 2007
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quella piaga degli anni '80
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Uno spaccato preciso, esatto, di quegli anni '80, del rapporto giovani-droga, lontano anni luce dalla tossicodipendenza odierna divenuta purtroppo più caotica e 'per tutti'. Il 'drogato' che senza volerlo fa quasi compassione allo spettatore e che mantiene sempre una sua dignità; che ancora ha qualche valore in cui credere (l'amore, l'amicizia, il rispetto) nonostante sia diventato quello che è. Un film che fa scoprire un mondo tanto vicino quanto allo stesso tempo lontano. Un film che affronta quella che era la paura più grossa, la piaga degli anni '80: la droga. Un buonissimo lavoro per Caligari che inciampa sul finale senza comunque rovinare quanto fatto fino a pochi minuti prima.
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parsifal
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lunedì 27 marzo 2017
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tagliente e doloroso
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Scritto e realizzato da Claudio Caligari, insieme al sociologo Guido Blumir ( che aveva pubblicato alcuni testi inerenti al fenomeno della tossicodipendenza, in quel periodo sempre più diffusa), inizialmente doveva intitolarsi " Street Heroin", ma il nome non venne accettato dalla censura dell'epoca. Venne girato in poco più di un mese, ma era il frutto di più di un anno di meticoloso lavoro di documentazione. Caligari ed il suo staff trascorsero giornate e nottate intere insieme ai ragazzi che divennero i protagonisti di questo lavoro, che oggi è considerato uno spartiacque tra le poche pellicole precedenti sull'argomento ed il realismo crudo e tagliente in esso riportato.
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Scritto e realizzato da Claudio Caligari, insieme al sociologo Guido Blumir ( che aveva pubblicato alcuni testi inerenti al fenomeno della tossicodipendenza, in quel periodo sempre più diffusa), inizialmente doveva intitolarsi " Street Heroin", ma il nome non venne accettato dalla censura dell'epoca. Venne girato in poco più di un mese, ma era il frutto di più di un anno di meticoloso lavoro di documentazione. Caligari ed il suo staff trascorsero giornate e nottate intere insieme ai ragazzi che divennero i protagonisti di questo lavoro, che oggi è considerato uno spartiacque tra le poche pellicole precedenti sull'argomento ed il realismo crudo e tagliente in esso riportato. Le peripezie quotidiane di un affiatato gruppo di ragazzi , alla ricerca dell'unica ragione ( apparentemente) che li animi al risveglio. Ambientato ad Ostia, luogo nel quale Caligari tornerà per realizzare il sup ultimo lavoro " Non essere cattivo", il film descrive , in maniera cruda e minuziosa , senza falsi pudori, la realtà degradata e difficile di chi vive quotidianamente in virtù della propria dipendenza. Il regista conobbe sul posto i futuri protagonisti , che non erano attori e non lo divennero , e visse con loro per circa un anno, prima di iniziare a realizzare le riprese. Ciò che venne portato sullo schermo è una realtà dura e senza compromessi, dove nulla viene risparmiato; prostituzione, reati di vario genere, depressione suburbana. Fece enormemente scalpore all'epoca e molti lo avversarono, ma nel corso del tempo è diventato un vero e proprio cult.movie., una sorta di manifesto neorealistico degli anni 80. Cesare, il protagonista, è venuto a mancare pochi anni dopo , Roberto detto Ciopper è scomparso pochi anni fa e di recente anche Caligari ha passato il ponte , non prima di aver finito la sua ultima opera. Emblematiche alcune sequenze, come l'overdose sotto il monumento a Pasolini, la folle corsa di Cesare, L'incedere lento ed inesorabile dei protagonisti all'inizio del film, il quadro di sangue nella casa di Patrizia. Film amato e odiato, senza mezze misure. Colonna sonora incalzante , scabra e martellante , come le cicale ad Agosto, a cura di Detto Mariano.
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luca scial�
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giovedì 12 novembre 2015
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il transpotting italiano
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Primo dei soli quattro film del regista Claudio Caligari, deceduto lo scorso anno poco dopo aver girato il suo quarto film. Film realtà sul problema della droga, ambientato in una Ostia degradata, dove un gruppo di ragazzi vivono di espedienti col solo obiettivo di drogarsi. Quando due di loro, Michele e Cesare, decidono di farla finita con quella vita, è troppo tardi.
Diretto, crudo, volutamente scarno e per questo realista e sincero. Una pellicola pasoliniana, e forse non è un caso che lei muia sotto la scultura dedicata a Pasolini. A posteriori può essere considerato il Transpotting italiano. Perfino più amaro, senza alcuno spazio per l'ironia.
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Primo dei soli quattro film del regista Claudio Caligari, deceduto lo scorso anno poco dopo aver girato il suo quarto film. Film realtà sul problema della droga, ambientato in una Ostia degradata, dove un gruppo di ragazzi vivono di espedienti col solo obiettivo di drogarsi. Quando due di loro, Michele e Cesare, decidono di farla finita con quella vita, è troppo tardi.
Diretto, crudo, volutamente scarno e per questo realista e sincero. Una pellicola pasoliniana, e forse non è un caso che lei muia sotto la scultura dedicata a Pasolini. A posteriori può essere considerato il Transpotting italiano. Perfino più amaro, senza alcuno spazio per l'ironia.
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sabato 23 gennaio 2016
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docufilm eccezionale!!!
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Il film e' finzione, i protagonisti sono attori, AMORE TOSSICO non e' un film,e' uno stralcio di vita reale, crudo, tosto, molto ma molto difficile da mandare giu'. Non e' neanche facile capirlo, accettarlo, solo se hai attraversato direttamente o indirettamente il tunnel del droga potrai metabolizzarlo. Dalla pellicola traspare tutta l'ansia, il dolore, il male e la gioia di questo inferno. E' difficile fare un lavoro del genere, il regista e la produzione hanno dimostrato di avere coraggio da vendere, dimostrandolo anche nella scelta degli attori che sono stati presi dalla strada con tutti i loro problemi. Ricordo che qualcuno ando' via dal cinema dopo il primo tempo, forse non erano riusciti ad alzare la testa dalla sabbia e vedere il male e il dolore che provoca l'eroina nell'essere umano.
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Il film e' finzione, i protagonisti sono attori, AMORE TOSSICO non e' un film,e' uno stralcio di vita reale, crudo, tosto, molto ma molto difficile da mandare giu'. Non e' neanche facile capirlo, accettarlo, solo se hai attraversato direttamente o indirettamente il tunnel del droga potrai metabolizzarlo. Dalla pellicola traspare tutta l'ansia, il dolore, il male e la gioia di questo inferno. E' difficile fare un lavoro del genere, il regista e la produzione hanno dimostrato di avere coraggio da vendere, dimostrandolo anche nella scelta degli attori che sono stati presi dalla strada con tutti i loro problemi. Ricordo che qualcuno ando' via dal cinema dopo il primo tempo, forse non erano riusciti ad alzare la testa dalla sabbia e vedere il male e il dolore che provoca l'eroina nell'essere umano.
Questa droga ti annienta, ti prosciuga la mente e distugge i valori e gli affetti che una persona porta con se', la giornata trascorre nella spasmodica ricerca di soldi e roba, e cosi' trascorrono tutti i giorni, i mesi, gli anni, tutti terribilmente uguali, giorno e notte, caldo o freddo, e' tutto e sempre uguale a ieri. Il film racconta e trasmette esattamente le stesse sensazioni della realta'.
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dandy
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mercoledì 29 luglio 2020
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noi,i ragazzi della periferia de roma.
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Il debutto cinematografico dell'ex-documentarista Caligari,è un cupo speccato della Roma dei bassifondi di inizio anni '80.Lo si potrebbe definire la risposta italiana al film di Edel su Christiane F,ma ci sono anche echi da Pasolini(citato nella sequenza che si svolge davanti al suo monumento),Morrissey(Cesare è un pò una sorta di Joe Dallessandro coatto),e addirittura da "L'uomo dal braccio d'oro"(i primi piani degli occhi).E lo stile tra scorci di piglio documentaristico,aria da film di genere(cui richiamano le musiche di Detto Mariano) e momenti a loro modo lirici unito all'utilizzo di non professionisti nel cast(composto perlopiù da tossici o ex-tossici,e in buona parte oggi scomparso)ne fa uno dei primi se non il capostipite del neo-neoralismo.
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Il debutto cinematografico dell'ex-documentarista Caligari,è un cupo speccato della Roma dei bassifondi di inizio anni '80.Lo si potrebbe definire la risposta italiana al film di Edel su Christiane F,ma ci sono anche echi da Pasolini(citato nella sequenza che si svolge davanti al suo monumento),Morrissey(Cesare è un pò una sorta di Joe Dallessandro coatto),e addirittura da "L'uomo dal braccio d'oro"(i primi piani degli occhi).E lo stile tra scorci di piglio documentaristico,aria da film di genere(cui richiamano le musiche di Detto Mariano) e momenti a loro modo lirici unito all'utilizzo di non professionisti nel cast(composto perlopiù da tossici o ex-tossici,e in buona parte oggi scomparso)ne fa uno dei primi se non il capostipite del neo-neoralismo.Il doppio finale tragico non è del tutto riuscito,specie per l'uso del flashback(molto bella però la ripresa sulla ruota),ma restano impressi sia la visione degradata delle borgate sia le sequenze dei buchi,autentiche e disturbanti(ma a a base di farmaci benefici).Le riprese subirono svariati intoppi legati alla tossicodipendenza degli interpreti.Fu presentato a Venezia nella sezione parallela "De Sica" dove vinse un premio speciale e scatenò ovvie polemiche.Fu difeso e distribuito da Marco Ferreri.Patrizia Vicinelli,scomparda nel'91,fa la pittrice ma in realtà era una poetessa del Gruppo 63.
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alessandro vanin
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mercoledì 9 settembre 2015
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un bebefico pugno nello stomaco
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Tutti sappiamo cos'è la droga e cosa sono i tossicodipendenti di eroina alcuni dei quali venderebbero la madre per avere i soldi per la dose. Ma il pregio del film sta ( anche usando come attori dei non professionisti veri tossicodipendenti) di farci vedere che sono comunque delle persone e questo senza alcun intento buonista. Caligari anzi riesce a far capire che infondo non sarebbero persone cattive, ma che con la droga trasformano loro vita e di chi gli sta accanto in un inferno. Peccato per il finale scontato. Che i tossicodipendenti finiscano male è scontato tant'è vero che molti dei protagonisti sono finiti male nella loro vita reale.
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Tutti sappiamo cos'è la droga e cosa sono i tossicodipendenti di eroina alcuni dei quali venderebbero la madre per avere i soldi per la dose. Ma il pregio del film sta ( anche usando come attori dei non professionisti veri tossicodipendenti) di farci vedere che sono comunque delle persone e questo senza alcun intento buonista. Caligari anzi riesce a far capire che infondo non sarebbero persone cattive, ma che con la droga trasformano loro vita e di chi gli sta accanto in un inferno. Peccato per il finale scontato. Che i tossicodipendenti finiscano male è scontato tant'è vero che molti dei protagonisti sono finiti male nella loro vita reale. Sarebbe interessante se un regista facesse un film simile sulle nuove droghe tipo ecstasy e sui giovani di oggi che ne sono dipendenti, ma al gionro d'oggi in un cinema dominato dil blocbuster, cinepanettoni e dalle multisale è impossibile
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