Lo stato delle cose |
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Un film di Wim Wenders.
Con Isabelle Weingarten, Rebecca Pauly, Jeffrey Kime, Geoffrey Carev.
continua»
Titolo originale Der Stand der Dinge.
Drammatico,
durata 120 min.
- Germania 1982.
MYMONETRO
Lo stato delle cose
valutazione media:
4,00
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un film sentito, profondo, meta-cinematograficodi rmarci 05Feedback: 12879 | altri commenti e recensioni di rmarci 05 |
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giovedì 29 agosto 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Reduce della travagliata esperienza con il produttore Francis Ford Coppola sul set di Hammett – Indagine a Chinatown, progetto su commissione, Wim Wenders dirige uno degli omaggi più sentiti al mestiere del regista, da cui trasudano un’immensa passione per l’arte cinematografica e un irrinunciabile desiderio di fare film. La trama gialla dell’opera, evidente soprattutto nella seconda parte, serve solamente da contorno a una riflessione sulla natura artistica del cinema e sulla sua incompatibilità con gli standard delle grandi produzioni, attente invece a soddisfare le esigenze del mercato con prodotti puramente commerciali. Il regista tedesco si concentra in particolare sul versante “materiale” della Settima Arte e sui suoi mezzi espressivi (la pellicola, la direzione degli attori, le inquadrature), con una particolare attenzione nei confronti del bianco e nero che, pur non essendo propriamente realistico, riesce a cogliere lo stato d’animo dei personaggi meglio della pellicola a colori. Wenders, visibilmente ispirato, lo utilizza al fine di analizzare l’atto del vedere attraverso uno strumento tecnologico, che “filtra” e distorce la realtà che ci circonda. Il risultato è un film che alterna momenti molto poetici e stilisticamente impeccabili a passaggi più vacui e didascalici, che minano parzialmente l’atmosfera decadente quanto affascinante del film. Ineccepibile è, invece, la caratterizzazione quasi “minimalista” del dramma esistenziale vissuto dai personaggi, vero fulcro attorno intorno a cui ruota tutta la storia e interpretati con ammirevole spessore da tutti gli attori. Dunque, un’opera dal respiro profondamente meta-cinematografico, sicuramente non priva di imperfezioni, ma comunque promossa e consigliata, soprattutto ai cinefili più intenditori. 3,5 stelle su 5.
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