pier lorenzo pisano
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venerdì 29 aprile 2011
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una storia costruita per piacere, ma con stile
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Una moglie in crisi, Joanna (Meryl Streep), lascia il marito Ted Kramer (Dustin Hoffman) ed il piccolo Billy (Justin Henry), costringendo Ted a reinventare la sua vita includendo suo figlio, prima escluso e relegato alle cure materne.
Ted è costretto dagli eventi a costruire in fretta il rapporto col figlio e a cambiare epicentro alla sua vita. La sua prima preoccupazione, “portare a casa il becchime”, scende a patti con le esigenze e gli impegni comportati dal mantenere un bambino che soffre per l’abbandono della madre ed è bisognoso di moltissime attenzioni.
Ted Kramer è un brav’uomo: solare, ottimista, tutto preso dal suo lavoro e carico (forse anche in maniera eccessiva) di valori positivi.
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Una moglie in crisi, Joanna (Meryl Streep), lascia il marito Ted Kramer (Dustin Hoffman) ed il piccolo Billy (Justin Henry), costringendo Ted a reinventare la sua vita includendo suo figlio, prima escluso e relegato alle cure materne.
Ted è costretto dagli eventi a costruire in fretta il rapporto col figlio e a cambiare epicentro alla sua vita. La sua prima preoccupazione, “portare a casa il becchime”, scende a patti con le esigenze e gli impegni comportati dal mantenere un bambino che soffre per l’abbandono della madre ed è bisognoso di moltissime attenzioni.
Ted Kramer è un brav’uomo: solare, ottimista, tutto preso dal suo lavoro e carico (forse anche in maniera eccessiva) di valori positivi. Manca però della sensibilità necessaria a capire gli errori e la piega che sta prendendo il suo rapporto con Joanna; peraltro le cause della separazione sono marginalmente abbozzate e non approfondite più di tanto. Il fulcro del film si gioca infatti nel rapporto padre-figlio, con tanto di scene stereotipate (la prima volta in bicicletta), e patetiche (la corsa disperata all’ospedale), ma sempre godibili.
Joanna, motore della vicenda, è in realtà un personaggio fantoccio. È usata come causa scatenante, ma su di lei non sappiamo molto. Manca un qualunque lavoro di introspezione e ciò contribuisce a rendercela invisa perché ogni suo comportamento sembra essere irrazionale e frutto di instabilità mentale. Il pubblico è il primo severo giudice dei suoi comportamenti che non ammettono giustificazioni, e qui sta anche la maggior pecca del film: l’unilateralità. Anche se il titolo è “Kramer vs Kramer”, in realtà l’unico punto di vista trattato è quello del padre lasciato e del figlioletto abbandonato, il tutto costruito per creare grande empatia col pubblico ma non per questo togliendo valore al tutto. Si potrebbe infatti dire che il film sia un po’ “furbo” nell’attrarre a se lo spettatore con questi trucchetti ma resta comunque intrattenimento di altissimo livello, premiato da cinque Oscar, (tra cui miglior attore protagonista e miglior attrice non protagonista), quattro Golden Globe e tre David di Donatello.
Durante tutto il corso del film Ted si trova ad affrontare una serie di conflitti di difficoltà crescente, a partire dalla prima colazione immediatamente dopo l’abbandono. Ogni volta che un ostacolo è sciolto, il successivo si erge subito minaccioso, ed è interessante notare come ogni scena cruciale o di contrasto tra personaggi si svolga davanti ad un tavolo, anche qui in un crescendo: il tavolo di un bar, di un ristorante, il banco di un tribunale.
Il conflitto interiore tra l’attenzione da dedicare al figlio e le energie da impiegare nel lavoro si scioglie inaspettatamente in favore del figlio, mostrandoci una sorta di sogno americano rovesciato: Ted, uomo di successo, con un lavoro di grande prestigio, sceglie di essere un buon padre a scapito della sua carriera, inseguendo un sogno molto più condivisibile (e ancora una volta ammiccando al pubblico).
Dustin Hoffman e Meryl Streep guadagnarono entrambi il primo oscar con questa pellicola, regalando due interpretazioni davvero intense e memorabili. In particolare, Dustin Hoffman all’epoca stava realmente divorziando dalla moglie Anne Byrn, e quello che vediamo nel film è una trasposizione della sua vita su pellicola, più che una interpretazione (come lui stesso ha dichiarato).
In sintesi, un film che ha lasciato il segno, con due interpreti formidabili ed una storia costruita per piacere, ma con stile.
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gianni lucini
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venerdì 30 settembre 2011
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una doppia separazione
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Quando a Dustin Hoffman viene proposto di interpretare Kramer contro Kramer l’attore attraversa un momento delicato della sua vita perché si sta separando dalla moglie Anna Byrne. Il romanzo non lo appassiona e la prima stesura non lo convince per niente. La produzione non s’arrende e dopo una lunga trattativa ottiene il suo assenso. Nel contratto è previsto che Hoffman possa intervenire sulla sceneggiatura, ripetere una scena se non lo soddisfa indipendentemente dall’opinione del regista e supervisionare tutta la fase del montaggio. Per la prima volta nella sua carriera è investito di una responsabilità che va molto oltre il suo ruolo d’attore e la sua mano si sente.
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Quando a Dustin Hoffman viene proposto di interpretare Kramer contro Kramer l’attore attraversa un momento delicato della sua vita perché si sta separando dalla moglie Anna Byrne. Il romanzo non lo appassiona e la prima stesura non lo convince per niente. La produzione non s’arrende e dopo una lunga trattativa ottiene il suo assenso. Nel contratto è previsto che Hoffman possa intervenire sulla sceneggiatura, ripetere una scena se non lo soddisfa indipendentemente dall’opinione del regista e supervisionare tutta la fase del montaggio. Per la prima volta nella sua carriera è investito di una responsabilità che va molto oltre il suo ruolo d’attore e la sua mano si sente. Contrariamente a quanto accade di solito il film viene girato per scene successive nello stesso ordine previsto dal copione per facilitare agli attori l’inserimento nei caratteri dei personaggi. Spesso apporta modifiche al copione stesso anche in fase di lavorazione. Nella scena dell’incontro al bar, per esempio, la sceneggiatura originale prevede che Joanna chieda immediatamente a Ted l’affidamento del figlio appena il marito si fosse seduto al tavolino. Per scelta di Hoffman quel momento viene posticipato. Non pago di ciò decide di sottolineare la drammaticità del momento lanciando un bicchiere di vino bianco contro la parete. L’episodio, non previsto dallo script, lascia di stucco Meryl Streep la cui espressione emblematica non è frutto di bravura interpretativa ma di reale sgomento di fronte a un gesto inaspettato. Messo nelle condizioni ideali per recitare regala il meglio del suo bagaglio tecnico a un personaggio in costante metamorfosi come Ted Kramer. Più che l’espressione verbale è il corpo il vero strumento di comunicazione. È la sua gestualità a rendere con efficacia la progressiva trasformazione da distratto uomo in carriera a genitore attivo e responsabile con i movimenti del corpo che gli fanno progressivamente e fisicamente “conquistare” spazi (la cucina, il soggiorno, il parco, il gioco, le aree per il gioco, ecc.) nei quali inizialmente fatica a muoversi.
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gianni lucini
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venerdì 30 settembre 2011
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un regista inatteso
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Robert Benton inizia a lavorare alla trasposizione cinematografica del romanzo “Kramer contro Kramer” quando ancora non sa che toccherà a lui dirigerlo. Il suo mestiere è quello di sceneggiatore e per questo lo hanno messo sotto contratto. Nei giorni in cui mette mano alla sceneggiatura la produzione pensa infatti di affidarne la regia a un vecchio mago dei sentimenti come François Truffaut. Per questa ragione quando si ritrova a dover occuparsi della regia affronta il suo compito proprio guardando a Truffaut. Nel regista francese non vede tanto il modello cui rifarsi quanto il correttivo di una grammatica cinematografica, quella hollywoodiana, che spesso eccede nella melassa delle situazioni strappalacrime puntando su esasperate caratterizzazioni dei personaggi.
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Robert Benton inizia a lavorare alla trasposizione cinematografica del romanzo “Kramer contro Kramer” quando ancora non sa che toccherà a lui dirigerlo. Il suo mestiere è quello di sceneggiatore e per questo lo hanno messo sotto contratto. Nei giorni in cui mette mano alla sceneggiatura la produzione pensa infatti di affidarne la regia a un vecchio mago dei sentimenti come François Truffaut. Per questa ragione quando si ritrova a dover occuparsi della regia affronta il suo compito proprio guardando a Truffaut. Nel regista francese non vede tanto il modello cui rifarsi quanto il correttivo di una grammatica cinematografica, quella hollywoodiana, che spesso eccede nella melassa delle situazioni strappalacrime puntando su esasperate caratterizzazioni dei personaggi. La scelta di Benton appare fin dall’inizio quella di lavorare sui personaggi in modo da farli apparire più veri di quanto non siano nel romanzo da cui nascono. Lo fa con cautela, ma lo fa. Porta lo spettatore nei meandri delle beghe, dei piccoli e grandi rancori di una separazione coniugale senza sposare del tutto nessuno dei personaggi coinvolti ma utilizzando scene, dialoghi e situazioni in modo da alternarne i punti di vista. È chiaro che siccome la storia gira intorno al personaggio di Ted Kramer sia proprio lui a godere di uno sguardo più attento, ma non è mai esclusivo. Il suo punto di vista è importante ma deve fare i conti, più di quanto accada nel romanzo, con quelli degli altri personaggi, compresa l’antagonista per eccellenza, la sua ex moglie. Joanna infatti viene disegnata come una donna fragile che non ha retto il peso di una situazione coniugale stressante dopo aver vissuto otto anni al completo servizio della carriera del marito. Il suo personaggio è più complesso, con un’umanità maggiore della Joanna nel romanzo di Avery Corman che è fondamentalmente un’antagonista ambigua e rancorosa. Da buon sceneggiatore utilizza poi il personaggio di Margareth, sorella di Ted e amica di Joanna, per aiutare lo spettatore a comprendere la complessità della vicenda dei Kramer. Interessanti sono anche le scelte del registro narrativo che muta con il mutare dei punti di vista. Assume quello di Joanna quando vive la sua angoscia esistenziale mentre Ted non s’accorge neppure che lei gli ha detto che lo lascia e diventa maschile nel momento in cui il pubblicitario di successo è costretto a prendere coscienza del suo ruolo di padre nel breve volgere di qualche ora. Il pregio della regia di Robert Benton è proprio in questa capacità di tenere sempre viva l’alternanza dei punti di vista calibrando il ritmo stesso della narrazione sulla loro costante contrapposizione. Nel contenzioso legale e sentimentale che si sviluppa intorno al piccolo Billy non c’è un personaggio completamente “buono” e uno completamente “cattivo” così come le situazioni non sono mai decisamente “giuste” o “ingiuste”.
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luca scialò
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lunedì 8 marzo 2010
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il divorzio visto dal marito
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Ted Kramer è un agente pubblicitario di successo; ma, preso troppo dal lavoro, trascura la moglie Joanna e il figlio, al punto che lei decide di lasciarlo, sentendosi irrealizzata e poco ascoltata. Iniziano per lui molti problemi, soprattutto lavorativi, dovuti all'accudire da solo il figlio e di conseguenza, nel dare meno spazio al lavoro, a cui prima si dedicava in toto; tant'è che viene licenziato. La moglie poi si ripresenta, per chiedere il divorzio e la custodia del figlio e di qui comincia un'inevitabile battaglia legale...
Il film affronta un fenomeno all'epoca (fine anni '70) dilagante in America, un pò come sta accadendo ora in Italia: il divorzio.
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Ted Kramer è un agente pubblicitario di successo; ma, preso troppo dal lavoro, trascura la moglie Joanna e il figlio, al punto che lei decide di lasciarlo, sentendosi irrealizzata e poco ascoltata. Iniziano per lui molti problemi, soprattutto lavorativi, dovuti all'accudire da solo il figlio e di conseguenza, nel dare meno spazio al lavoro, a cui prima si dedicava in toto; tant'è che viene licenziato. La moglie poi si ripresenta, per chiedere il divorzio e la custodia del figlio e di qui comincia un'inevitabile battaglia legale...
Il film affronta un fenomeno all'epoca (fine anni '70) dilagante in America, un pò come sta accadendo ora in Italia: il divorzio. Ma lo fa in modo diverso, dando risalto alla vita del marito-padre, ossia al dramma che egli vive dopo che la moglie lo ha lasciato. Lo fa però risaltandone anche le colpe, senza renderlo eccessivamente una vittima. Emozionante, soprattutto perché sottolinea il dramma di chi, più di tutti, vive sulla propria pelle la vicenda: il figlio piccolo.
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claudiofedele93
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domenica 2 febbraio 2014
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streep e hoffman genitori (im)perfetti!
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Ancora oggi il lavoro fatto da Robert Benton è possibile inserirlo nella categoria di pellicole in cui sono compresi tutti quei lungometraggi che affrontano i “classici” problemi comuni tra un uomo ed una donna (rappresentandone una delle colonne portanti nel genere) come ad esempio la complessa evoluzione in una relazione o i cambiamenti repentini in un rapporto coniugale, facendosi icona quindi di quei lavori che mettono sul grande schermo una storia a tratti forse un po’ ruffiana, intrisa di quella leggera furbizia che fa breccia nell’animo dello spettatore più sensibile.
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Ancora oggi il lavoro fatto da Robert Benton è possibile inserirlo nella categoria di pellicole in cui sono compresi tutti quei lungometraggi che affrontano i “classici” problemi comuni tra un uomo ed una donna (rappresentandone una delle colonne portanti nel genere) come ad esempio la complessa evoluzione in una relazione o i cambiamenti repentini in un rapporto coniugale, facendosi icona quindi di quei lavori che mettono sul grande schermo una storia a tratti forse un po’ ruffiana, intrisa di quella leggera furbizia che fa breccia nell’animo dello spettatore più sensibile. Ma tutto questo in fin dei conti, è sinonimo di bravura, eccellenza o scaltrezza e poca sostanza?
La storia narrata in Kramer contro Kramer è assai semplice: Joanna (Meryl Streep), moglie di Ted Kramer (Dustin Hoffman), ormai stanca ed infelice decide di lasciare il figlio ed il marito, partire per ritrovare se stessa e ciò che desidera davvero. Ne deriva, da questa rottura coniugale, una serie di “avventure” che legano il giovane Billy a suo padre, il quale se in un primo momento presta solo una attenzione minima verso il proprio figlio, con il passare del tempo capirà quanto è importante e sopratutto quanto è difficile fare il papà a tempo pieno. Ci si cala così nei panni di un genitore che fa di tutto per prendersi cura del proprio bambino e che cerca di far combaciare la sua vita come genitore con quella legata al posto di lavoro. Tutto ciò, proprio quando Billy e Ted sembrano aver trovato un certo equilibrio ed un buon rapporto, viene ancora una volta mandato in crisi con il ritorno di Joanna che è decisa più che mai a riprendersi il bambino e portalo a vivere con sé. Si apre, dunque, un forte duello legale, dove entrambi i coniugi Kramer si sfideranno fino alla fine, alla sentenza finale, per la custodia del loro unico figlio, in quanto nessuno dei due è deciso a far pace e ricongiungersi con l’altro.
Il film è senza dubbio una vera rampa di lancio per quello che sarà un encomiabile spettacolo di “eccellente recitazione”, in quanto siamo messi davanti ad una pellicola che offre, su un piatto di argento, la grande bravura ed il grande fascino di una giovane e talentuosa Meryl Streep, affiancata dal carisma di uno straordinario Dustin Hoffman. I due funzionano molto bene sia nei momenti più delicati che in quelli drammatici, mettendo in mostra ad ogni inquadratura la loro eccelsa capacità di calarsi nei rispettivi ruoli. Ci sono sequenze che a distanza di tempo restano ancora nella memoria, momenti difficili da dimenticare (nel recente Argo c’è persino una rivista con la foto dei due coniugi Kramer al tavolino, in una delle poche scene di dialogo tra marito e moglie) e che ancora in questi anni restano vive e ben chiare nell’immaginario collettivo. La regia di Benton è di qualità, la storia che ci racconta tuttavia è un po’ ruffiana e scaltra. Perché? La risposta a questa domanda l’avremmo solamente dopo aver guardato l’intero film e esserci accorti che quello che si è visto per quasi due ore è solamente una faccia della medaglia, tanto che il personaggio di Joanna viene quasi completamente messo da parte o per lo meno messo a margine, mentre ci si concentra quasi totalmente su Ted Kramer.
Il film non si pone alcun limite nel mettere in scena la grande difficoltà di un uomo, abbandonato dalla moglie, che deve prendersi cura del figlio, nella New York degli anni ’80, del ruolo importante che un padre ricopre nella tenera età di un bambino e quanto quest’ultimo possa soffrire per la mancanza della propria madre, anche se (giustamente) non ne comprende il vero motivo. Questa visione, che è l’unica prospettiva che ci viene proposta dal regista, ci porta a condannare, a mani basse, il personaggio femminile e ad assolvere quello maschile tra i due coniugi, come se il giudice questa volta fossimo proprio noi: gli spettatori. Il tutto è ancora più accentuato dal fatto che la sentenza del tribunale, alla fine del film, affida la custodia del bambino a Joanna (Streep), che vince così la causa, portandoci quasi a pensare che solo noi, in cuor nostro, sappiamo come sono andate le cose, quale è la vera realtà e che non sarebbe stato possibile oggettivamente affidare alla signora Kramer l’affidamento di suo figlio. Un film, di conseguenza, che spinge molto sull’aspetto sentimentale della vicenda (come d’altronde era possibile immaginare!), riempiendo il tutto anche di una certa ironia e comicità alcuni momenti, tanto per citarne uno: la scena in cui Billy incontra una collega di suo padre in casa sua (completamente nuda) e le domanda se le piacciono le ali di pollo, non preoccupandosi e non ponendosi alcuna domanda riguardo alla sua presenza in casa alle 8 del mattino e al fatto che sia senza vestiti.
Kramer contro Kramer è un prodotto realizzato per mettere in luce una storia come tante a cui oggi, probabilmente, un po’ tutti ci abbiamo fatto l’abitudine, con niente di speciale e senza alcuna innovazione; il suo in un certo senso riesce a farlo, ma sopratutto regala al mondo del cinema alcune delle più grandi e sentite performance degli ultimi anni, anche se il tutto alla fin fine appare un po’ troppo furbo e retorico. Destino vuole che il 1979, anno in cui la pellicola partecipò agli Oscar, ci fosse in competizione anche Apocalipse Now, che fu nettamente sconfitto dall’opera di Benton, la quale riuscì a conquistare ben cinque statuette tra cui miglior film, regia, attore protagonista, attrice non protagonista(Meryl Streep) e miglior sceneggiatura non originale. E’ difficile credere che un film-icona del cinema degli ultimi tempi come quello che fu il lavoro di Coppola possa essere stato battuto da una semplice storia e duello coniugale, ma così è stato. Kramer contro Kramer rimane tutt’oggi una pellicola che si vede e si rivede, forte di due grandi prove che designano la Streep e Hoffman come due dei più grandi attori ancora viventi.
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riccardo-87
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giovedì 4 febbraio 2010
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uno sguardo lucido suoi problemi famigliari
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“Kramer contro Kramer” è uno sguardo lucido ed attento sulla crisi di coppia e sugli effetti devastanti che può avere per la vita del bambino; il film inoltre mette in mostra come si può arrivare a farsi del male pur non volendolo – specie quando si lascia fare agli avvocati “il loro lavoro”, che sostanzialmente consiste nel distruggere psicologicamente le persone affinché esse crollino emotivamente dinnanzi al giudice e/o alla eventuale giuria. La crisi che vive la famiglia Kramer porta un giorno Joanna (Meryl Streep) a lasciare un marito (Dustin Hoffman – Ted) dimentico di cosa vuol dire avere tale ruolo, assorbito dal lavoro e, usando le parole di Hook, capitano Uncino, “che non ha mai tempo per la moglie e i figli”.
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“Kramer contro Kramer” è uno sguardo lucido ed attento sulla crisi di coppia e sugli effetti devastanti che può avere per la vita del bambino; il film inoltre mette in mostra come si può arrivare a farsi del male pur non volendolo – specie quando si lascia fare agli avvocati “il loro lavoro”, che sostanzialmente consiste nel distruggere psicologicamente le persone affinché esse crollino emotivamente dinnanzi al giudice e/o alla eventuale giuria. La crisi che vive la famiglia Kramer porta un giorno Joanna (Meryl Streep) a lasciare un marito (Dustin Hoffman – Ted) dimentico di cosa vuol dire avere tale ruolo, assorbito dal lavoro e, usando le parole di Hook, capitano Uncino, “che non ha mai tempo per la moglie e i figli”. Con Ted resta il piccolo figlio Billy (Justin Henry), il quale, non potendo certo capire una lettera inviatagli dalla madre nella quale lei dice di aver lasciato la famiglia per “trovare qualcosa da fare d’interessante a questo mondo”, si sente abbandonato da lei e, come spesso accade, istintivamente si assume la colpa dell’abbandono – “per questo la mamma se n’è andata perché, sono cattivo?”. Dustin Hoffman appare quindi non poco in difficoltà a mandare avanti la casa da solo, ma riesce tuttavia, a poco a poco, ad instaurare un legame forte con il piccolo Billy. Poi, dopo diciotto mesi d’assenza, Joanna ritorna e pretende l’affidamento del bambino. I due si danno battaglia in tribunale, che mostra dialoghi estremamente interessanti – un discorso di grandissimo spessore è fatto da Dustin Hoffman durante il processo: “mia moglie non faceva che dirmi “perché una donna non può avere le stesse ambizioni di un uomo?”. Forse hai ragione (rivolto alla ex – moglie), forse sono riuscito a capirlo. Ma per lo stesso principio, vorrei saper quale legge dice che una donna è un genitore migliore semplicemente in virtù del suo sesso. Ho avuto tempo di pensarci molto.. cos’è che fa un buon genitore: è un qualcosa che ha a che fare con la costanza, che ha a che fare con la pazienza, con l’ascoltarlo o con il fingere d’ascoltarlo se ti manca anche la forza di ascoltarlo.. ha a che fare con l’amore come diceva lei; io non so dove è scritto il fatto che una donna ha l’esclusiva, il monopolio, e che l’uomo difetta di certi sentimenti che ha la donna. Il bambino ha una casa con me.. l’ho fatta meglio che potevo, non è perfetta, io non sono un genitore perfetto, e qualche volta non ho pazienza e mi dimentico che lui è un ragazzino. Ma sono lì; io mi alzo la mattina, facciamo colazione, lui parla con me, poi andiamo a scuola, la sera ceniamo insieme, parliamo, gli leggo e.. abbiamo costruito una vita insieme, e ci vogliamo bene. Se tutto ciò verrà distrutto potrebbe essere irreparabile. Joanna non lo fare, ti prego. Non farglielo per la seconda volta”. Dall’altra parte le parole di Meryl Streep erano state “io non dico che (Billy) non abbia bisogno di suo padre; ma sono convinta che abbia più bisogno di me. Sono stata la sua mamma per quasi cinque mesi e mezzo, e Ted ha avuto quel ruolo solo per diciotto mesi”.
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giorgio76
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lunedì 18 novembre 2013
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kramer contro kramer, storia di un padre*
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*Recensione scritta a 04 mani da Federico Mugnai e Giorgio Frabetti
Il film innanzitutto è giocato sul binario della critica di costume, e mantiene un messaggio ancora oggi forte e potente.
Innanzitutto, il tema che gioca sul doppio Kramer, cioè il papà.
Un Papà che al momento della separazione si trova al culmine della carriera lavorativa, concentrato nel ruolo di secondo genitore, inadatto nelle classiche mansioni materne (cucinare, lavare, etc...); un papà, che, al momento della sentenza, ha già ridimensionato il lavoro, che tanto tempo lo occupava e si è immedesimato completamente nel ruolo di genitore, imparando tutte le principali mansioni domestiche e creando con il figlio un rapporto amorevole e non più gerarchico, come spesso capita tra padre e figlio.
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*Recensione scritta a 04 mani da Federico Mugnai e Giorgio Frabetti
Il film innanzitutto è giocato sul binario della critica di costume, e mantiene un messaggio ancora oggi forte e potente.
Innanzitutto, il tema che gioca sul doppio Kramer, cioè il papà.
Un Papà che al momento della separazione si trova al culmine della carriera lavorativa, concentrato nel ruolo di secondo genitore, inadatto nelle classiche mansioni materne (cucinare, lavare, etc...); un papà, che, al momento della sentenza, ha già ridimensionato il lavoro, che tanto tempo lo occupava e si è immedesimato completamente nel ruolo di genitore, imparando tutte le principali mansioni domestiche e creando con il figlio un rapporto amorevole e non più gerarchico, come spesso capita tra padre e figlio.
Questa a 35 anni di distanza la potente lezione di Kramer contro Kramer.
Non la storia strappalacrime sul disagio dei padri che perdono l'affidamento dei figli, ma quella di un padre che riesce a cambiare la propria vita e il suo essere genitore in base alle difficoltà che trova nel suo percorso. Della serie: anche i padri possono cambiare, adattarsi, trovare stimoli per tappare le falle dell'assenza di una figura materna per il figlio. E il finale utopico quanto si vuole, rappresenta la rottura con la drammatica "Verità" della legge.
Un film molto controcorrente rispetto al luogo comune giurisprudenziale che vede la madre affidataria naturaliter del figlio in caso di separazione, una lezione controcorrente anche oggi, in tempi in cui si accusa un ceto forense e giudiziario di schiacciare la capacità educativa e di affetto del padre.
Cinematograficamente parlando, il film, invece, rivela all’occhio di oggi alcune “rughe”: alcune legate al tempo, altre legate agli obiettivi difetti della pellicola.
In primo luogo, le rughe del film, evidenti: il dramma della madre Meryl Streep, che divorzia per motivi legati alla mancata affermazione professionale era un topos del primo femminismo e comunque lo stesso cinema ha riservato rappresentazioni più approfondite della psicologia femminile in questi frangenti.
In secondo luogo, i difetti. Difetti soprattutto di sceneggiatura. La scelta degli sceneggiatori di optare per la formula della “commedia drammatica” condanna il film ad un fragile equilibrio tra commedia e dramma, tra prima e seconda parte, la prima (dedicata all’evoluzione di Hoffman da “padre in carriera” a “mammo”) accattivante e coinvolgente, la seconda (dedicata al processo) troppo didascalica e prevedibile nel finale: il contegno processuale dei due è “troppo” responsabile visto con gli occhi di oggi verso il figlio e precostituisce la conversione finale della madre: diciamo, una realtà molto, troppo edulcorata rispetto alla realtà dei processi (statunitensi e non) che spesso non finiscono in modo così idillico (forse gli sceneggiatori hanno avuto consegne da parte dei produttori di non calcare la mano su argomenti che altrimenti avrebbero creato disagio al pubblico e pregiudicata la resa del film al botteghino).
Difetti di sceneggiatura, che comunque la strepitosa e memorabile arte interpretativa di Hoffman e Strepp sanno largamente colmare.
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great steven
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domenica 5 gennaio 2014
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hoffman e streep oppositori per ragioni famigliari
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KRAMER CONTRO KRAMER (USA, 1979) diretto da ROBERT BENTON. Interpretato da DUSTIN HOFFMAN – MERYL STREEP – JUSTIN HENRY – JANE ALEXANDER – HOWARD DUFF – GEORGE COE – JOBETH WILLIAMS – BILL MOOR – JOE SENECA § Tratto da un romanzo di Avery Corman. Moglie insoddisfatta del ruolo di casalinga disperata pianta in asso il marito alla ricerca di un presente migliore, lasciandogli in consegna il loro figlio di otto anni. Il babbo si impegna da allora con tutte le sue forze per crescere il bambino nella più ottimistica e rosea delle maniere genitoriali, assolvendo in modo eccellente al suo delicatissimo compito, finché non ricompare la madre che ne reclama la custodia.
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KRAMER CONTRO KRAMER (USA, 1979) diretto da ROBERT BENTON. Interpretato da DUSTIN HOFFMAN – MERYL STREEP – JUSTIN HENRY – JANE ALEXANDER – HOWARD DUFF – GEORGE COE – JOBETH WILLIAMS – BILL MOOR – JOE SENECA § Tratto da un romanzo di Avery Corman. Moglie insoddisfatta del ruolo di casalinga disperata pianta in asso il marito alla ricerca di un presente migliore, lasciandogli in consegna il loro figlio di otto anni. Il babbo si impegna da allora con tutte le sue forze per crescere il bambino nella più ottimistica e rosea delle maniere genitoriali, assolvendo in modo eccellente al suo delicatissimo compito, finché non ricompare la madre che ne reclama la custodia. La vicenda finisce in tribunale, e vedrà vincitrice la donna, ma lei s’accorgerà istintivamente che il pargolo vuole rimanere col padre, e glielo lascerà. Vincitore di cinque Oscar (film, regia, sceneggiatura non originale, attore protagonista, attrice non protagonista), di quattro Golden Globe e di tre David di Donatello (compreso quello al migliore attore straniero), è un apologo non manieristico né manicheo sulla funzione della famiglia e sul ruolo del padre nei confronti del figlio quando l’altra figura adulta di conforto e rassicurazione viene a mancare. Una splendida sceneggiatura adempie alla ricchezza interpretativa di Hoffman come dirigente pubblicitario protettivo e sicuro di sé e della Streep come donna ossessionata dalla monotonia e ripetitività quotidiana che sta cercando spasmodicamente la sua realizzazione femminile e professionale. Il piccolo J. Henry, al suo debutto cinematografico, gioca le sue carte infantili con bravura ammirevole. I paesaggi di New York ove si svolge la vicenda sono deliziati e accarezzati magistralmente dalla fotografia in filigrana dello spagnolo Néstor Almendros. Pochi film hanno saputo come questo innalzare al trono dei sentimenti e delle emozioni umane il tema della famiglia smembrata, quello della crescita interiore e delle motivazioni che portano a compiere scelte sia verso i propri cari che verso le varie ramificazioni dei mestieri che conducono a soddisfacimenti profondi. Una colonna sonora quasi assente, tuttavia evocativa e serena, impreziosisce ancora più questo commovente panegirico privo di discriminazioni e pieno di sensazioni vere e di spunti considerevolmente realistici e speciali. Uno dei personaggi con più sfaccettature e interessi dell’Hoffman versione anni 1970. M. Streep al suo terzo film già prometteva di proseguire su una strada rassicurante e gloriosa. La regia di R. Benton dirige il traffico come un macchinista che trasporta la propria locomotiva ad un binario sicuro e ricco di rifornimenti per il carburante, che nella pellicola è dato dalla recitazione degli attori e dalla parte tecnica curata con apprezzabile meticolosità.
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luigi chierico
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domenica 25 gennaio 2015
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una storia di tutti i giorni
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Un film che ha fatto epoca e la cui vicenda purtroppo è ancora così attuale.
Robert Benton,soggettista,aveva l’intenzione di denunciare in maniera forte, ma commuovente sino alle lacrime, la lacerazione dell’unità famigliare le cui maggiori vittime erano i figli nati non da un vero atto d’amore per la vita, ma da un inconsulto atto in un rapporto a tempo determinato.
Rivedere questo film dopo oltre 30 anni è amaro considerare che il monito non è stato raccolto. Nel mondo si è oramai propagata invece la separazione tra coniugi, sia consensuale che non, per divorzio, di fatto e peggio ancora con un omicidio! Ai casi della coppia unita in matrimonio si sono uniti quelli relativi alla semplice convivenza, di cui non si conosce il numero,tanto è alto.
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Un film che ha fatto epoca e la cui vicenda purtroppo è ancora così attuale.
Robert Benton,soggettista,aveva l’intenzione di denunciare in maniera forte, ma commuovente sino alle lacrime, la lacerazione dell’unità famigliare le cui maggiori vittime erano i figli nati non da un vero atto d’amore per la vita, ma da un inconsulto atto in un rapporto a tempo determinato.
Rivedere questo film dopo oltre 30 anni è amaro considerare che il monito non è stato raccolto. Nel mondo si è oramai propagata invece la separazione tra coniugi, sia consensuale che non, per divorzio, di fatto e peggio ancora con un omicidio! Ai casi della coppia unita in matrimonio si sono uniti quelli relativi alla semplice convivenza, di cui non si conosce il numero,tanto è alto.
Il bellissimo film fotografa soltanto la conseguenza della rottura di coppia senza entrare a fondo in quelle che ne sono le cause prossime o remote. Questo è il suo limite nel non aver puntato il pollice basso verso le tante ragioni che portano oggi i coniugi alla separazione.
Gli attori Dustin Hoffman(Ted Kramer), Meryl Streep(Joanna Kramer) all’epoca quarantenni, già noti e bravissimi hanno dato lustro a questo premiato film
(4 Oscar), ma un particolare encomio va dato a Justin Henry, che interpreta la parte del figlio Billy.Valida la fotografia nel cogliere la vita reale nella sua quotidianità,il film sembra girato dal vero, belle alcune fotografie ambientali.
Per essere realistici i registi americani riprendono quasi sempre la classica busta aperta della spesa ricolma, portata a braccio anche sotto la neve, come in questo film. Qual è il messaggio?
In un ‘epoca in cui ci si è battuti per l’equiparazione della donna all’uomo ben fa in tribunale Ted a rivendicare alla figura paterna gli stessi diritti, meriti e capacità che si arroga la figura materna, ancora oggi, come allora, privilegiata dalla legge al di là di quelli che possono essere i reali interessi del minore che non può e non deve essere consultato. Kramer contro Kramer si rivela una guerra fratricida ovvero infanticida, senza esclusioni colpi, non ci si fa scrupolo di quelle che potranno essere le conseguenze per il figlio Billy. L’egoismo, l’orgoglio, il capriccio devono avere il sopravvento sul bene del figlio. Il regista conduce ottimamente questa guerra da vero stratega per concludere insieme allo sceneggiatore ad un atto finale d’umanità e d’ amore, rispetto a quello che invece constatiamo accadere nella realtà. Il pianto,che rende gli occhi di Meryl Streep così tanto espressivi e sorridenti, sempre più tristi,privandoli della loro luce,della loro bellezza, solca le sue pallide guance e ne contagia spettatori e spettatrici di ogni età, coppie giovani e meno giovani, genitori e figli.
La famiglia che è il primo nucleo attorno a cui si forma e cresce la società di individui, che ha dato origine in ogni tempo e luogo alla convivenza di un gruppo, sta perdendo sempre più tale funzione. E’ una cellula malata, si sgretola, si dissolve nel vuoto alla ricerca di se stessa. Il processo d’eguaglianza, con cui la donna, che giustamente vantava gli stessi diritti e libertà dell’uomo, non è stato graduale, si è trasformato in supremazia ed i cui aspetti negativi ricadono proprio su di lei e sui suoi figli. La donna deve riappropriarsi delle sue prerogative,deve essere dotata di equilibrio e moderazione nei rapporti con l’uomo,che non va più alla sua conquista, e l’uomo sia sempre con i suoi figli padre come Ted Kramer.chibar22@libero.it
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enzo70
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lunedì 4 febbraio 2013
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un classico di grande attualità
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Un cult che ogni volta assume un significato nuovo. La storia è celeberrima: Kramer padre, o marito, uno straordinario Dustin Hoffmann, viene lasciato dalla moglie, una incredibile Meryl Streep. E qua ci si potrebbe fermare, i due protagonisti da soli reggerebbero qualsiasi film. Ma questo è un film degli anni settanta, in cui l’impegno era dovuto e l’Amerika, quella, con la kappa aveva una zona franca: New York City. E la straordinaria capitale statunitense è il degno proscenio di una storia che anticipa i tempi: il dramma dei padri divorziati cui la giustizia, quasi sempre, sottrae i figli sulla base di una presunzione assoluta basata, comunque, sulla legge naturale. Il film si muove con grande eleganza ed ha tempi sempre perfetti.
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Un cult che ogni volta assume un significato nuovo. La storia è celeberrima: Kramer padre, o marito, uno straordinario Dustin Hoffmann, viene lasciato dalla moglie, una incredibile Meryl Streep. E qua ci si potrebbe fermare, i due protagonisti da soli reggerebbero qualsiasi film. Ma questo è un film degli anni settanta, in cui l’impegno era dovuto e l’Amerika, quella, con la kappa aveva una zona franca: New York City. E la straordinaria capitale statunitense è il degno proscenio di una storia che anticipa i tempi: il dramma dei padri divorziati cui la giustizia, quasi sempre, sottrae i figli sulla base di una presunzione assoluta basata, comunque, sulla legge naturale. Il film si muove con grande eleganza ed ha tempi sempre perfetti. La scena stessa del processo, e del relativo dramma umano, è quanto mai essenziale. Insomma un cult, di grandissima attualità.
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