Kramer contro Kramer |
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Un film di Robert Benton.
Con Dustin Hoffman, Meryl Streep, Jane Alexander (I), Justin Henry, Howard Duff.
continua»
Titolo originale Kramer vs. Kramer.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 104 min.
- USA 1979.
MYMONETRO
Kramer contro Kramer
valutazione media:
3,90
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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KRAMER CONTRO KRAMER, STORIA DI UN PADRE*di giorgio76Feedback: 854 | altri commenti e recensioni di giorgio76 |
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lunedì 18 novembre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
*Recensione scritta a 04 mani da Federico Mugnai e Giorgio Frabetti Il film innanzitutto è giocato sul binario della critica di costume, e mantiene un messaggio ancora oggi forte e potente. Innanzitutto, il tema che gioca sul doppio Kramer, cioè il papà. Un Papà che al momento della separazione si trova al culmine della carriera lavorativa, concentrato nel ruolo di secondo genitore, inadatto nelle classiche mansioni materne (cucinare, lavare, etc...); un papà, che, al momento della sentenza, ha già ridimensionato il lavoro, che tanto tempo lo occupava e si è immedesimato completamente nel ruolo di genitore, imparando tutte le principali mansioni domestiche e creando con il figlio un rapporto amorevole e non più gerarchico, come spesso capita tra padre e figlio. Questa a 35 anni di distanza la potente lezione di Kramer contro Kramer. Non la storia strappalacrime sul disagio dei padri che perdono l'affidamento dei figli, ma quella di un padre che riesce a cambiare la propria vita e il suo essere genitore in base alle difficoltà che trova nel suo percorso. Della serie: anche i padri possono cambiare, adattarsi, trovare stimoli per tappare le falle dell'assenza di una figura materna per il figlio. E il finale utopico quanto si vuole, rappresenta la rottura con la drammatica "Verità" della legge. Un film molto controcorrente rispetto al luogo comune giurisprudenziale che vede la madre affidataria naturaliter del figlio in caso di separazione, una lezione controcorrente anche oggi, in tempi in cui si accusa un ceto forense e giudiziario di schiacciare la capacità educativa e di affetto del padre. Cinematograficamente parlando, il film, invece, rivela all’occhio di oggi alcune “rughe”: alcune legate al tempo, altre legate agli obiettivi difetti della pellicola. In primo luogo, le rughe del film, evidenti: il dramma della madre Meryl Streep, che divorzia per motivi legati alla mancata affermazione professionale era un topos del primo femminismo e comunque lo stesso cinema ha riservato rappresentazioni più approfondite della psicologia femminile in questi frangenti. In secondo luogo, i difetti. Difetti soprattutto di sceneggiatura. La scelta degli sceneggiatori di optare per la formula della “commedia drammatica” condanna il film ad un fragile equilibrio tra commedia e dramma, tra prima e seconda parte, la prima (dedicata all’evoluzione di Hoffman da “padre in carriera” a “mammo”) accattivante e coinvolgente, la seconda (dedicata al processo) troppo didascalica e prevedibile nel finale: il contegno processuale dei due è “troppo” responsabile visto con gli occhi di oggi verso il figlio e precostituisce la conversione finale della madre: diciamo, una realtà molto, troppo edulcorata rispetto alla realtà dei processi (statunitensi e non) che spesso non finiscono in modo così idillico (forse gli sceneggiatori hanno avuto consegne da parte dei produttori di non calcare la mano su argomenti che altrimenti avrebbero creato disagio al pubblico e pregiudicata la resa del film al botteghino). Difetti di sceneggiatura, che comunque la strepitosa e memorabile arte interpretativa di Hoffman e Strepp sanno largamente colmare.
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