Parlando di un film, anche se è un'opera autonoma, in questo caso non si può non parlare del romanzo che lo ispirò, quando uscì la pellicola la critica fu in maggioranza sfavorevole , anche se ebbe un discreto successo commerciale ed ebbe numerosi premi tra cui l'Oscar come migliore film straniero. Personalmente condivido in pieno il duro giudizio di Morandini.
E' difficile capire come si possa riuscire a rovinare una delle più bei romanzi del 900' italiano. Due sono i temi dell'opera e anche del film, sia pure espressi in modo penoso: leggi razziali e il loro impatto nella comunità ebraica di Ferrara, l'amore del io narrante (diventato Giorgio nel film) per Micol la figlia del più ricco ebreo di Ferrara (possiede 5000 ha) che vive in una splendida casa con un grandissiom parco nella città.
Le leggi razziali furono un "bullismo" di Stato con una serie di vessazioni piccole e grandi, che sfociò in tragedia quando dopo l'8 settembre i tedeschi invasero il Paese e trovarono nelle questure l'elenco di tutti gli ebrei, schedati con i relativi indirizzi, si salvò dalla deportazione chi, come i Bassani, fuggì e si diede alla macchia. Nel film la vicenda invece che dal ottobre 1938 al settembre 1939 con un prologo e un epilogo (fin troppo breve), viene svolta nel periodo 1938-1943, con evidenti ancronismi e svarioni storici come quando un protagonista nel giugno del 1940 dice "spero che non mi mandino in Russia" quando l'Italia era in pace con la Russia e la guerra scoppiò un anno dopo quando i tedeschi attaccarono i sovietici. Mancano anche momenti essenziali come quando Malnate porta in un bordello Giorgio.
Giorgio (Lino Capolicchio) è innamorato di Micol (Dominque Sanda) ed è amico del fratello malaticcio Alberto (Helmut Berger), i due hanno messo a disposizione di amici, ebrei e non, il loro campo da tennis da quando era stato interdetto agli ebrei il Circolo del Tennis, partecipa Malnate un laureato in chimica che lavora a Ferrara e aveva conosciuto Alberto all'Università a Milano, comunista convinto (Fabio Testi). Micol che studia a Venezia respinge l'amore di Giorgio, che scopre che, forse, ha una relazione con Malnate durata un'estate, anche perche viene richiamato a Milano.De Sica non ha capito il personaggio di Micol che è una ragazza volitiva, intelligente, spiritosa, bella, ma rinchiusa nella sua torre d'avorio, la relazione con Malnate viene resa esplicita con lei che mostra le tette a Giorgio che dalla finestra di una dependance della villa aveva scoperto la coppia dopo l'amplesso. L'interpretazione della Sanda è raggelante, Micol diventa una ragazza trasognante e opaca, Lino Capolicchio sembra capitato per caso nel set, Helmut Berger recita come una comparsa, De Sica fa capire una simpatia omosessuale per Malnate, che invece era un donnaiolo frequentatore di bordelli e amante di ballerine, quanto a Fabio Testi: non sa recitare. L'unico che si salva con una grande interpretazione è Romolo Valli nella parte del papà di Giorgio. Il film in sé vale poco salvo la scena dell'arresto della famiglia dei Finzi, c'è una bella fotografia e una colonna sonora discreta, ma rendere male una così bella storia è forse attribuibile alla fase calante di De Sica regista. Ma rimarrà Micol sempre nella memoria del lettore, chiusa nella sua torre d'avorio che "soltanto un bacio" avrebbe potuto farla uscire.
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