LA CARICA DEI 101 (USA, 1961) diretto da WOLFGANG REITHERMAN, HAMILTON LUSKE, CLYDE GERONIMI
Un giorno due cani dalmata, accompagnati ad un parco urbano dai rispettivi padroni, un bizzarro compositore e una gentildonna posata, si innamorano e mettono al mondo quindici cuccioli. Ma poi si mette di mezzo una vecchia amica di lei, la perfida Crudelia De Mon, che, per mezzo di due sgherri ai suoi ordini, fa rapire l’intera nidiata mentre i padroni sono fuori casa e li fa trasportare in una cascina campestre abbandonata dove altri ottantaquattro cuccioli di dalmata sono imprigionati, in attesa che la malvagia donna li trasformi in pregiate pellicce. I due genitori dei quindici piccoli si danno da fare e, con enorme impegno, organizzano la loro fuga e liberazione facendosi aiutare da un vecchio cane pastore, un gatto e un cavallo.
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LA CARICA DEI 101 (USA, 1961) diretto da WOLFGANG REITHERMAN, HAMILTON LUSKE, CLYDE GERONIMI
Un giorno due cani dalmata, accompagnati ad un parco urbano dai rispettivi padroni, un bizzarro compositore e una gentildonna posata, si innamorano e mettono al mondo quindici cuccioli. Ma poi si mette di mezzo una vecchia amica di lei, la perfida Crudelia De Mon, che, per mezzo di due sgherri ai suoi ordini, fa rapire l’intera nidiata mentre i padroni sono fuori casa e li fa trasportare in una cascina campestre abbandonata dove altri ottantaquattro cuccioli di dalmata sono imprigionati, in attesa che la malvagia donna li trasformi in pregiate pellicce. I due genitori dei quindici piccoli si danno da fare e, con enorme impegno, organizzano la loro fuga e liberazione facendosi aiutare da un vecchio cane pastore, un gatto e un cavallo. Quando ritorneranno finalmente a casa, i due padroni accetteranno di ospitare nell’appartamento tutti e centouno i cani. Il decimo lungometraggio animato della Disney uscì sul mercato statunitense totalizzando, fino al 1992, un incasso che sfiorò i settanta milioni di dollari, quindi abbiamo a che fare con uno dei film d’animazione di maggior successo di tutti i tempi. Riuscì agevolmente a mettere d’accordo pubblico e critica, e fu anche il primo cartoon ad impiegare lo Xerox, innovativo procedimento che permise di duplicare il numero dei cuccioli riducendo considerevolmente i costi di produzione. Fu un’idea del geniale Ub Iwerks, che nel 1928, come è lecito ricordare, inventò il personaggio di Mickey Mouse insieme al collega disegnatore (e suo coetaneo) Walt Disney. Raramente la fucina disneyana ha saputo fabbricare personaggi umani di statura memorabile, ma questo bellissimo film è l’eccezione che conferma la regola: come non tessere le lodi della rapace, eccessiva e maniacale Crudelia, dei due gaglioffi Gaspare e Orazio (uno tarchiato e imbecille, l’altro slanciato ma non meno beota) e di Rudy, musicista ispirato e passionale? In particolar modo sono soprattutto due i momenti che colpiscono al cuore lo spettatore interessato: il nascondiglio dei cuccioli sotto il ponte che si estende di fianco al lago ghiacciato e la fuga degli stessi sulla pista innevata, la quale scena ha gli stessi ritmi e la medesima foga narrativa di un film bellico della miglior specie. Da notare anche il passaparola canino per i quartieri e la periferia londinesi e i momenti dove la televisione mette in scena una satira pungente e tagliente. Figurativamente e stilisticamente, è assai evoluto per l’epoca in cui fu promosso, tant’è vero che il tratto grafico, nonostante la sua fattura artigianale, raggiunge un eccellente tasso evolutivo e restituisce dinamicità e verosimiglianza alle figure che riesce ad animare dedicando un gigantesco spazio espressivo alle movenze dei personaggi e al loro corredo sentimentale. È anche un esempio non poi così comune, contrariamente a quanto si potrebbe supporre, di pellicola per l’infanzia che però ha qualcosa da insegnare anche agli adulti, e mi riferisco specialmente all’amore paterno e materno (egualmente e straordinariamente importanti), al bisogno della libertà come valore inalienabile, al rispetto delle creature a quattro zampe e all’amicizia fra diversi che aiuta a combattere e abbattere le avversità. Rifatto dal vivo nel 1996 in un remake che tuttavia non ha nessun merito da condividere con la versione animata, in quanto sa di già visto e soffre di sovrabbondanza di luoghi comuni. Fu anche la prima esperienza per Roberto Chevalier (1952) come doppiatore (allora aveva appena nove anni): è sua, infatti, la voce di Lucky, il cucciolo che rimane intrappolato nella stalla fatiscente mentre i fratelli sono già scappati.
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