Anno | 2008 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Iran |
Durata | 78 minuti |
Regia di | Bahman Motamedian |
Attori | Asghar Nejad, Ghavi Bal, Sayanpoor, Moghaddam, Foghani, Amjadinia Rahimi. |
MYmonetro | Valutazione: 2,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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La solitudine e il tedio di sette transessuali iraniani rifiutati dalle loro stesse famiglie.
CONSIGLIATO NÌ
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A Teheran sette transessuali vivono la loro alterità, consapevoli delle difficoltà e dei pregiudizi cui devono far fronte quotidianamente. Tedio e solitudine accompagnano le vite di questi ragazzi, sei uomini che desidererebbero essere donne e una ragazza che non accetta la propria femminilità, comportandosi, a tutti gli effetti, come un uomo, tutti e sette rifiutati dalle loro famiglie e privati dei loro diritti.
Khastegi, che in farsi significa "tedio", descrive, in un costante sconfinamento tra documentario e fiction, la complessità dei meccanismi identitari dell'universo transessuale.
Costretti spesso a celare la loro propria identità, per lo più derisi in pubblico e osteggiati dalle autorità, ciascun personaggio tenta, ostinatamente, di sopravvivere e di superare barriere di un pregiudizio che sembra impossibile abbattere, vedendo per lo più infranti i sogni e le speranze di una vita "normale".
Una normalità che ha a che vedere con il desiderio di essere felici, di trovare l'anima gemella con cui costruire un rapporto duraturo, ma prima ancora, di vivere in armonia col proprio corpo. Ne esce un ritratto dove i racconti di ciascun protagonista, come pezzi di un puzzle, finiscono col completare un quadro disperante.
Per quanto formalmente il film mostri una certa debolezza nel misurarsi in una coralità descrittiva che non sempre riesce a gestire appieno, col risultato che le ragioni e le psicologie dei personaggi siano soltanto accennate, nondimeno Khastegi ha il pregio di mostrare una realtà certamente ancora poco nota per la realtà iraniana e il suo autore, Bahman Motamedian, scrittore, fotografo e regista teatrale, è certamente consapevole della propria sfida. In una cinematografia come quella iraniana, dove i dettami religiosi impongono rigide regole di rappresentazione, parlare di desiderio e di sessualità è piuttosto sorprendente. Del resto, a proposito di sfide, recentemente non ne sono mancate, Persepolis di Marjane Satrapi e prima ancora i lungometraggi di Jafar Panahi, in particolare, Il cerchio, ne sono esempi illustri.
Si sa che quando il direttore Marco Müller pensa a un film a sorpresa, sia pure nella sezione "Orizzonti", c'è sempre da stare attenti. Possono essere futuri leoni - fu il caso di Still Life di Jia Zhang-Ke- o casi politici. Tedium (Khastegi) appartiene alla seconda categoria, e le sue storie- quella dell'opera in sé e quelle raccontate al suo interno- superano nel bene e nel male qualsiasi giudizio [...] Vai alla recensione »
Come se la passano i transessuali nell'Iran che impicca e fustiga in piazza? Male, benché l'Islam, teoricamente, sul tema sia più conciliante di altre religioni monoteiste. Arriva a sorpresa Tedio, dell'esordiente Bahman Motamedian, accolto ieri con grande curiosità dalla stampa presente al Lido. Niente ironie sul titolo, indica il senso di solitudine e alienazione di tanti iraniani che non si riconoscono [...] Vai alla recensione »