Mario Gromo
La Stampa
Come per molte sue composizioni scenografiche il nostro cinema muto si era sovente rivolto a dozzinali formule della nostra pittura «di genere» ottocentesca, così, per i suoi film naturalistici, si era sopratutto rivolto a certe formule dialettali, traendole da parecchia nostra letteratura vernacola, specialmente meridionale. Come il film «di lusso» sfruttava cascami dannunziani, così il film veristico sfruttava cascami di Bracco, di Capuana e di Martoglio. Erano colorite guapperie, vicende molto passionali, cupi tradimenti e sanguinosi sfregi, alle soglie del tribunale o del carcere; ma anche questi film obbedivano ad alcune formule di una loro maniera, non se ne salvano molti saggi. [...]
di Mario Gromo, articolo completo (3319 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 1957
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