Guido Aristarco
Il seme della violenza è un film sorprendente: più del libro dal quale è tratto e, a guardar bene, con differenze sostanziali; esso commuove e pone problemi vivaci, strappa consensi, scuote la fantasia e fa appello alla nostra coscienza: proprio come accadeva un tempo, prima della guerra, anche con film minori che venissero di là, dall'America. Il merito primo di Richard Brooks, il quale tra i così detti registi ribelli è uno dei più sinceri e dotati (più sincero e dotato a esempio di un Aldrich, il fortunato collaboratore di Chaplin in Limelight), è quello di non aver avuto paura della paura, di aver aperto così un altro spiraglio nella crisi del coraggio e nelle tenebre maccartiste della produzione standard hollywoodiana. [...]
di Guido Aristarco, articolo completo (11437 caratteri spazi inclusi) su 15 marzo 1957