Giuseppe Marotta
Rammento il 1927. Ero un giovinetto di Napoli da poco emigrato a Milano, tutta un'altra cosa, muovevo intontito i primi passi giornalistici e letterari, Guido Cantini e Umberto Fracchia e G. B. Angioletti mi tenevano per le dande. Che tempi. Raffaele Carrieri adorava il termine "coppale", era imbevuto di miti parigini (Apollinaire, Matisse, Poccardi) e aveva scoperto Hemingway nelle traduzioni francesi. Non meno fervidi erano i neofiti di Dos Passos, di Dreiser, di Doeblin, di Fallada. Ed anche Hans Heinz Ewers venne di moda; piaceva il Grand Guignol e piacquero le sue cruenti storie di Mensur, di follia, di pervertimenti, di sevizie, di crimini rari e suggestivi. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (6220 caratteri spazi inclusi) su 1956