Giuseppe Marotta
E non mi è capitato, agli sgoccioli del '59, di vedere il film di Stanley Kramer L'ultima spiaggia? Il rinomato produttore e regista li aveva proprio scelti, quei giorni, per la simultanea presentazione del suo lavoro in una ventina di metropoli d'ogni nazione, da Roma a Parigi e da Mosca a New York. Gli uomini di cinema, siano anche stati, in precedenza, fattorini d'albergo o venditori ambulanti di noccioline, si danno volentieri e spesso arie di papi. Nei loro futili e usualissimi film dichiarano di aver inteso colpire questa o quella piaga del costume, o di aver tentato di raddrizzare questo o quel torto, e così via; ho letto di recente le anticipazioni di Lattuada su un film che egli si accinge a girare (La Ninphette, ovviamente causato dalla fortuna di Lolita, e imperniato sulle arcaiche peripezie di una sedicenne attratta da un quarantenne, ma che poi si restituisce, come in qualsiasi film di Capuano, al negletto coetaneo): be', quelle frasi del mio caro don Alberto avevano, appunto, la solennità di un'enciclica. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (10623 caratteri spazi inclusi) su 1956