Grande opera di lucido impegno civile.
Castel Volturno, provincia di Caserta, circa 30 km da Napoli, periferia geografica, ma forse del mondo e di un'Europa non si sa se più silente o ignava.
Il bravo regista napoletano Guido Lombardi, parte da qui, con ineccepibile e virtuoso stile documentaristico, per raccontarci il mondo degli immigrati africani, il loro orgoglio, le pene, le disillusioni, il loro malaffare concorrenziale a quello locale, il razzismo solo accennato di striscio e di ritorno, il miraggio del denaro facile, anche a costo della morte.
Ma questo splendido film, parte da uno sguardo diverso, quello dei protagonisti della vita di tutti i giorni: ecco sul proscenio Yssouf, Moses, la bella Suad, che, chi in francese chi inglese entrambi d'importazione, adattandosi ai fonemi locali e usandoli, rappresentano le loro vite dolenti, le umiliazioni della precarietà disperata, la violenza come paesaggio quotidiano, ma anche come scelta consapevole, anche se ingiusta.
Non un film sul razzismo e sugli immigrati, o meglio quest'ultimo è solo lo sfondo perchè “gli immigrati coi soldi sono tutti in galera”; o si braccano a vicenda, o inseguono gli altri delinquenti come una muta di cani, sempre pronti a morire o a fuggire: educazione criminale all'interno di una comunità. Che in questa barbarie deve negarsi, appunto, come comunità identitaria.
Ma la misura del regista, il suo stile impeccabile, colpiscono per la totale assenza di retorica, per il bando dei facili pietismi che, troppo spesso, nutrono le nostre coscienze, a favore di una rappresentazione che si sublima nel suo realismo: qui è la realtà a formare, a comporre i pezzi di questo film-documentario.
In una Castel Volturno, livida, decadente, naturalmente inospitale, ma perchè già per tutti, italiani e non, le fogne sarebbero (sono) una conquista, c'è spazio anche per qualche sorriso gentile, per un senso solidaristico raffigurato dalla bandiera senegalese che, nonostante tutti, accoglie e dispensa calore ed ospitalità, perchè fra poveri è malinconicamente più facile. Poco spazio per gli amori condivisi, la vita quotidiana soffoca spazi e gli aneliti di dignità servono a coltivare almeno, quella sì, la speranza. La casa delle Candele, nel suo rifugio di disperati, diventa l'àncora per aggrapparsi al futuro, per intravederlo laggiù (Là- bas).
Bravi davvero tutti gli interpretii: solo Ester Elisha (l'affascinante Suad) è attrice professionista
Film dedicato dal regista ai sei immigrati africani, vittime innocenti della strage di Castel Volturno del settembre del 2008: Kwame Antwi Julius Francis, Affun Yeboa Eric, Christopher Adams del Ghana, El Hadji Ababa e Samuel Kwako del Togo; Jeemes Alex della Liberia; si trovavano presso la sartoria Ob Ob Exotic Fashions: le indagini hanno accertato che non avevano nessun legame con la criminalità, ma furono trucidati, a scopo dimostrativo dal gruppo camorristico dei Casalesi riconducibile al clan Setola. Uno degli immigrati che si trovavano all'interno della sartoria, era Joseph Ayimbora, un cittadino del Ghana che, sopravvissuto, fingendosi morto, , riuscì ad avere il tempo di guardare in faccia chi gli aveva sparato. In seguito la sua testimonianza è stata decisiva per riconoscere gli autori della strage. Joseph Ayimbora è poi anch'egli deceduto a causa di un aneurisma cerebrale circa due anni fa.
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