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Anche mia mamma è stata in collegio dalle suore per otto anni, dal 1945 al 1953, fino al compimento del 18 anno di età e guardando questo bellissimo film, ho toccato con mano i suo racconti di quanto facevano lavorare le orfanelle e di come le suore erano buone e cattive. Anche con una certa riluttanza posso capire il sentimento di riconoscenza che aveva, e che ho ritrovato in Philomena,, verso quelle persone che, buone o cattive, le hanno dato un posto dove vivere, altrimenti... Dove? Mi è piaciuta la semplicità di pensiero e la grande forza di accettazione degli eventi della vita di Philomena, contrapposte alla sua caparbietà nel non mollare nella sua ricerca del figlio perduto. Sono queste contraddizioni legate dall'amore profondo verso il figlio il sale e la bellezza del film. Espresse magistralmente dall'attrice protagonista con i suoi silenzi e le sue semplici riflessioni di donna semplice (perché non leggeva i libri sulla rivoluzione russa....?) pulita, senza rancore, che la rendono forte, unica, bella dentro. Questi sono gli ingredienti nella trama di vita vissuta che fanno la "grande bellezza" della donna quale è Philomena.
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