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una favola sulla solitudine Valutazione 4 stelle su cinque

di fafia61


Feedback: 896 | altri commenti e recensioni di fafia61
martedì 28 gennaio 2014

 Sala di periferia, anonima e sgualcita.

Siamo in 16 e ci guardiamo di sottecchi, come marziani del cinema, come alieni del grande schermo.

Forse pensavamo di essere soli, sì, solo noi a vedere quel film che centri commerciali, multisala e grandi cinema hanno sistematicamente evitato.

E invece i 16 mohicani hanno visto giusto, siamo noi i fortunati, noi che abbiamo evitato i colossal e i cinepanettoni per gustarci questo piccolo gioiellino.

Già, perchè 'Still life' è proprio un piccolo capolavoro, azzeccato in ogni piccolo particolare, indovinato e calcolato in ogni piccolo dettaglio, un film che è una poesia, una favola sulla solitudine, anzi un vero e proprio inno alla solitudine.

Un film bellissimo, quindi.

A cominciare dalla regia, abile, capace ,precisa, rigorosa, diretta, non a caso premiata alla Mostra internazionale di Venezia.

D'altra parte, delle ottime qualità di Uberto Pasolini (voto 8) avevamo già sentito parlare, anche se forse più come produttore e sceneggiatore che come regista.

Poi la fotografia, cruda, cupa, spenta, poco colorata dal sole; poi le musiche, leggere, soavi, delicate.

Strepitosa la trama, talmente grottesca e inusuale da risultare geniale.

John May (Eddie Marsan,voto 9) è un semplice funzionario comunale di South London che dedica il suo lavoro alla ricerca dei parenti di persone morte in totale solitudine.

Sembra un uomo scialbo, insignificante, privo di affetti e di amicizie.

Invece è una persona precisa, lodevole, diligente, piena di amore, di sensibilità, di attenzione, non verso il mondo dei vivi, dal quale viene sistematicamente ignorato, ma verso i morti, ai quali si dedica con impegno e volontà cercando di dare loro degne sepolture, discorsi celebrativi profondi, musiche adatte, funerali appropriati,ecc.

John May è buono e solo, si emoziona quando riesce a trovare qualche parente o amico del deceduto, e si emoziona pure quando trova fotografie dei defunti, che poi incolla e cataloga in modo maniacale e preciso in un voluminoso album.

La sua vita, ordinata e rispettosa, cambia improvvisamente quando,a causa dei tagli al personale comunale, viene bruscamente licenziato("I funerali sono solo per i vivi!!" gli rinfaccia il suo capo).

La sua ultima, frettolosa ricerca (John deve trovare i conoscenti del defunto Billy Stoke) lo porta in contatto con cose che, nella strenua assiduità del suo lavoro, aveva regolarmente evitato: una cioccolata calda, una bottiglia di whisky, il volto di una donna, lo sguardo di una donna, il sorriso di una donna.

E, proprio mentre John May sembra affacciarsi, per la prima volta nella sua esistenza, alla realtà 'esterna', alla vita dei vivi, ecco che...

Non si può rivelare altro, per non rovinare la visione del film e l'essenza stessa del film.

Un film d'anima, di pensiero, di immagine e di senso, un film che regala e trasmette cinema dalla prima all'ultima, meravigliosa, scena.

Ma voi, amanti dell'azione e del sangue, del mostro e della parolaccia, dell'astronave e delle sparatorie, lasciate pure perdere 'Still life'; lo trovereste lento, tetro, scialbo, magari noioso, e pure quei veloci 87' potrebbero risultarvi tremendamente indigesti.

Voialtri, invece, che amate la metafora ingegnosa, le storie intense e appassionanti, il cinema dei dettagli e dei silenzi , dei colori pallidi e appannati, delle luci morbide, dei contenuti forti, dei racconti toccanti e commoventi, voi sì che amerete 'Still life', e vi immedesimerete nel tenero protagonista e nella sua sconfinata umanità, nella sua vicenda strana ma bella, insolita ma coinvolgente.

E voi sarete quelli ai quali, nello splendido finale, verranno i brividi e, ai più sensibili, anche qualche lacrimuccia.

 Sala di periferia, anonima e sgualcita.

Siamo in 16 e ci guardiamo di sottecchi, come marziani del cinema, come alieni del grande schermo.

Forse pensavamo di essere soli, sì, solo noi a vedere quel film che centri commerciali, multisala e grandi cinema hanno sistematicamente evitato.

E invece i 16 mohicani hanno visto giusto, siamo noi i fortunati, noi che abbiamo evitato i colossal e i cinepanettoni per gustarci questo piccolo gioiellino.

Già, perchè 'Still life' è proprio un piccolo capolavoro, azzeccato in ogni piccolo particolare, indovinato e calcolato in ogni piccolo dettaglio, un film che è una poesia, una favola sulla solitudine, anzi un vero e proprio inno alla solitudine.

Un film bellissimo, quindi.

A cominciare dalla regia, abile, capace ,precisa, rigorosa, diretta, non a caso premiata alla Mostra internazionale di Venezia.

D'altra parte, delle ottime qualità di Uberto Pasolini (voto 8) avevamo già sentito parlare, anche se forse più come produttore e sceneggiatore che come regista.

Poi la fotografia, cruda, cupa, spenta, poco colorata dal sole; poi le musiche, leggere, soavi, delicate.

Strepitosa la trama, talmente grottesca e inusuale da risultare geniale.

John May (Eddie Marsan,voto 9) è un semplice funzionario comunale di South London che dedica il suo lavoro alla ricerca dei parenti di persone morte in totale solitudine.

Sembra un uomo scialbo, insignificante, privo di affetti e di amicizie.

Invece è una persona precisa, lodevole, diligente, piena di amore, di sensibilità, di attenzione, non verso il mondo dei vivi, dal quale viene sistematicamente ignorato, ma verso i morti, ai quali si dedica con impegno e volontà cercando di dare loro degne sepolture, discorsi celebrativi profondi, musiche adatte, funerali appropriati,ecc.

John May è buono e solo, si emoziona quando riesce a trovare qualche parente o amico del deceduto, e si emoziona pure quando trova fotografie dei defunti, che poi incolla e cataloga in modo maniacale e preciso in un voluminoso album.

La sua vita, ordinata e rispettosa, cambia improvvisamente quando,a causa dei tagli al personale comunale, viene bruscamente licenziato("I funerali sono solo per i vivi!!" gli rinfaccia il suo capo).

La sua ultima, frettolosa ricerca (John deve trovare i conoscenti del defunto Billy Stoke) lo porta in contatto con cose che, nella strenua assiduità del suo lavoro, aveva regolarmente evitato: una cioccolata calda, una bottiglia di whisky, il volto di una donna, lo sguardo di una donna, il sorriso di una donna.

E, proprio mentre John May sembra affacciarsi, per la prima volta nella sua esistenza, alla realtà 'esterna', alla vita dei vivi, ecco che...

Non si può rivelare altro, per non rovinare la visione del film e l'essenza stessa del film.

Un film d'anima, di pensiero, di immagine e di senso, un film che regala e trasmette cinema dalla prima all'ultima, meravigliosa, scena.

Ma voi, amanti dell'azione e del sangue, del mostro e della parolaccia, dell'astronave e delle sparatorie, lasciate pure perdere 'Still life'; lo trovereste lento, tetro, scialbo, magari noioso, e pure quei veloci 87' potrebbero risultarvi tremendamente indigesti.

Voialtri, invece, che amate la metafora ingegnosa, le storie intense e appassionanti, il cinema dei dettagli e dei silenzi , dei colori pallidi e appannati, delle luci morbide, dei contenuti forti, dei racconti toccanti e commoventi, voi sì che amerete 'Still life', e vi immedesimerete nel tenero protagonista e nella sua sconfinata umanità, nella sua vicenda strana ma bella, insolita ma coinvolgente.

E voi sarete quelli ai quali, nello splendido finale, verranno i brividi e, ai più sensibili, anche qualche lacrimuccia.

 Sala di periferia, anonima e sgualcita.

Siamo in 16 e ci guardiamo di sottecchi, come marziani del cinema, come alieni del grande schermo.

Forse pensavamo di essere soli, sì, solo noi a vedere quel film che centri commerciali, multisala e grandi cinema hanno sistematicamente evitato.

E invece i 16 mohicani hanno visto giusto, siamo noi i fortunati, noi che abbiamo evitato i colossal e i cinepanettoni per gustarci questo piccolo gioiellino.

Già, perchè 'Still life' è proprio un piccolo capolavoro, azzeccato in ogni piccolo particolare, indovinato e calcolato in ogni piccolo dettaglio, un film che è una poesia, una favola sulla solitudine, anzi un vero e proprio inno alla solitudine.

Un film bellissimo, quindi.

A cominciare dalla regia, abile, capace ,precisa, rigorosa, diretta, non a caso premiata alla Mostra internazionale di Venezia.

D'altra parte, delle ottime qualità di Uberto Pasolini (voto 8) avevamo già sentito parlare, anche se forse più come produttore e sceneggiatore che come regista.

Poi la fotografia, cruda, cupa, spenta, poco colorata dal sole; poi le musiche, leggere, soavi, delicate.

Strepitosa la trama, talmente grottesca e inusuale da risultare geniale.

John May (Eddie Marsan,voto 9) è un semplice funzionario comunale di South London che dedica il suo lavoro alla ricerca dei parenti di persone morte in totale solitudine.

Sembra un uomo scialbo, insignificante, privo di affetti e di amicizie.

Invece è una persona precisa, lodevole, diligente, piena di amore, di sensibilità, di attenzione, non verso il mondo dei vivi, dal quale viene sistematicamente ignorato, ma verso i morti, ai quali si dedica con impegno e volontà cercando di dare loro degne sepolture, discorsi celebrativi profondi, musiche adatte, funerali appropriati,ecc.

John May è buono e solo, si emoziona quando riesce a trovare qualche parente o amico del deceduto, e si emoziona pure quando trova fotografie dei defunti, che poi incolla e cataloga in modo maniacale e preciso in un voluminoso album.

La sua vita, ordinata e rispettosa, cambia improvvisamente quando,a causa dei tagli al personale comunale, viene bruscamente licenziato("I funerali sono solo per i vivi!!" gli rinfaccia il suo capo).

La sua ultima, frettolosa ricerca (John deve trovare i conoscenti del defunto Billy Stoke) lo porta in contatto con cose che, nella strenua assiduità del suo lavoro, aveva regolarmente evitato: una cioccolata calda, una bottiglia di whisky, il volto di una donna, lo sguardo di una donna, il sorriso di una donna.

E, proprio mentre John May sembra affacciarsi, per la prima volta nella sua esistenza, alla realtà 'esterna', alla vita dei vivi, ecco che...

Non si può rivelare altro, per non rovinare la visione del film e l'essenza stessa del film.

Un film d'anima, di pensiero, di immagine e di senso, un film che regala e trasmette cinema dalla prima all'ultima, meravigliosa, scena.

Ma voi, amanti dell'azione e del sangue, del mostro e della parolaccia, dell'astronave e delle sparatorie, lasciate pure perdere 'Still life'; lo trovereste lento, tetro, scialbo, magari noioso, e pure quei veloci 87' potrebbero risultarvi tremendamente indigesti.

Voialtri, invece, che amate la metafora ingegnosa, le storie intense e appassionanti, il cinema dei dettagli e dei silenzi , dei colori pallidi e appannati, delle luci morbide, dei contenuti forti, dei racconti toccanti e commoventi, voi sì che amerete 'Still life', e vi immedesimerete nel tenero protagonista e nella sua sconfinata umanità, nella sua vicenda strana ma bella, insolita ma coinvolgente.

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