Una fredda mattina di maggio |
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Un film di Vittorio Sindoni.
Con Sergio Castellitto, Roberto De Francesco, Leonardo Ferrantini, Gabriele Ferzetti, Marina Vlady.
continua»
Drammatico,
durata 96 min.
- Italia 1990.
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Sempre il solito problema...
di Lore64Feedback: 3194 | altri commenti e recensioni di Lore64 |
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venerdì 3 agosto 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
... il filmetto andando avanti sente il bisogno di rendere il dovuto pater noster al regime e diffamare la lotta armata. La prima parte è apprezzabile: ricostruisce abbastanza bene la compresenza di giovani dell'alta società e giovani di borgata all'interno del movimento, come pure il clima avventuroso che dominava molti nelle manifestazioni, condotte a metà fra impegno politico, coinvolgimento nel gruppo e voglia di menare le mani. Buona anche la rappresentazione del clima dei collettivi e delle comunità. E buona, infine, la raffigurazione dei veri proletari, meridionali immigrati che non capiscono niente e si disinteressano di politica, pensando solo a campare la vita mentre il movimento cerca di attirarli a sé aiutandoli nelle occupazioni delle case. Purtroppo il film scade progressivamente per due motivi: 1) l'intreccio si fa sempre più insulso e inverosimile, con quei pochi personaggi che si incontrano continuamente a casa di amici comuni per poi indagarsi a vicenda sul lavoro o nei collettivi, colle rincorse incrociate ad avvertire il giornalista poche ore prima che lo ammazzino, con killers e vittima che si ritrovano uno di fronte agli altri la sera prima dell'attentato e via scretinando. 2) Il regista per diffamare la lotta armata a un certo punto comincia a lavorare per stereotipi, col alter ego di Tobagi proposto come personaggio senza macchia e senza paura, equilibratissimo, interessato solo alla verità, il suo "riformismo" (per cui verrà ammazzato) pieno di buon senso, spirito civico ed efficienza professionale. Al contrario in ambito 'terrorista' si introduce lo stereotipo del ragazzo proletario che unico capisce qualcosa della vita e per questo si distanzia pieno di disgusto dai ragazzi-bene che vogliono fare il salto in direzione della lotta armata a tempo pieno. Con simili scemenze si fanno filmetti da seconda visione ovvero agiografia di regime, non si fa la storia. Un'impostazione di fondo azzeccata, sciupata metà per fare il film giallo e metà per fare il pennivendolo di regime.
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