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Ispirato ad una storia vera, questo film di Ragussis è una full immersion, vissuta a fianco del protagonista, Radcliffe, infiltratosi nel mondo USA degli oltranzisti di estrema destra, tra suprematisti bianchi, neonazisti ed aspiranti terroristi, a metà strada tra il film inchiesta ed il thriller d’azione.
Riuscita alla perfezione l’interpretazione di Radcliffe, nella parte del quasi autistico, introverso ma empatico, agente sotto copertura dell’FBI, contornato da un cast di livello, di cui si riesce ad apprezzare la recitazione nonostante il pessimo doppiaggio italiano, in cui spicca come comprimaria Toni Collette.
Un po’ semplicistica, se non addirittura fuorviante, appare l’analisi finale del fenomeno sociale al centro del film, che riduce ad un mero atteggiamento psicologico, il vittimismo, le cause che spingono alcuni giovani ad arruolarsi tra le fila dei discendenti del Ku Klux Klan, come se il razzismo in America non avesse profonde radici storiche e quelle ideologie fossero il parto originale di quattro esaltati psicopatici da curare con l’amore e con qualche seduta dallo psicanalista.
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