I dannati di Varsavia |
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Un film di Andrzej Wajda.
Con Teresa Izewska, Wienczylaw Glinski, Stanislaw Mikulski
Titolo originale Kanal.
Guerra,
b/n
durata 90 min.
- Polonia 1957.
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cinema verità che rasenta il melodrammadi carloalbertoFeedback: 51365 | altri commenti e recensioni di carloalberto |
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martedì 28 dicembre 2021 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Film claustrofobico ed angosciante ambientato quasi tutto nelle fogne di Varsavia, dove un manipolo di disperati, abbandonato il fronte di resistenza per non soccombere all’avanzata dei tedeschi, cerca la via per raggiungere la parte della città non occupata dal nemico e lì continuare a combattere. Wajda riesce nel contesto devastante del conflitto mondiale in atto a rubare spazi alla tragedia globale per inscenare drammi umani, che, sebbene ritagliati in quell’ambito, debordano dai margini del contingente, assumendo uno spessore ed una valenza universale, al di là della particolarità delle storie narrate. L’arte che sopravvive nelle note del musicista, che continua a suonare aggirandosi, ormai folle, nelle tenebre dei cunicoli, l’amore idilliaco tradito dalla menzogna, di una ragazza che preferisce la morte alla delusione, le speranze di felicità di due amanti, che si infrangono contro la dura realtà delle cose, ma che continuano a vivere nei sogni e fungono da estremo conforto e buon viatico per l’ultimo cammino verso la fine, sono soltanto alcuni dei quadretti morali che emergono tra i miasmi, dall’orrido putridume dell’oscurità, che, specularmente, ripropone le aberrazioni della guerra che si combatte nel mondo di sopra alla luce di un Sole ormai freddo. Wajda si cimenta nell’ardua impresa di coniugare il cinema verità, in un film caratterizzato da un cupo realismo, con il dramma esistenziale e sentimentale, il tema storico del racconto epocale con le vicende personali di uomini e donne schiacciati dalla guerra e che rivendicano la loro umanità ed il diritto ad essere felici nonostante tutto. Il rischio di questa operazione è di cadere nel melodramma ed il regista lo sa bene, tant’è vero che uno dei suoi personaggi, l’artista, che potrebbe rappresentare il suo alter ego nel film, ammonisce la ragazza, la giovane sognatrice innamorata, a non essere melodrammatica.
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