Pellicola che si caratterizza per l'ottimo ritmo ed il dipanarsi rapido e coinvolgente della storia: davvero non ci sono tempi morti, complice anche la durata particolarmente contenuta.
La trama, tutto sommato semplice, viene messa in scena in modo diretto, risultando interessante.
Pur trattando argomenti molto seri e persino spinosi (per altre pellicole barbose, che si prendono molto sul serio, si sarebbe parlato sicuramente di film impegnato), la narrazione è leggera, con l'innesto di vari elementi, situazioni e personaggi umoristici che hanno l'effetto di alleggerire l'opera rendendola piacevolissima.
In definitiva siamo di fronte ad una pellicola che si preoccupa principalmente essere gradevole, riuscendovi in modo ottimale; ciò detto, resta comunque il fatto che accanto ad un intrattenimento di eccellente livello, viene veicolato in maniera esplicita il messaggio di alto valore civico di invito alla rettitudine e contemporaneamente di denuncia della corruzione, soprattutto quella perpetrata nelle alte sfere, che è sempre quella più pericolosa.
La riuscita del film deve molto a James Cagney, capace di una interpretazione delle sue, con straordinaria presenza scenica, espressività e magnetismo: un vero gigante della recitazione. Sebbene la grande star hollywoodiana venga più ricordata per i ruoli da gangster, per i quali si è sempre dimostrato particolarmente portato grazie alla faccia da malandrino, deve dirsi che risulta adattissimo anche in questo ruolo da “mastino” integerrimo che non dà tregua ai criminali.
Molto gustosi i dialoghi tra il protagonista e la fidanzata, interpretata dalla brava Mae Clarke, che costituisce con il primo una coppia molto affiatata.
Simpatici e di opportuno alleggerimento i siparietti che vedono come protagonista il buffo e petulante collega di origini irlandesi.
Presenti numerose scene d'azione, molto credibili e ben girate, soprattutto tenuto conto dell'epoca a cui risale la pellicola.
Una curiosità: chi non sapesse che Cagney era rosso di capello lo viene comunque a sapere grazie ad alcuni dialoghi (in più occasioni infatti il protagonista viene appellato “rosso”, con evidente riferimento alla capigliatura), mentre non lo si sarebbe potuto evincere altrimenti, trattandosi di un film girato in bianco e nero.
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