La storia dei detenuti che organizzarono l’evasione dal campo di sterminio di Sobibor è una delle poche pagine della resistenza ebrea di dominio pubblico. Ma ogni fatto, ogni singola cosa che può alimentare la memoria del delirio dell’uomo è utile. Perché il rischio che, come diceva l’Arendt, la banalità del male prevalga sulla ragione rimane sempre dietro l’angolo. Questo film racconta la storia, una storia di libertà e di odio. E lo fa con la crudezza della realtà con cui migliaia di ebrei furono sterminati a Sobibor; racconta le angherie della bestia nazista, la mortificazione di uomini da parte di uomini che hanno perso ogni traccia di umanità. È un film duro, essenziale, e proprio nella fredda rappresentazione dei fatti fa vivere allo spettatore il dolore di un popolo. La rivolta va oltre quel campo di sterminio, quelle persone e quel regime. È una fiammella accesa perché la libertà è un anelito che non si può mai abbandonare.
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