Sullo sfondo, una città dalla realtà dura, spregiudicata e spietata di un quotidiano tinto di cronaca nera arriva a noi – attraverso lo schermo - come un diamante che nonostante tutto splende ancora tra cielo e terra. Magia che dall’alto ci immerge nella città di Napoli come un luogo – no luogo, che da un Set a cielo aperto e un saper far buon cinema ci restituisce nella poesia della fotografia sin dalle prime sequenze.
E’ tra cielo e terra che dalle strade di una città difficile la storia di due amici, due poliziotti – due Falchi, Agenti della sezione speciali della Squadra mobile di Napoli efficientissimi e dediti a 360° alla loro missione - sfreccia come in un inseguimento per farsi largo nell’azione degli stati d’animo di un vita privata imperfetta, dolorosa quanto un crimine: la vita dei due protagonisti principali – Peppe (Fortunato Cierlino) e Francesco (Michele Riondino) - emerge alla cronaca del loro quotidiano come un caso difficile da risolvere nella palude di se stessi, nei sobborghi più loschi della mente e dell’animo umano.
Ma gli eventi frutto di azioni fuorilegge determinano nel destino dei due poliziotti la possibilità di una chance in più, a costo di attraversare il fuoco incrociato dell’esistenza, anche la più solitaria, per provare a intravedere - fosse per un solo istante - la luce del riscatto.
Non provare una volta ancora è come morire di panico prima ancora di avvertire uno sparo nel buio, come mancare per vigliaccheria, per umana debolezza, un’occasione buona e non solo per se stessi.
Falchi, il nuovo film di Toni D’Angelo, pone degli interrogativi esistenziali e molteplici momenti di riflessione sull’umano che va ben oltre – a mio modesto avviso - circa l’amicizia, i tradimenti e l’amore. E’ balistica che nella traiettoria ha per obiettivo quello di provare ad indagare sull’io profondo.
Entrare in empatia con i personaggi principali del film nel loro scavare interiore è un rischio che vale la pena correre a tutta velocità: è quel cadere a terra, rialzarsi e lottare per giungere ad una disperata vitalità.
Nella visione del film ho provato per un attimo a sentirmi come fossi un senso di colpa, una parola non detta, un gesto mancato, un tradimento, un amore impossibile, una donna per amica.
E come a volte capita nella vita, fino a non saper vedere oltre come un cane senza più padrone, come il non accaduto per assenza di lucidità e coraggio, muovere passi incerti sulla spiaggia dell’esistenza.
Falchi è un gioiello. E’ così nell’interpretazione degli attori Cierlino e Riondino. Gemme incastonate – nei ruoli interpretati - Pippo del Bono (Il dottor Marino Capo della Squadra Mobile) e l’attrice Stefania Sandrelli (Donna Arianna) storia in carne ed ossa del cinema italiano. Come, e non da ultimo, nell’interpretazione, l’attrice Wang Xiaoyan.
Le musiche composte da Nino D’Angelo ci accompagnano nella visione del melodramma in una sinfonia perfetta come il battito di un cuore per la vita che giunge così intenso nel brano Puortame con te.
Toni D’Angelo in Falchi, con passione e coraggio come nei suoi lavori precedenti - da Una Notte a L’innocenza di Clara, passando per POETI fino a FILMSTUDIO, Mon Amour – ispirandosi al cinema di Hong Kong degli anni ’90, ossia a melò polizieschi e noir, ha creato un genere unico nel panorama cinematografico italiano degli ultimi anni, che ha già dimostrato di poter valicare i confini delle sale cinematografiche italiane e giungere a Berlino come a Los Angeles.
ConyR
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