Modestissimo film tratto da una novella di David Westheimer. Modestissimo non tanto per i mezzi dispiegati quanto per l'approssimativa recitazione di molti attori (in particolare quelli che interpretano Italiani e Tedeschi) e per le inverosimiglianze (nonché voluti errori) nella messa in scena: uno per tutti il fatto che per il Passo del Maloja (o Malaja come appare nel film) non è mai passata una linea ferroviaria. Questo non piccolo neo geografico non deve sembrare un'ossessione di realismo da parte nostra; non si capisce perché si debba inventare una storia fantastica (e non una piccola storia di un uomo qualunque) e ambientarla in un'epoca tanto vicina e ricca di dati rintracciabili spacciandola per vera e riempiendola di pressapochismi.
[+]
Modestissimo film tratto da una novella di David Westheimer. Modestissimo non tanto per i mezzi dispiegati quanto per l'approssimativa recitazione di molti attori (in particolare quelli che interpretano Italiani e Tedeschi) e per le inverosimiglianze (nonché voluti errori) nella messa in scena: uno per tutti il fatto che per il Passo del Maloja (o Malaja come appare nel film) non è mai passata una linea ferroviaria. Questo non piccolo neo geografico non deve sembrare un'ossessione di realismo da parte nostra; non si capisce perché si debba inventare una storia fantastica (e non una piccola storia di un uomo qualunque) e ambientarla in un'epoca tanto vicina e ricca di dati rintracciabili spacciandola per vera e riempiendola di pressapochismi. In un film di James Bond nessuno si preoccupa di vedere un'automobile sfrecciare (facendo numeri pazzeschi) per la Gardesana Occidentale e, dopo due secondi, entrare in Siena; quella è fantasia (o fantapolitica o fantascienza) mentre questa diventa fantastoria (la famosa Storia alternativa?). Chiaro che per uno spettatore dell'Arkansas la cosa non ha (forse) la minima rilevanza (i Tedeschi stupidotti sono stati battuti dall'Americano scaltro, e questo basta) ma ciò non contribuisce certo a fare di questo film un buon prodotto; anzi, potremmo dire che questi "errori" macroscopici gettano su tutto il film un'ombra di falso; falso non tanto per la storia inventata (che ci può stare) ma piuttosto di moralmente disonesto spacciando per storicamente vero quello che vero non è. Tutto sembrebbe un'operazione per lanciare Raffaella Carrà che appare nel film con tanto di cartello dedicato in testa al film o per cavalcare l'ondata di pellicole sulla 2^ Guerra Mondiale inaugurata nel 1959 con «Il Generale Della Rovere» e proseguita nel 1960 con «Tutti a casa», nel 1962 con i più spettacolari «Il giorno più lungo», «Le quattro giornate di Napoli» e nel 1963 con «La grande fuga» (giusto per citare a braccio). Per gli appassionati dei trenini può essere bella la parte finale ambientata (dal vero) sulla linea ferroviaria Belluno-Calalzo di Cadore con tanto di arrivo a fianco del Lago di Centro Cadore spacciato per uno dei Laghi dell'Engadina.
[-]