olgadicom
|
venerdì 27 febbraio 2009
|
un film alla scuola di bergman
|
|
|
|
Una specie di thriller etico, con alcuni punti deboli nella sceneggiatura, ma di una tale intensità che ha il suo antecedente solo in alcune analisi di Bergman, raffinate e profonde, emotivamente incalzanti. Infatti è senza tregua il processo di svuotamento di quel pozzo senza fondo che sono le “cose” dell’animo umano, ma il ritmo (specialmente all’inizio) è lento, sembra faticoso e duro come i tentativi di reinserimento che la protagonista deve affrontare. Juliette (una strepitosa Kristin Scott Thomas, senza trucco, di un fascino antico e imperscrutabile) torna dopo quindici anni a Nancy, la sua città d’origine, e reca stampata nel viso la sofferenza di cui è piena. Estranea a tutto, lontana anche da se stessa, quasi selvatica nell’approccio con altri, reincontra qui la sorella Lea (ha il volto mobile e sensibile di Elsa Zylberstein), che la ospita nella sua grande casa.
[+]
Una specie di thriller etico, con alcuni punti deboli nella sceneggiatura, ma di una tale intensità che ha il suo antecedente solo in alcune analisi di Bergman, raffinate e profonde, emotivamente incalzanti. Infatti è senza tregua il processo di svuotamento di quel pozzo senza fondo che sono le “cose” dell’animo umano, ma il ritmo (specialmente all’inizio) è lento, sembra faticoso e duro come i tentativi di reinserimento che la protagonista deve affrontare. Juliette (una strepitosa Kristin Scott Thomas, senza trucco, di un fascino antico e imperscrutabile) torna dopo quindici anni a Nancy, la sua città d’origine, e reca stampata nel viso la sofferenza di cui è piena. Estranea a tutto, lontana anche da se stessa, quasi selvatica nell’approccio con altri, reincontra qui la sorella Lea (ha il volto mobile e sensibile di Elsa Zylberstein), che la ospita nella sua grande casa. Della famiglia fa parte il marito, un po’ elementare come personaggio, due accattivanti figlie adottive, un suocero che legge sempre ma non può parlare e lo fa con piccoli gesti d’accoglienza o di rifiuto. A questi, via via, si aggiungono vari personaggi: l’anziana madre preda della demenza, i rozzi datori di lavoro, un insegnante collega di Lea, di sensibilità vicina a Juliette, un poliziotto buono e confuso, anche lui in piena crisi. E questo coro si dispone con naturalezza sullo sfondo, ciascuno convincente nella sua piccola parte. Con tutti la protagonista lentamente cerca di confrontarsi, ma non è facile, visto il segreto inconfessabile che si porta dentro e che fa venire a galla, una volta svelato in parte, gli aspetti migliori e peggiori delle relazioni con le persone che incontra. Non solo le donne ma anche gli uomini sono o tristemente consapevoli del dolore connaturato alla vita o superficiali fino a quando non vanno a cozzare contro quello che si rifiutano di vedere; ognuno comunque ha le sue zone d’ombra. Tutti nel racconto conservano emozioni rattenute o abissi psicologici nei quali rischiano di naufragare, perciò si contano “i salvati e i sommersi”. Le donne però sono quelle che attingono dalla loro natura maggior forza per resistere, riadattarsi e (chissà?) rinascere. E il senso vero del film sta in questo come nella capacità del Libro, della Parola e del Silenzio di fare da maieutica alla sofferenza con pari possibilità evocative. Ciò appare evidente al di là della rivelazione shock della fine, per cui tutto quello che si era pensato va rovesciato e rivisto.
Il regista Philippe Claudel per la sua opera prima egli sceglie una tessitura di primissimi piani che cattura come poche: scorrono davanti ai nostri occhi le pieghe dei visi, le attaccature del collo, dei capelli, delle orecchie, su su fino agli sguardi che bucano e addolorano. Rimane comunque sottesa ai particolari l’energia rigenerante che la donna sa scavare per sé e per gli altri anche dalla sofferenza peggiore di cui è metafora, in una scena del film, un quadro ottocentesco molto suggestivo, La douleur di Emile Friant. Tra le tante violenze fisiche e morali che si consumano in Italia e nel mondo contro la donna, è dolce ricevere un così bell’omaggio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a olgadicom »
[ - ] lascia un commento a olgadicom »
|
|
d'accordo? |
|
bagigi
|
domenica 8 febbraio 2009
|
bellimo e intelligente
|
|
|
|
Sono molteplici i motivi per apprezzare questo film: intanto una bellissima storia, egregiamente sceneggiata con un sapiente dosaggio dei vari ingredienti, introdotti gradualmente con un ritmo lento (mai noioso) e molto indovinato. Un’ottima caratterizzazione dei personaggi, e non solo delle due sorelle protagoniste, ma anche tutti i personaggi minori egregiamente incastonati via via con un talento smaccatamente letterario (il malinconico e sofferente capitano di polizia innamorato del fiume Orinoco, poi suicida, il professore collega di Lèa, intelligente e discreto, che si avvicinerà a Juliette e contribuirà al riavvicinamento di Juliette al mondo delle emozioni, il marito di Lèa, anch’egli impegnato in un percorso personale di accettazione della “difficile” cognata, l’indimenticabile nonno-bambino, rimasto muto dopo un malore, divoratore di libri, e il suo irresistibile rapporto fatto di post-it grotteschi appicciati in fronte -“Silènce!”- scambiati con la nipotina vientamita, la figura della madre delle due sorelle, appena accennata in un’unica scena, e che appare come un fantasma pregno di significati nel suo improvviso abbracciare la figlia maggiore già negata e ripudiata nell’orrore della sua colpa).
[+]
Sono molteplici i motivi per apprezzare questo film: intanto una bellissima storia, egregiamente sceneggiata con un sapiente dosaggio dei vari ingredienti, introdotti gradualmente con un ritmo lento (mai noioso) e molto indovinato. Un’ottima caratterizzazione dei personaggi, e non solo delle due sorelle protagoniste, ma anche tutti i personaggi minori egregiamente incastonati via via con un talento smaccatamente letterario (il malinconico e sofferente capitano di polizia innamorato del fiume Orinoco, poi suicida, il professore collega di Lèa, intelligente e discreto, che si avvicinerà a Juliette e contribuirà al riavvicinamento di Juliette al mondo delle emozioni, il marito di Lèa, anch’egli impegnato in un percorso personale di accettazione della “difficile” cognata, l’indimenticabile nonno-bambino, rimasto muto dopo un malore, divoratore di libri, e il suo irresistibile rapporto fatto di post-it grotteschi appicciati in fronte -“Silènce!”- scambiati con la nipotina vientamita, la figura della madre delle due sorelle, appena accennata in un’unica scena, e che appare come un fantasma pregno di significati nel suo improvviso abbracciare la figlia maggiore già negata e ripudiata nell’orrore della sua colpa). La splendida prova di Kristin Scott Thomas (e quella non certo inferiore di Elsa Zylberstein), impegnata con successo a rendere, attraverso gli occhi, i tormenti di un’anima provata da dolori pressochè inenarrabili. E infine l’ottima regia, appena appena macchiata di qualche piccola sbavatura (certamente perdonabile ad un esordiente come Philippe Claudel) come nella scelta dell’attacco della “scena madre” del prefinale in cui finalmente Juliette e Lèa affrontano insieme, lungo le scale di casa, la verità delle cose sino a quel momento rimaste nascoste nella coscienza tormentata di Juliette, attacco importante e a mio avviso registicamente poco azzeccato. Ma sono solo piccoli dettagli che non inficiano un’ottima prova di questo neo-regista e che non rovinano questo bellissimo film, coraggioso nelle tematiche che propone e molto intelligente nella maniera in cui le propone, misceldando sapientemente e con ottimo equilibrio emotivo la dimensione personale e sociale di grandi temi come l’eutanasia, il reinserimento nel sociale degli ex-detenuti, o il solo (qui niente affatto banale, lo dico a J. Demme che ha firmato il recente “Rachel sta per sposarsi”, film gemello a “Ti amerò sempre”, dove invece erano miseramente falliti tutti i tentativi di comprendere la conflittualità che ci può essere in un rapporto sfilacciato di due sorelle che si ritrovano) tema dei rapporti familiari. Consiglio a tutti vivamente di non perderlo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a bagigi »
[ - ] lascia un commento a bagigi »
|
|
d'accordo? |
|
ciccio capozzi
|
martedì 10 febbraio 2009
|
un oscuro lago di profondità abissali
|
|
|
|
“TI AMERO’ SEMPRE” di PHILIPPE CLAUDEL; FRA-GER, 08. Juliette esce di prigione dopo 15 anni accolta dalla sorella Léa. Il reinserimento nella vita di affetti e relazioni è difficile. Il regista è uno scrittore che ha messo in film un suo libro, ed è la sua prima regia. Anzi l’ha progettato espressamente per il cinema. Ma, caso raro, ha fatto al suo esordio un gran bel film. Che non ha alcuno dei limiti che solitamente si associano a film che nascono da romanzi o diretti da romanzieri: la parola è del tutto visualizzata. Magari vi sono delle ingenuità: vi sono dei ricorsi a metafore un po’ troppo esplicite; ma la struttura narrativa è ferrea. Va avanti senza perdere un colpo, senza divagazioni gratuite.
[+]
“TI AMERO’ SEMPRE” di PHILIPPE CLAUDEL; FRA-GER, 08. Juliette esce di prigione dopo 15 anni accolta dalla sorella Léa. Il reinserimento nella vita di affetti e relazioni è difficile. Il regista è uno scrittore che ha messo in film un suo libro, ed è la sua prima regia. Anzi l’ha progettato espressamente per il cinema. Ma, caso raro, ha fatto al suo esordio un gran bel film. Che non ha alcuno dei limiti che solitamente si associano a film che nascono da romanzi o diretti da romanzieri: la parola è del tutto visualizzata. Magari vi sono delle ingenuità: vi sono dei ricorsi a metafore un po’ troppo esplicite; ma la struttura narrativa è ferrea. Va avanti senza perdere un colpo, senza divagazioni gratuite. E’ del tutto concentrata sulla persona della protagonista, la versatilissima e qui in evidente stato di grazia, Kristyn Scott Thomas. Non solo sul suo viso, splendidamente espressivo, ma sulla sua corporeità che risulta ancora più rappresa, più attorta sul suo dolore. Noi lo scopriamo brano a brano. Comprendiamo la sua essenza solo sul finale. E ciò perché lei si è voluta punire di un crimine, che avrebbe potuto avere molte attenuanti; in ogni caso avrebbe potuto giovarsi della solidarietà, anche in posizioni conflittuali, di molte madri poste nelle stesse drammatiche condizioni, costrette ad una scelta d’amore estrema e dolorosa. Ma lei ha tenuto questo lutto dentro di sé, come un oscuro lago di profondità abissali, in cui ha continuato a lasciarsi andare, annullandosi, non volendo mai raggiungere la riva. “La vera prigione è la morte di tuo figlio”, dice ad un certo punto: lei si è murata viva in questa dimensione, che l’ha trascinata a corpo morto, via da tutti gli affetti, genitori, ex marito, che l’hanno bandita come una reietta. Il suo non-dialogo, la sua apparente aggressività nasconde questo mare profondo. Non a caso più d’una sequenza, in cui sviluppa gli incerti inizi di socialità con la sorella, si svolge in una piscina luminosa: ma è acqua calda, poco profonda, che si muovono con rilassata mollezza, in circolo. Ricorda il liquido amniotico, un desiderio metaforico d’immersione comune affettiva venuta meno. Il rapporto tra sorelle è costruito con altrettanta delicatezza: la giovane ha vissuto dall’esterno, senza riuscire a cogliere l’essenza del dramma della sorella; ma ha introiettato questa assenza come nevrosi, rifiutando la maternità. Il percorso di avvicinamento a Juliette segue delle motivazioni sue proprie, non è generica solidarietà sorerna. In questo si nota il talento di grande scrittore del regista-sceneggiatore: quello di dare delle motivazioni profonde al “fare” dei suoi personaggi. Aderente, sobria è la descrizione dell’ambiente fisico e sociale della provincia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ciccio capozzi »
[ - ] lascia un commento a ciccio capozzi »
|
|
d'accordo? |
|
spoerri
|
domenica 8 febbraio 2009
|
bello e sensibile
|
|
|
|
Bellissimo, denso e intenso.
Racconto di un ritorno alla vita dopo aver superato oceani di dolore e con tutte le difficoltà che questo comporta.
Lezione sul non giudicare perchè chi abbiamo davanti è molto più complesso di quello che noi possiamo pensare.
Storia di una donna che il dolore aveva fatto fare terra bruciata intorno a lei e della sorella che pur spinta dal mondo e dalla famiglia a dimenticarla non aveva mai smesso di amarla.
Discorso su una redenzione su se stessi fatta grazie all'affetto, mai semplice e sempre costruito e sudato, di chi sta intorno.
difficoltà a vivere in questo mondo che spesso non ha un posto per noi e spesso e volentieri ti prova a ricacciare via.
Tutto questo mi ha lasciato questo film.
[+]
Bellissimo, denso e intenso.
Racconto di un ritorno alla vita dopo aver superato oceani di dolore e con tutte le difficoltà che questo comporta.
Lezione sul non giudicare perchè chi abbiamo davanti è molto più complesso di quello che noi possiamo pensare.
Storia di una donna che il dolore aveva fatto fare terra bruciata intorno a lei e della sorella che pur spinta dal mondo e dalla famiglia a dimenticarla non aveva mai smesso di amarla.
Discorso su una redenzione su se stessi fatta grazie all'affetto, mai semplice e sempre costruito e sudato, di chi sta intorno.
difficoltà a vivere in questo mondo che spesso non ha un posto per noi e spesso e volentieri ti prova a ricacciare via.
Tutto questo mi ha lasciato questo film.
Tutto il meglio che ci si può aspettare dal magnifico cinema francese.
quando anche il cinema d'autore italiano ri-imparerà a raccontare con cosi semplice e profondissima sensibilità strappandosi quel velo di ippocrita e falso sentimentalismo che troppo stesso lo ricopre?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a spoerri »
[ - ] lascia un commento a spoerri »
|
|
d'accordo? |
|
donsantos
|
domenica 22 febbraio 2009
|
le prigioni del cuore
|
|
|
|
" La morte del tuo bambino è una prigione da cui non si esce mai ". La detenzione materiale segna ( e come!) la vita di ogni uomo, ma gli affetti ritrovati possono far ricominciare a vivere. Una tragedia familiare, come quella, seppur estrema, della protagonista ti rimane attaccata dentro per sempre, senza scampo. Tematica forte, di attualità, quella dell'eutanasia, argomento che sfugge ad ogni definizione e sul quale è improponibile cercare una soluzione etica e morale da adattare universalmente. Il film ne è una splendida, forte dimostrazione.
|
|
[+] lascia un commento a donsantos »
[ - ] lascia un commento a donsantos »
|
|
d'accordo? |
|
pipay
|
domenica 22 febbraio 2009
|
il difficile recupero della vita.
|
|
|
|
Film misurato, scandito, addirittura scolpito attorno alle figure delle due sorelle. Una storia non banale, che scandaglia con sensibilità ed efficacia nell'animo e nella psicologia femminile. Recuperare la vita; riportare se stessi in seno alla famiglia, alla società, ai compromessi e alle convenzioni, non è facile dopo aver trascorso 15 anni in prigione. Ma Jiuliette, che ha commesso un orrendo delitto, non è né violenta né pericolosa. Tutto si spiega alla fine del film. Film che tocca un argomento di scottante attualità: quello dell'eutanasia. La storia coinvolge e non si può restare indifferenti dinanzi al dramma di una donna che ha voluto pagare il suo errore e con dolore e con dignità non va in cerca di facili assoluzioni.
[+]
Film misurato, scandito, addirittura scolpito attorno alle figure delle due sorelle. Una storia non banale, che scandaglia con sensibilità ed efficacia nell'animo e nella psicologia femminile. Recuperare la vita; riportare se stessi in seno alla famiglia, alla società, ai compromessi e alle convenzioni, non è facile dopo aver trascorso 15 anni in prigione. Ma Jiuliette, che ha commesso un orrendo delitto, non è né violenta né pericolosa. Tutto si spiega alla fine del film. Film che tocca un argomento di scottante attualità: quello dell'eutanasia. La storia coinvolge e non si può restare indifferenti dinanzi al dramma di una donna che ha voluto pagare il suo errore e con dolore e con dignità non va in cerca di facili assoluzioni. Ottima l'interpretazione delle attrici. Il film meritava un titolo migliore. E meriterebbe qualche premio...
[-]
[+] titolo banale: peccato
(di pipay)
[ - ] titolo banale: peccato
|
|
[+] lascia un commento a pipay »
[ - ] lascia un commento a pipay »
|
|
d'accordo? |
|
luciana
|
mercoledì 4 marzo 2009
|
la storia del dramma di una madre
|
|
|
|
bellissimo, umanissimo film. Ottima la recitazione e la regia condotta senza esagerazioni,che rappresenta la quotidianità di una famiglia borghese che con coraggio, grande semplicità ed equilibrio cresce due figlie adottate, ospita il vecchio padre ammalato e amato,accetta nel proprio nucleo e vissuto equilibrato una donna che viene da 15 anni di prigione, di cui non sa nulla se non che ha ucciso il proprio bambino, ma non sa perchè. Bella la storia della reciproca fiducia che si fa strada, dell'affetto lento che nasce, del rapporto che piano piano si ristabilisce tra le due sorelle che sono tanto diverse ma unite dalla stessa storia familiare. Molto umana la rivelazione della colpa, legata a un dramma infinito che abbiamo vissuto tutti per un reale fatto accaduto recentemente Una madre c
[+]
bellissimo, umanissimo film. Ottima la recitazione e la regia condotta senza esagerazioni,che rappresenta la quotidianità di una famiglia borghese che con coraggio, grande semplicità ed equilibrio cresce due figlie adottate, ospita il vecchio padre ammalato e amato,accetta nel proprio nucleo e vissuto equilibrato una donna che viene da 15 anni di prigione, di cui non sa nulla se non che ha ucciso il proprio bambino, ma non sa perchè. Bella la storia della reciproca fiducia che si fa strada, dell'affetto lento che nasce, del rapporto che piano piano si ristabilisce tra le due sorelle che sono tanto diverse ma unite dalla stessa storia familiare. Molto umana la rivelazione della colpa, legata a un dramma infinito che abbiamo vissuto tutti per un reale fatto accaduto recentemente Una madre che per infinito amore sceglie di uccidere il figlio e di affrontare per sempre il dolore del distacco e il silenzio dsulla sua drammatica decisione
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luciana »
[ - ] lascia un commento a luciana »
|
|
d'accordo? |
|
angelo umana
|
domenica 7 marzo 2010
|
cosa è peggio che veder morire il proprio figlio?
|
|
|
|
“Il a longtemps que je t’ aime” (ti amo da tanto tempo), tradotto inopinatamente in italiano in “Ti amerò sempre” è un film francese di Philippe Claudel vibrante, intenso, che dà emozione, sono 110 minuti di un film “serio” che non possono far rimpiangere una commedia qualsiasi. E’ stato premiato al Festival di Berlino del 2008.
La protagonista, Kristin Scott-Thomas, esce di prigione dopo aver scontato una condanna a 15 anni, accusata di avere ucciso il suo bambino di 6 anni. L’ unica che può ospitarla è sua sorella (Elsa Zylberstein): si tesse così la rinascita di un rapporto tra sorelle (il “ti amo da tanto tempo” del titolo) ma anche un accenno a superare il dramma che la mamma-protagonista si porta dentro, raccontandolo, esternandolo, urlandolo quasi, finalmente.
[+]
“Il a longtemps que je t’ aime” (ti amo da tanto tempo), tradotto inopinatamente in italiano in “Ti amerò sempre” è un film francese di Philippe Claudel vibrante, intenso, che dà emozione, sono 110 minuti di un film “serio” che non possono far rimpiangere una commedia qualsiasi. E’ stato premiato al Festival di Berlino del 2008.
La protagonista, Kristin Scott-Thomas, esce di prigione dopo aver scontato una condanna a 15 anni, accusata di avere ucciso il suo bambino di 6 anni. L’ unica che può ospitarla è sua sorella (Elsa Zylberstein): si tesse così la rinascita di un rapporto tra sorelle (il “ti amo da tanto tempo” del titolo) ma anche un accenno a superare il dramma che la mamma-protagonista si porta dentro, raccontandolo, esternandolo, urlandolo quasi, finalmente. Vibrante e intenso è lo sguardo di Kristin Scott-Thomas, un viso estremamente espressivo, assorto sulla tragedia che ha con sé.
Il marito la lasciò quando fu riconosciuta la sua colpevolezza, condanna a cui lei non si oppose, contro la quale non protestò, “a che scopo? La condanna peggiore per un genitore è la morte del proprio figlio”.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a angelo umana »
[ - ] lascia un commento a angelo umana »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
venerdì 18 gennaio 2013
|
due sorelle
|
|
|
|
Nancy. Dopo 15 anni due sorelle si riuniscono a casa della minore delle due in quanto l'altra è appena uscita di prigione. Il suo reinserimento nella società sarà difficile ma la sorella con i figli e gli amici di lei cercheranno di tenerla a galla.
Il film è veramente toccante e indaga sul rapporto tra fratelli e su quanto possa essere conflittuale ma, a meno di incidenti clamorosi, solido e duraturo. Le due sorelle in questione (su cui spicca l'algida Scott Thomas) sono state divise dalla prigione ma specialmente dalla famiglia che ha fatto in modo di eliminare completamente l'esistenza di quella figlia condannata. E così l'altra ragazza è cresciuta e ha fatto carriera nell'università con questo terribile peso addosso e con la madre ormai gravemente malata.
[+]
Nancy. Dopo 15 anni due sorelle si riuniscono a casa della minore delle due in quanto l'altra è appena uscita di prigione. Il suo reinserimento nella società sarà difficile ma la sorella con i figli e gli amici di lei cercheranno di tenerla a galla.
Il film è veramente toccante e indaga sul rapporto tra fratelli e su quanto possa essere conflittuale ma, a meno di incidenti clamorosi, solido e duraturo. Le due sorelle in questione (su cui spicca l'algida Scott Thomas) sono state divise dalla prigione ma specialmente dalla famiglia che ha fatto in modo di eliminare completamente l'esistenza di quella figlia condannata. E così l'altra ragazza è cresciuta e ha fatto carriera nell'università con questo terribile peso addosso e con la madre ormai gravemente malata. Certo il film impone anche un altro genere di riflessione che allo spettatore sarà chiaro al termine del film e che tocca i più rilevanti temi etici ma che non sveleremo quì onde non rovinarne la visione. Meno male che l'arte, l'amicizia e il rispuntare di un sentimento di amore riescono a offrire una ciambella di salvataggio all'ex galeotta al contrario di quanto accadrà al suo sorvegliante per la libertà vigilata ormai provato dalle delusioni della vita. Un film toccante e commovente che non lascia indifferente chi lo guarda e che tocca in profondità le corde del cuore.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
britannico
|
lunedì 18 ottobre 2010
|
intenso e toccante nell'intimo.
|
|
|
|
Film che ha ottimi interpreti, poche due ore per tante situazioni e i temi toccati, Juliette ci confonde nel suo dramma senza soluzione e i personaggi difficili, il capitano di polizia che sogna l'orinico e spazi aperti
e che si toglie la vita, più sofferenze e incapacità di vivere in una routine quotidiana, normalità che è anche il nulla, non c'è mai felicità piena, ritmi del quotidiano e amici multietnici che convivono senza spessore,
un film dai molti temi in una società, quella francese dove le istituzioni tentano la riabilitazione sociale dopo la detenzione, ma Juliette vive un altro dramma che solo l'amore della sorella riuscirà a curare.
[+]
Film che ha ottimi interpreti, poche due ore per tante situazioni e i temi toccati, Juliette ci confonde nel suo dramma senza soluzione e i personaggi difficili, il capitano di polizia che sogna l'orinico e spazi aperti
e che si toglie la vita, più sofferenze e incapacità di vivere in una routine quotidiana, normalità che è anche il nulla, non c'è mai felicità piena, ritmi del quotidiano e amici multietnici che convivono senza spessore,
un film dai molti temi in una società, quella francese dove le istituzioni tentano la riabilitazione sociale dopo la detenzione, ma Juliette vive un altro dramma che solo l'amore della sorella riuscirà a curare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a britannico »
[ - ] lascia un commento a britannico »
|
|
d'accordo? |
|
|