ramaja
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lunedì 23 giugno 2008
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un film noioso, lento ma stranamente "attrattivo"
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Potremmo pensare al giovane Holden ma senza voli idealistici.
é un quadro cinico e spietato della periferia americana, dove non esistono eroi ma solo perdenti.
"Questa scuola sforna perdenti" dice il protagonista alla fine del college pur ammettendo che nella sua cittadina le scuole pubbliche sono "decenti" rispetto alla media nazionale.
Il film, per una volta non punta il dito contro la "società" come madre di tutti i mali, ma contro il cittadino, incapace di trovare una ragione di essere per vivere davvero, immerso nel benessere da sempre.
Il protagonista è un personaggio negativo, in buona parte "disprezzabile" ma meglio, probabilmente dei suoi amici: fallisce ma almeno ha provato. Non è intelligente, non ha principi morali solidi, non ha uno scopo o degli ideali al di la di quelli del fumetto, ma almeno si dibatte nella melma in cui vive dove gli altri dormono placidamente.
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Potremmo pensare al giovane Holden ma senza voli idealistici.
é un quadro cinico e spietato della periferia americana, dove non esistono eroi ma solo perdenti.
"Questa scuola sforna perdenti" dice il protagonista alla fine del college pur ammettendo che nella sua cittadina le scuole pubbliche sono "decenti" rispetto alla media nazionale.
Il film, per una volta non punta il dito contro la "società" come madre di tutti i mali, ma contro il cittadino, incapace di trovare una ragione di essere per vivere davvero, immerso nel benessere da sempre.
Il protagonista è un personaggio negativo, in buona parte "disprezzabile" ma meglio, probabilmente dei suoi amici: fallisce ma almeno ha provato. Non è intelligente, non ha principi morali solidi, non ha uno scopo o degli ideali al di la di quelli del fumetto, ma almeno si dibatte nella melma in cui vive dove gli altri dormono placidamente.
Il finale non è un lieto fine anche se il protagonista credi di aver trovato la sua "ragione di essere"; è solo uno squallido quadro del futuro probabile di milioni di giovani occidentali, incapaci, appagati nei loro bisogni primari (casa, cibo, auto), di crearsi una nicchia per contribuire allo sviluppo della società
Se il nonno del protagonista era uscito da Eroe dalla guerra, il padre ne è uscito come un perdente e il figlio, privato anche della guerra è uno sbandato che si inventa ragione per "esserci".
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massimiliano di fede
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venerdì 27 giugno 2008
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un supereroe incompreso
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E' un film dalle tante sfaccettature, che mette in risalto i punti deboli della provincia americana, che vive di ricordi passati della seconda guerra mondiale e il vietnam, esaltando una civiltà che ormai è una utopia. Nel film Adam raccdonta appunto che la città in cui vive ha prodotto solo falliti e Adam sa benissimo di essere anche Lui tra quelli. Ma non ci sta, cerca di reagire e capisce, dopo aver fermato e fatto arrestare casualmente uno stupratore, che quel tipo di società andava cambiata. Ha cominciato a immedesimasi nel ruolo di giustiziere, dopo che ha cercato di coinvolgere nel suo piano gli amici di sempre. Ma non viene compreso e l'idea di fare giustizia da solo prende sempre più piede, fino a diventare una tremenda ossessione.
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E' un film dalle tante sfaccettature, che mette in risalto i punti deboli della provincia americana, che vive di ricordi passati della seconda guerra mondiale e il vietnam, esaltando una civiltà che ormai è una utopia. Nel film Adam raccdonta appunto che la città in cui vive ha prodotto solo falliti e Adam sa benissimo di essere anche Lui tra quelli. Ma non ci sta, cerca di reagire e capisce, dopo aver fermato e fatto arrestare casualmente uno stupratore, che quel tipo di società andava cambiata. Ha cominciato a immedesimasi nel ruolo di giustiziere, dopo che ha cercato di coinvolgere nel suo piano gli amici di sempre. Ma non viene compreso e l'idea di fare giustizia da solo prende sempre più piede, fino a diventare una tremenda ossessione.La frase celebre e che esprime il disagio di quel tipo di società è quando gli chiedono come stai e Lui risponde, con la stessa risposta di Mona (protagonista femminile che ha subito uno stupro) "chiedilo ai mie figli tra vent'anni". La sceneggiatura è originale, quasi a rappresentare un fumetto dark, ottima la regia, e un discreto montaggio. Gli attori protagonisti Erika Christensen e Lukas Haas, hanno fatto il loro dovere ma, più di tutti spicca Giovanni Ribisi, nella parte di Vic, uno spacciatore senza scrupoli, attaccato al denaro, un personaggio molto volgare, ben impersonato dall'attore di origine italiana. Il film è un buon film, purtroppo non da tre stelle, forse perchè si poteva dare alla storia un qualcosa in più, ma è assolutamente da vedere e da apprezzare. Massimiliano Di Fede (www.fmfilm.it)
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rick333
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lunedì 22 marzo 2010
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un "giustiziere" che tale non è
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Film questo che sembra ricalcare una trama già vista molte volte. Siamo nella solita cittadina americana di provincia dove la vita trascorre tranquillamente secondo il solito tran tran. Il protagonista ci racconta la sua vita e i rapporti con i suoi amici e fino a qui niente di che. La sua vita cambia dopo che per caso salva una ragazza da un violentatore: a partire da quel momento si sentirà in dovere di difendere il "suo" paese, almeno a parole. In realtà il film ci mostra una storia che non sboccia mai, con l'attesa di vedere il ragazzo di paese diventare un giustiziere che resta tale. Il film è costellato dai soliti stereotipi americani, vedi i riferimenti alle varie guerre, con la differenziazione tra il nonno (eroe della seconda guerra mondiale) e il padre (reduce del vietnam).
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Film questo che sembra ricalcare una trama già vista molte volte. Siamo nella solita cittadina americana di provincia dove la vita trascorre tranquillamente secondo il solito tran tran. Il protagonista ci racconta la sua vita e i rapporti con i suoi amici e fino a qui niente di che. La sua vita cambia dopo che per caso salva una ragazza da un violentatore: a partire da quel momento si sentirà in dovere di difendere il "suo" paese, almeno a parole. In realtà il film ci mostra una storia che non sboccia mai, con l'attesa di vedere il ragazzo di paese diventare un giustiziere che resta tale. Il film è costellato dai soliti stereotipi americani, vedi i riferimenti alle varie guerre, con la differenziazione tra il nonno (eroe della seconda guerra mondiale) e il padre (reduce del vietnam). E' un aspetto secondario, ma come in tanti altri casi il regista sottolinea la differenza tra quando la guerra è vinta e quando la guerra non è vinta (anche se non viene mai ammesso) proprio con la caratterizzazione differente dei reduci: il nonno abituato a raccontare le storie al nipote (con tanto di immagini di repertorio), mentre il padre silenzioso ridotto su una sedia a dondolo (senza nessuna immagine del vietnam, ma con un riferimento ai "musi gialli" che non poteva mancare). Vi è poi un altro stereotipo, questa volta riguardo agli stranieri, considerati e soprattutto rappresentati cercando di sottolineare la loro differenza in negativo rispetto agli americani: stavolta ad essere presi di mira sono gli israeliani.
Accanto a tutto questo vi è la visione di una gioventù e non solo completamente indifferente, interessata solo a drogarsi e a divertirsi, secondo me troppo accentuata dal regista per sottolineare le differenze tra quella e gli unici due che sembrano avere una moralità, la ragazza violentata e il nostro "eroe".
La storia va avanti stancamente senza nessun colpo di scena e si trascina fino al finale, che risulta essere un tentativo malriuscito di dare un significato al personaggio principale. A trarre in inganno sicuramente è la traduzione del titolo in italiano, "giustiziere senza legge", mentre assai più indovinato risulta essere l'originale "giardiniere dell'eden".
Per quanto riguarda il cast concordo nel dire che la migliore interpretazione è quella di Giovanni Ribisi.
Nel complesso un film che risulta noioso e soprattutto una storia che non riesce a svilupparsi completamente. Forse il regista non voleva ricalcare la solita trama di film come i vari "giustiziere della notte", ma il risultato finale è deludente.
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saracomesara
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giovedì 9 aprile 2009
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riflessioni
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Un film che colpisce; sembra che sia quello che si vuole raggiungere. Si cerca di comunicare una certo appiattimento quotidiano che porta ad inventarsi le cose più strane. Il protagonista di fronte a suo nonno e a suo padre si sente una nullità, non ha 'combattuto una guerra'. Ma ne siamo sicuri? Durante il film si nota che ognuno di noi, se volesse, potrebbe combatterne parecchie, per 'scuotere' gli organi amministrativi, di polizia, l'opinione pubblica, senza soggiacere per forza ad uno stato di cose. Non è che il film mi sia piaciuto, quando è finito ero sollevata, però mi ha fatto riflettere... Mi ha colpito la scena in cui il protagonista cerca di spiegare all'amico che bisogna fare qualcosa, cambiare lo stato di cose e l'amico, tutto sorridente, lo invita a una festa 'piena di ragazze'.
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Un film che colpisce; sembra che sia quello che si vuole raggiungere. Si cerca di comunicare una certo appiattimento quotidiano che porta ad inventarsi le cose più strane. Il protagonista di fronte a suo nonno e a suo padre si sente una nullità, non ha 'combattuto una guerra'. Ma ne siamo sicuri? Durante il film si nota che ognuno di noi, se volesse, potrebbe combatterne parecchie, per 'scuotere' gli organi amministrativi, di polizia, l'opinione pubblica, senza soggiacere per forza ad uno stato di cose. Non è che il film mi sia piaciuto, quando è finito ero sollevata, però mi ha fatto riflettere... Mi ha colpito la scena in cui il protagonista cerca di spiegare all'amico che bisogna fare qualcosa, cambiare lo stato di cose e l'amico, tutto sorridente, lo invita a una festa 'piena di ragazze'. Succede anche qui, nel quotidiano, pochi impegnati attivamente, nelle liste civiche o altro, e il resto delle persone che rimangono indifferenti.
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