gulliver
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martedì 10 luglio 2007
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notevole
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Questo film non ha meritato l'attenzione che meritava. E' un tentativo, coraggioso, di sdoganare per il cinema l'opera, e scusate se è poco. Il tentativo non è stato apprezzato dai "progressisti", perché se mancano "trasgressioni" e concessioni al cattivo gusto o al citazionismo tarantiniano, non viene notato. E per quanto riguarda i puritani, non hanno tenuto in debito conto l'importanza dello scopo prefisso, ma si sono soffermati su una sterile polemica sui dettagli.
Anzitutto, non è assolutamente vero che si svolge nella prima guerra mondiale: ci sono dei personaggi vestiti come dei soldati del tempo, ci sono le trincee, ma non c'è una immedesimazione vera con la storia (chi diavolo aveva le uniformi rosse nella prima guerra mondiale? si svolgeva per caso in un prato?) che vuole dare l'idea di un conflitto eterno, uno scontro frontale, che si vuole eliminare una volta per tutte.
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Questo film non ha meritato l'attenzione che meritava. E' un tentativo, coraggioso, di sdoganare per il cinema l'opera, e scusate se è poco. Il tentativo non è stato apprezzato dai "progressisti", perché se mancano "trasgressioni" e concessioni al cattivo gusto o al citazionismo tarantiniano, non viene notato. E per quanto riguarda i puritani, non hanno tenuto in debito conto l'importanza dello scopo prefisso, ma si sono soffermati su una sterile polemica sui dettagli.
Anzitutto, non è assolutamente vero che si svolge nella prima guerra mondiale: ci sono dei personaggi vestiti come dei soldati del tempo, ci sono le trincee, ma non c'è una immedesimazione vera con la storia (chi diavolo aveva le uniformi rosse nella prima guerra mondiale? si svolgeva per caso in un prato?) che vuole dare l'idea di un conflitto eterno, uno scontro frontale, che si vuole eliminare una volta per tutte.
Gli attori-cantanti sono molto bravi, e ben diretti; resta però un desiderio inappagato, e cioè la sensazione di vastità che il messaggio mozartiano suscita e che una ambientazione che certa di contestualizzare l'idea del conflitto, seppure in parte, finisce col frustrare. In pratica il film è vittima di sè stesso. Ad ogni modo il tentativo è buono, e fa ben sperare per l'avvenire (come sarebbe stato ambientato nella giusta atmosfera voluta da Schikaneder?)
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satta roberto
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martedì 7 agosto 2007
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da venezia 2006 esce ora nelle sale..........
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Partiamo da due concetti:primo non e' un film per le masse che amano le scurrilita' varie e i vari nudi di tette e culetti rifatti;secondo se volevano castigarlo con un uscita in Agosto ci sono riusciti.E' un film che ha un grando'dio' il divino Wolfi sepellito in una fossa comune del quale non si puo' andare a visitare la tomba.Premesso che l'opera teatrale e molto 'pallosa'lo dico da appassionato di opera lirica trentennale la trasposizione al cinema per fare come ha fatto Dante renderla 'volgare'accessibile a piu'persone e' un po forzata ,vi e' molta fiaba,vi e' la guerra stupendamente descritta con delle scene da oscar ,vi sono gli ideali di pace e di conseguente prosperita',stupenda la scena del campo di battaglia che diventa fertile e verde i nomi del libretti lirico PappagenoPappagena Pamino etc in tempi in cui abbiamo i nomi copiati da 'Dallas'fanno un po'sorridere manca una cosa che a Mozart non difettava la gioia e l'ammirazione per l'altro sesso scrisse tredici sonate per pianoforte dedicate alle 'tette' di 'costanze'sua moglie .
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Partiamo da due concetti:primo non e' un film per le masse che amano le scurrilita' varie e i vari nudi di tette e culetti rifatti;secondo se volevano castigarlo con un uscita in Agosto ci sono riusciti.E' un film che ha un grando'dio' il divino Wolfi sepellito in una fossa comune del quale non si puo' andare a visitare la tomba.Premesso che l'opera teatrale e molto 'pallosa'lo dico da appassionato di opera lirica trentennale la trasposizione al cinema per fare come ha fatto Dante renderla 'volgare'accessibile a piu'persone e' un po forzata ,vi e' molta fiaba,vi e' la guerra stupendamente descritta con delle scene da oscar ,vi sono gli ideali di pace e di conseguente prosperita',stupenda la scena del campo di battaglia che diventa fertile e verde i nomi del libretti lirico PappagenoPappagena Pamino etc in tempi in cui abbiamo i nomi copiati da 'Dallas'fanno un po'sorridere manca una cosa che a Mozart non difettava la gioia e l'ammirazione per l'altro sesso scrisse tredici sonate per pianoforte dedicate alle 'tette' di 'costanze'sua moglie .Vi e' una guerra di favola i soldati sembrano soldatini di ferro grandi i fucili sarebbero stati belli quelli che usavamo noi da bambini ad aria compressa con tappino di sugero legato alla canna guerra'favolosa'ma non cruenta anche il presunto ospedale con i feriti che soffrono poco ma sono in 'estasi 'religiosa per affrontare la morte e il grande cattivo pare padre Pio da Petralcina che benedicendo da' conforto.Mozart era massone religioso forse alla fine quando compose la sua 'divina comedia'il Requiem'composizione molto bella e toccante.
La pace la musica come strumento di pace la musica che giganteggia le parole stupende il il libretto da leggere come un libro concetti molto alti la gente molte dentiere giivani zero tre turisti indiani che riparavano dal caldo(cosa cazzo avranno capito dopo due ore e passa?)Povero mozart che fine estiva...........
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rudy gonzo
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martedì 3 luglio 2007
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un pasticcio incloncluldente
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Penso di far parte di quella fetta di pubblico che un'operazione del genere possa scontentare nel peggior modo: un cinefilo melomane! Una creatura emersa dai peggiori incubi di chi pianifichi di portare al cinema un'opera lirica, e che farebbe meglio - la creatura - a restarsene a casa. Come in questo caso.
Sento Branagh dire che vuole dare un messaggio di pace e di fratellanza attraverso il Flauto Magico, messaggi che in parte sono contenuti nell'opera, ma che attraverso la sua rilettura si configurano come uno stravolgimento e una banalizzazione tale da far pensare che il nostro non abbia capito il lavoro di Mozart in primis e che abbia, in ultimo, la profondità poetica di una canzonetta estiva.
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Penso di far parte di quella fetta di pubblico che un'operazione del genere possa scontentare nel peggior modo: un cinefilo melomane! Una creatura emersa dai peggiori incubi di chi pianifichi di portare al cinema un'opera lirica, e che farebbe meglio - la creatura - a restarsene a casa. Come in questo caso.
Sento Branagh dire che vuole dare un messaggio di pace e di fratellanza attraverso il Flauto Magico, messaggi che in parte sono contenuti nell'opera, ma che attraverso la sua rilettura si configurano come uno stravolgimento e una banalizzazione tale da far pensare che il nostro non abbia capito il lavoro di Mozart in primis e che abbia, in ultimo, la profondità poetica di una canzonetta estiva...
Perchè prendere un lavoro finito, compiuto e consolidato, di un grande artista e piegarlo al proprio intento per cercare di fargli dire qualcosa di molto più ovvio di quanto esso contenga in origine? Chiaro: per farsi belli col lavoro altrui... E per un regista che pensa di essere un autore avendo fatto propria l'idea, vecchia come il '900, di trasporre Shakespeare ovunque tranne che dove detto dal medesimo William, è una cosa che va da sè.
Il Flauto magico (quello di Mozart) gode di una fama certo meritata, ma altrettanto certo filtrata e stravolta dalla popolarità di alcuni suoi passaggi (tra tutte la seconda aria della Regina della Notte), che hanno teso a farlo credere quello che non è: una fiaba accompagnata da molta bella musica. Mentre invece è un racconto fantastico, infarcito di simboli, richiami esoterici, mistica massonica e idealismo illuminista, il tutto attraverso la forma del teatro popolare della Vienna del 1791, che voleva le opere come alternanza di teatro recitato e cantato.
Allora: perchè ambientare in un'epoca storica precisa un racconto fantastico senza inventare una maniera plausibile per adattare l'elemento irreale e magico a questa visione? Semplice, basta non avere idee, o meglio, basta essere convinti che la trasposizione sia la risposta a qualsiasi domanda, senza capire che, al contrario, è l'origine di altre mille domande, sulle quali, ovvio, si glissa.
E veniamo alla regia vera e propria, altro tasto dolente, coacervo di banalità e déjà vu, che prova a cercare una chiave visionaria finendo nel pasticcio senza meta, fatto salvo il virtuosismo del piano sequenza iniziale. E che invece di far tesoro della messa in scena in studio, dichiarandone l'espressiva falsità (ricordate la bellezza del Barone di Munchausen di Gilliam?), aggiungendo quindi un piano di lettura all'operazione, ne ignora i limiti cercando la realtà con una fotografia e una luce inadeguati, tra le più brutte viste ultimamente.
Se a spingere un artista sono la vanità e il talento, quando quest'ultimo resta a casa...
Se l'operazione deve essere, poi, quella di avvicinare all'opera il pubblico cinematografico, niente di più sbagliato: quello che si può ottenere è di portare al cinema qualche (normalmente esigentissimo) appassionato d'opera, e farlo tornare a casa con l'amaro in bocca.
Insomma: chi già conosce il Flauto Magico si trova di fronte a qualcos'altro, chi non lo conosce, se ne farà un'idea sbagliata.
Bella e degna di ben altro supporto visivo, la parte musicale (parlo dell'interpretazione, ovviamente), con cantanti-attori bravi e in parte e un'ottima direzione.
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