spalla
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lunedì 1 giugno 2009
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ottimo thriller splendidamente interpretato
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Il primo film che ha portato sullo schermo Hannibal Lecter (anche se con un ruolo un po' secondario) è decisamente ottimo. La vicenda è decisamente accattivante e pone al confronto un sagace ed acuto agente contro un killer psicopatico più subdolo e inarrestabile che mai. Forse questo tema non sarà il massimo dell'originalità, ma non era mai stato trattato così bene prima. Ma il maggior pregio del film sono forse gli interpreti, praticamente perfetti. Ne risulta un thriller psicolocico cupo, violento, movimentato, che vi lascerà col fiato sospeso fino alla fine. A mio parere questo film ha ben poco da invidiare ai successivi della serie di Hannibal Lecter.
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davide chiappetta
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giovedì 16 febbraio 2012
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superlativo
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Capolavoro. Un thriller tecnicamente superlativo, fotografato in maniera incredibile ed accompagnato da musiche ambient in anticipo sulle mode. Scenografie in puro stile Mann ed una poetica dell'immagine qui al suo apice, accompagnata da una tensione psicologica ben supportata dalle interpretazioni dell'ottimo cast. Joan Allen è come al solito bravissima anche se in seguito poco usata, convince molto anche lo spento ma nervoso Petersen (qui è in "Vivere e morire a Los Angeles" è perfetto) ma è Noonan nel ruolo del killer tormentato a rubare la scena (vedere lui con gli occhiali scuri dentro una stanza blu, o che che guarda la ragazza cieca accarezzare una tigre addormentata è pura poesia cinematografica).
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Capolavoro. Un thriller tecnicamente superlativo, fotografato in maniera incredibile ed accompagnato da musiche ambient in anticipo sulle mode. Scenografie in puro stile Mann ed una poetica dell'immagine qui al suo apice, accompagnata da una tensione psicologica ben supportata dalle interpretazioni dell'ottimo cast. Joan Allen è come al solito bravissima anche se in seguito poco usata, convince molto anche lo spento ma nervoso Petersen (qui è in "Vivere e morire a Los Angeles" è perfetto) ma è Noonan nel ruolo del killer tormentato a rubare la scena (vedere lui con gli occhiali scuri dentro una stanza blu, o che che guarda la ragazza cieca accarezzare una tigre addormentata è pura poesia cinematografica). Un film il cui cuore è il tema del vedere ed essere visti, all'epoca una novità, ma che ci poteva riuscire solo un regista che aveva sperimentato con molto successo sul suono e sull'immagine e sugli ambienti netti e spogli, vedi "Miami Vice". Il miglior film del grande regista assieme al bellissimo e notturno "Strade violente", al confronto il film ruffiano e scontato del cormaniano regista ironico Demme è un operetta per educante, e diciamocelo sta invecchiando male. In questo straordinario film vi è mostrato pochissimo sangue, esso è relegato tutto al magnifico finale che ricorda il gia citato "Strade violente", anche li un finale perfetto lavorato su musica e immagine; la canzone "In a Gadda da Vida" al ritmo della sparatoria finale è una delle più incredibili scene cinematografiche mai viste da far impallidire tutti i registi a partire da Griffith e von Stroheim arrivando a Lynch Scorsese e Kitano. Non amato da coloro che sono assuefatti agli horror hollywoodiani o alla violenza televisiva, ai Reality Show, o alla solita gabbia narrativa stra-abusata. Chi dice che è un film irrisolto fa solo ridere, perchè si potrebbe lo stesso dire di Shining, che è un capolavoro antinarrativo per eccellenza (Kubrick scollava la storia per mostrare "altro", lo stesso faceva Mann sperimentale prima maniera, da grandi e unici artisti che come pittori evocano ma non mostrano, al contrario per dirla tutta e breve Demme mirava solo a colpire ai nervi dello spettatore). Un film da vedere e rivedere, da sentire e da risentire.
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gianleo67
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martedì 11 settembre 2012
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con gli occhi del drago
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Ex agente FBI, specializzato profiler di killer seriali, viene richiamato in servizio per sventare la strage annunciata, nella successiva notte di plenilunio, da uno psicopatico omicida che ha appena massacrato un'intera famiglia. In suo soccorso viene anche chiamato in causa un pericoloso psichiatra-cannibale, detenuto in un carcere di massima sicurezza. Thriller poliziesco di impeccabile sincronismo narrativo attraversato da una sotterranea e cupa ossessività, in perfetto equilibrio tra l'iperdinamismo del cinema d'azione di quegli anni (pensiamo a Vivere e morire a L.A. di W.Friedkin) e le tetre suggestioni noir dei polizieschi che verranno (Seven e Zodiac di D.
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Ex agente FBI, specializzato profiler di killer seriali, viene richiamato in servizio per sventare la strage annunciata, nella successiva notte di plenilunio, da uno psicopatico omicida che ha appena massacrato un'intera famiglia. In suo soccorso viene anche chiamato in causa un pericoloso psichiatra-cannibale, detenuto in un carcere di massima sicurezza. Thriller poliziesco di impeccabile sincronismo narrativo attraversato da una sotterranea e cupa ossessività, in perfetto equilibrio tra l'iperdinamismo del cinema d'azione di quegli anni (pensiamo a Vivere e morire a L.A. di W.Friedkin) e le tetre suggestioni noir dei polizieschi che verranno (Seven e Zodiac di D.Fincher). L'accuratezza della messa in scena consente lo sviluppo di un meccanismo perfetto che scandisce l'inesorabile conto alla rovescia verso il tragico ed ineluttabile rendez-vois finale con l'assassino (Ispettore Callaghan: il caso "Scorpio" è tuo!! di Don Siegel), ma anche verso la definitiva resa dei conti con le proprie ossessioni personali. Visivamente affascinante elabora, con acume ed eleganza, una suggestiva teoria dell'immaggine (o meglio della percezione) come cifra fondamentale per interpretare non solo le relazioni tra i fatti narrati (e della narrazione in sè) ma soprattutto la ridondanza dei processi psichici che li hanno prodotti: un viaggio conturbante e oscuro nei meandri della psiche. Sottolineata dalla splendida fotografia di Dante Spinotti, si dipinge un quadro di ambivalenza emotiva dove alla dimensione rasserenata e familiare (quasi onirica) della vita domestica del 'guerriero' Petersen (un cromatismo virato verso l'azzurro dell'oceano) si accosta quella concitata e angosciata delle scene d'azione. Cacciatore (quasi) solitario di uno sfuggente uomo-chimera alla ricerca di una sanguinaria affermazione della propria identità sociale e sessuale (un ambiguo e inquietante Tom Noonan: Drago Rosso dal labbro leporino) è un convincente William Petersen, bravo e dinoccolato cowboy dal pronunciato varismo e dallo sguardo smeraldino e rassicurante del buon padre di famiglia, forse poco adatto a rappresentare i rovelli interiori della psiche scossa del suo intrepido protagonista.Bravi e funzionali anche il poliziotto pragmatico di Dennis Farina e il perverso e astuto dottor Lektor (non Lecter) di Brian Cox. Rifatto nel 2002 con 'Red Dragon' di Brett Ratner, tambureggiante colonna sonora di Michel Rubini. Avvincente.
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tarantinofan96
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domenica 26 luglio 2015
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un capolavoro
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Il thriller poliziesco definitivo, quello da cui ogni film dello stesso genere dovrebbe prendere ispirazione, non tanto per la costruzione della trama (che passa in secondo piano) quanto più per lo stile tecnico.
Manhunter è un film che vive di fotografia, di ambientazione e della lentezza con cui la macchina da presa si muove, mettendo in evidenza ogni stato d’animo dei protagonisti e giocando su una regia definita nei minimi dettagli; non c’è un’inquadratura di troppo e anche il particolare meno rilevante è studiato alla perfezione.
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Il thriller poliziesco definitivo, quello da cui ogni film dello stesso genere dovrebbe prendere ispirazione, non tanto per la costruzione della trama (che passa in secondo piano) quanto più per lo stile tecnico.
Manhunter è un film che vive di fotografia, di ambientazione e della lentezza con cui la macchina da presa si muove, mettendo in evidenza ogni stato d’animo dei protagonisti e giocando su una regia definita nei minimi dettagli; non c’è un’inquadratura di troppo e anche il particolare meno rilevante è studiato alla perfezione.
E’ anche il primo film in cui compare la figura di Hannibal Lecter (qui cambiato in Lecktor) interpretato da un Brian Cox già convincente nel riuscire a dare spessore ad un personaggio secondario tanto da farlo diventare primario, nonostante si veda per pochi minuti sullo schermo.
Manhunter è un capolavoro, un film che definisce perfettamente il rapporto tra detective e serial killer e, nonostante il miglior Hannibal Lecter rimanga Hopkins, rimane inevitabilmente il miglior film in cui è presente la figura del dottore cannibale.
Superiore anche a ‘Il silenzio degli innocenti’.
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